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“Tenetevela stretta la parola genocidio, ma restituiteci i nostri morti, vivi… Siamo un popolo che ama la vita e merita la vita”

La commovente lettera di una donna palestinese indirizzata alla senatrice a vita Liliana Segre.

Il testo circola dal 17 Marzo 2024 ma adesso dopo il pronunciamento dell’ex uomo di sinistra Fassino, è tornata su tutti i social. L’autrice – dicono gli account su FB, X, Instagram, ecc… – è una donna palestinese figlia di vittime della Nakba dl 1948 rifugiati in Siria. Probabilmente ha utilizzato soltanto il nome, per non ricevere una denuncia da parte del gruppo che cura gli interessi della senatrice a vita. (La Redazione di Anbamed).

La lettera aperta a Liliana Segre, di Najat donna palestinese figlia di un padre e una madre palestinesi vittime della Nakba del 1948 e rifugiati in Siria. Una lettera commovente:

“Signora Liliana Segre,

Lei è turbata perché si usa la parola “genocidio” per il massacro a Gaza, come se questa parola fosse un privilegio, un distintivo d’onore o addirittura un’esclusività.

Mi creda, noi palestinesi non vi abbiamo rubato la parola tantomeno vogliamo farlo. Semmai sono stati quelli che lei conosce bene che l’hanno cucita su misura del nostro corpo, della nostra fermezza e della nostra adesione alla nostra terra.

Vorrei dirle che non siamo contenti di questa parola, ma come può vedere anche lei, le lettere di questa parola sono intrise del nostro sangue, delle nostre lacrime e del nostro dolore! In questa parola si sente l’eco dell’esplosione delle case, degli ospedali, delle chiese, delle moschee mentre siamo condannati a sentire financo le risate dei soldati israeliani quando bombardano indiscriminatamente e poi festeggiano come se per loro fosse un gioco. Riprenda indietro la parola “genocidio”, cara Signora, a patto che ci restituisca oltre 30.000 anime.

Riprenda questa parola e ci ridia Hind, la bambina di soli 7 anni che il mondo intero ha sentito piangere in macchina per giorni, circondata dai cadaveri dei suoi familiari e dai carri armati israeliani.

La riprenda e ci ridia Yazan, 6 anni, morto per malnutrizione perché Israele blocca l’accesso degli aiuti umanitari.

La riprenda e ci ridia Mohammed, 16 anni, bruciato vivo.

La riprenda e ci ridia Mustafa, 14 anni, ucciso mentre andava a scuola!!

La riprenda e ci ridia Rami, 13 anni, che stava festeggiando il Ramadan con fuochi d’artificio.

La riprenda e ci ridia Ahmed, 8 anni, morto solo perché reclamava un sacco di farina.

La riprenda e ci ridia le membra dei nostri figli, i loro occhi, le loro braccia, le loro gambe e anche il loro spensierato sorriso.

E noi, cara Segre, promettiamo che non useremo mai più la parola “genocidio” nel nostro linguaggio. Se c’è una cosa che più di tutte vorremmo, è non dover usare questa dannata parola. Semplicemente perché siamo un popolo che ama la vita e merita la vita…”

Di Najat

1 commento

  1. SANTE PAROLE !!!…..CIÒ CHE ARRIVA DALLA MARTORIATA E TORMENTATA G4Z4 TUTTI I GIORNI ATTRAVWRSO VIDEO E FOTO È INSOPPORTABILE E DISUMANO SPECIALMENTE SAPENDO CHE È CAUSATO DA
    UNO STATO DEMOCRATICO COME DICONO !!!

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