Anbamed, notizie dal Sud Est del Mediterraneo

(testata giornalistica. Direttore responsabile: Federico Pedrocchi)

13 settembre 2022.

Rassegna anno III/n. 251

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Per ascoltare l’audio:                                                          

Le vignette sono QUI

Sono passati 201 giorni di guerra russa in Ucraina.

Alaa Abdel Fattah ha iniziato lo sciopero della fame il 2 aprile, nel carcere egiziano di Wadi Natroun. In Italia dal 28 maggio è in corso un digiuno solidale a staffetta per chiedere la sua liberazione.

Oggi, martedì 13 settembre, digiuna Valentina Tiziani.

Appello della redazione di Anbamed ai lettori ed ascoltatori di aderire alla staffetta solidale di sciopero della fame per un giorno.

Per maggiori info: http://www.invisiblearabs.com

Lo scorso 30 giugno, Anbamed ha spento la seconda candelina. Due anni fa è iniziata questa maratona dell’informazione quotidiana sul Grande Vicino Oriente. Puntuale, completa e senza interruzioni. Agli abbonati del 2022 andranno due quadri donati da Silvia Lotti e Giuseppe Di Giacinto.

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I titoli

Migranti: Crimine di omissione di soccorso. Sei profughi siriani morti di stenti su una nave proveniente dalla Turchia.  

Iraq: L’esercito turco ha attaccato nel nord del Kurdistan.

Palestina Occupata: Rinnovato per un’altra settimana l’arresto della giornalista Lama Ghousheh.

Palestina Occupata: I soldati di Tel Aviv feriscono e torturano in piazza un giovane di 16 anni. Denuncia-video di B’tselem.

Somalia: Protesta dei giornalisti contro le restrizioni governative e minacce dei jihadisti.

Giordania: la triste storia di Zaid, morto in commissariato tre giorni dopo l’arresto. Un padre combattivo sfida la polizia.

Le Notizie

Migranti

Omissione di soccorso. I profughi arrivati ieri a Pozzallo hanno raccontato che 6 di loro, tra i quali tre bambini e tre donne, sono morti di sete e fame ed i loro corpi sono stati gettati in mare. Hanno atteso in mare per 10 giorni prima che arrivassero i soccorsi, malgrado gli avvisi lanciati dalle Ong a tutte le guardie costiere, senza risposta. L’Acnur ha scritto: “Questa nuova tragedia nel Mediterraneo è inaccettabile. È necessario e urgente ripristinare un meccanismo di ricerca e soccorso tempestivo ed efficiente”. Riccardo Noury di Amnesty International Italia ha dichiarato: “Quando gli stati tolgono i propri mezzi di soccorso marittimo, criminalizzano quelli delle Ong e ignorano le richieste di aiuto, succede e risuccede esattamente questo”. I rifugiati siriani, iracheni e afghani sono partiti dalla Turchia e la loro barca ha esaurito il carburante e sono rimasti in balia delle onde per ben 10 giorni senza che nessuno presti loro soccorso, malgrado gli allarmi lanciati dalle Ong.

Alarm Phone ha comunicato a tutte le guardie costiere della presenza di un’altra barca, con a bordo 250 persone, in avaria nella zona SAR maltese. La barca era partita da un porto libanese una settimana fa e a bordo non c’è più né acqua né viveri. Alarm Phone denuncia che la Marina maltese non risponde alle loro chiamate.  

Iraq

L’esercito turco ha compiuto un’invasione del territorio iracheno, nel nord di Kurdistan, con operazione di rastrellamento nella zona di confine. Secondo un comunicato dell’esercito di Ankara sarebbero stati uccisi due combattenti del PKK. Il ministero della difesa turco ha comunicato l’uccisione di 3 soldati e il ferimento di altri 5, uno dei quali è morto successivamente al ricovero. Lo scorso luglio, un bombardamento turco su una struttura turistica a Dahuk ha causato la morte di 9 cittadini iracheni che stavano trascorrendo un periodo di vacanze. Il governo di Baghdad ha protestato, richiamando l’incaricato di affari ad Ankara e presentando una denuncia al Consiglio di Sicurezza dell’ONU, per l’approvazione di una risoluzione che metta fine all’invasione turca e imponga il ritiro delle truppe, ma dal palazzo di vetro non c’è stata nessuna misura coercitiva nei confronti della Turchia, membro della Nato.

