Anbamed, notizie dal Sud Est del Mediterraneo

(testata giornalistica. Direttore responsabile: Federico Pedrocchi)

1° febbraio 2023.

Rassegna anno IV/n. 031

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I titoli:

Palestina Occupata: La visita di Blinken a Tel Aviv e Ramallah non ha portato novità. La tensione nei territori palestinesi occupati rimane alta.

Yemen: Ucciso un capo di Al-Qaeda. Un missile lanciato da un drone ha distrutto la sua auto.

Iran: “Arrestata una cellula che pianificava attentati”. Il regime degli ayatollah tra realtà e propaganda.

Sudan: Tornano le manifestazioni di popolo a Khartoum per chiedere un governo civile.

Opec: Putin chiama Bin Salman e Tabboune per mantenere alti i pressi di gas e petrolio.

Le notizie

Palestina Occupata

L’incontro tra il segretario di Stato USA Blinken e il presidente palestinese Abbas non ha fatto nessuno passo in avanti alla situazione in Cisgiordania. Continua la politica repressiva del governo israeliano contro la popolazione e l’autorità nazionale non riprende la collaborazione in tema di sicurezza. Blinken non ha portato nessuna proposta concreta per avviare il processo negoziale verso il ritiro dell’esercito israeliano e la costituzione dello Stato palestinese. Mentre con Netanyahu ha parlato di azioni concrete (alleanza strategica contro l’Iran e difesa anche militare di Israele), sulla Palestina ha fatto promesse che si ripetono da tempo (“il presidente Biden sostiene la soluzione di due Stati”).

L’esercito di Tel Aviv ha continuato la sua politica di rastrellamenti nelle città della Cisgiordania: Nablus, Jenin e Al-Khalil, con feriti e arresti. I coloni armati hanno perversato in devastazioni e aggressioni. A sud di Nablus un gruppo ha attaccato con colpi di pistola le ambulanze mettendo a rischio la vita di malati e personale medico.

Yemen

Fonti yemenite – citate da Al-Arabyia- hanno riferito che il responsabile munizionamento di AlQaeda nella penisola Arabica (AQAP), mentre viaggiava nella sua auto, è stato colpito da un missile lanciato da un drone che si presume sia statunitense. Insieme a lui sono morti altri due jihadisti. 

Si chiamava Hassan Al-Hadrami e ricopriva il ruolo di confezionamento delle cinture esplosive e LED. Sui social sono state pubblicate le foto di quando la macchina è stata colpita e ridotta a rottame insanguinato. L’attacco è avvenuto ieri l’altro lunedì nella provincia di Maarib.

Iran

Le forze di sicurezza hanno annunciato di aver smantellato una cellula di agenti al servizio di forze straniere che stava architettando attacchi contro impianti industriali, come quelli avvenuti ad Isfahan. Sarebbero 5 le persone arrestate e altre due sono tutt’ora ricercate. Sono di nazionalità iraniana. Un comunicato criptico che probabilmente serve a dare rassicurazioni all’opinione pubblica interna.

Sul fonte della rivolta popolare contro il regime, si registrano mobilitazioni significative soltanto nel Kudistan iraniano e nel Belucistan. Nel capoluogo Zahedan si sono svolte diverse manifestazioni per protesta contro l’arresto di un imam sunnita. L’esercito ha mobilitato mille soldati, in appoggio ai pasdaran, per controllare la situazione.

Dal carcere di Evin, a Teheran, sette detenute hanno fatto uscire, tramite i loro avvocati, un appello nel quale denunciavano le torture subite e le minacce di stupro per ottenere confessioni coercitive. Uno dei metodi usati dai carcerieri è quello delle false esecuzioni.    

Sudan

Tornano in Sudan le grandi manifestazioni di protesta contro il golpe militare. La crisi economica ha rafforzato le contestazioni al regime militare e le rivendicazioni di un governo civile. Decine di migliaia di persone, con la forte partecipazione dei sindacati, hanno chiesto aumenti salariali ed una politica economica che metta fine all’inflazione galoppante. Scontri si sono avuti attorno al palazzo presidenziale, ma non ci sono state vittime. I militari e la polizia hanno usato lacrimogeni e idranti e non sono stati registrati ricorsi alle armi da guerra. L’accordo dell’8 gennaio per il passaggio dei poteri ad un governo civile è ancora sulla carta e non è stato tradotto in procedimenti concreti.

Opec

La Russia non è affatto isolata sul fronte petrolifero. Il presidente Putin ha sentito al telefono, ieri, il principe Mohammed Bin Salman e il presidente algerino Tabboune, due dei principali fornitori di energia (gas e petrolio) ai paesi dell’UE. Hanno concordato di mantenere stabili i prezzi sul mercato internazionale. La politica di imporre dei tetti al prezzo del gas russo ha dimostrato il suo fallimento. Oggi i ministri del petrolio del cartello Opec+ si riuniranno in videoconferenza per rendere questa linea operativa.  

Notizie dal mondo

Sono passati undici mesi e 8 giorni di guerra russa in Ucraina.

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