Palestina Occupata

Il tribunale israeliano di Gerusalemme ha rinnovato l’arresto per la giornalista palestinese Lama Ghousheh per un’altra settimana. L’ingiustizia israeliana accusa Ghousheh di incitamento alla violenza per aver pubblicato un’intervista ad ex detenuti palestinesi liberati tempo addietro in uno scambio di prigionieri, difendendo il diritto del popolo palestinese a lottare contro l’occupazione con le armi. L’accanimento di Israele contro la giovane giornalista è originato dalla sua appartenenza alla comunità di Sheikh Jarrah, che lotta contro i tentativi dei coloni di appropriarsi delle case del quartiere. I reportage e le interviste di Ghousheh avevano smascherato l’inganno del sistema di occupazione israeliano a Gerusalemme Est. Lama Ghousheh è madre di due bambini piccoli e all’uscita dall’interrogatorio ha gridato, con le lacrimi agli occhi: “Voglio vedere i miei figli” (vedi).

Palestina Occupata

L’associazione israeliana B’tselem ha denunciato i metodi brutali dei soldati israeliani contro i giovani palestinesi, durante la repressione delle proteste, lo scorso mese ad Al-Khaleel. Una denuncia puntuale corredata di un video che immortala come è stato trattato un ragazzo di 16 anni, Mustafà Hassis, colpito alla gamba da un proiettile, trascinato per metri e schiacciato contro un muro, mentre gridava per il dolore lancinante. I soldati hanno impedito l’arrivo dei soccorsi della Mezzaluna palestinese. B’tselem ha denunciato anche che i soldati hanno minacciato un’attivista israeliana che stava riprendendo le scene disumane. Malgrado gli inviti dei giornalisti presenti a lasciare il ragazzo e soccorrerlo, i soldati hanno bendato gli occhi di Hassis e continuato a pestarlo con pugni e calci. (Ecco il video dell’organizzazione israeliana per i diritti umani)

Somalia

Si è tenuta a Mogadiscio una manifestazione di giornalisti per denunciare le violenze subite per mano delle autorità governative e dei terroristi jihadisti. Il gruppo terroristico Shebab è responsabile della morte di gran parte dei 50 giornalisti uccisi dopo il 2010. Nel 2021, inoltre, 34 giornalisti sono stati detenuti dalla polizia, per lunghi periodi di tempo, senza alcuna accusa. Le autorità dello stato semiautonomo del Puntland “usano metodi particolarmente repressivi ed esercitano un’enorme pressione sui media, con totale impunità di chi pone in atto gli abusi denunciati”, hanno detto i giornalisti somali, per poi aggiungere: “L’ex presidente Farmajo aveva promesso, nel 2020, una moratoria sull’arresto di giornalisti e una riforma del codice penale relativo alla legge repressiva sulla libertà dei media, ma di tutto ciò non è stato mai messo in praticai”. Secondo Reporter senza Frontiere, nella classifica delle nazioni per la libertà di stampa, la Somalia occupa il 140° posto nella lista di 180 paesi.

Giordania

Sono stati svolti ieri i funerali del giovane Zaid Dabash, 34 anni, morto la scorsa settimana in commissariato. Zaid è stato arrestato sabato 3 settembre e martedì 6 il padre ha ricevuto una telefonata che il figlio è morto. Il rapporto medico parla di morte naturale per arresto cardiaco. La famiglia si era rifiutata di svolgere subito i funerali ed ha chiesto al policlinico dell’Università di Amman di svolgere una seconda autopsia. Il responso è stato chiarissimo: “Sul corpo e sulla testa sono evidenti segni di colpi da strumenti metallici”. La Corte militare ha aperto un’inchiesta ed il re ha defenestrato il comandante della polizia di Amman. Secondo l’unità di sostegno alle vittime della repressione e delle violenze, un organismo indipendente, “Da quando il regno ha firmato la convenzione contro la tortura, la magistratura giordana non ha mai condannato un solo responsabile delle numerose atrocità denunciate. Se gli inquirenti sono gli stessi autori dei crimini, questo risultato diventa evidentemente in linea con l’anomalia”. L’attuale inchiesta infatti è stata affidata alla giustizia militare e non civile, anche grazie alla determinazione della famiglia e la diffusione della notizia sui social.

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