
Ancora una volta, il nostro governo ha dimostrato una totale inadeguatezza nel suo dovere di rappresentanza e di protezione dei propri cittadini, oltre a non prendere posizione in difesa dei diritti umani.
Non ha inviato protesta formale al sequestro delle imbarcazioni e al rapimento dei volontari da parte dell’esercito israeliano, in acque internazionali.
Ma, fatto ancor più grave, non ha avuto il coraggio di condannare l’azione del governo israeliano, che ha privato la popolazione di Gaza di una preziosa risorsa medico-ospedaliera: la Conscience, la “nave della coscienza”, ammiraglia della Freedom Flotilla, aveva il compito di salvare delle vite.
Una nave lunga 68 metri, trasformata in una sorta di ospedale galleggiante, salpata dall’Italia con a bordo decine di medici, infermieri, giornalisti e attivisti, carica di medicinali, apparecchiature chirurgiche e materiale sanitario di base destinati agli ospedali di Gaza.
Ospedali ormai allo stremo, devastati dai bombardamenti e strangolati da un blocco che da anni impedisce l’ingresso anche dei più elementari strumenti di cura.
L’equipaggio della Conscience era composto da donne e uomini provenienti da diversi Paesi, uniti da una coscienza umanitaria e da un’urgenza etica: rispondere alla catastrofe sanitaria di Gaza, dove medici e infermieri vengono presi di mira, uccisi, privati di mezzi e di medicinali, costretti a operare in condizioni disumane.
La missione della Conscience rappresentava un atto di resistenza non violenta, una forma di coraggio collettivo per riaffermare il diritto alla vita, il diritto alla cura, il diritto alla dignità del popolo palestinese.
Ci hanno chiamati gli stessi medici di Gaza, in un appello che nessuna coscienza dovrebbe ignorare:
“Non ce la facciamo più. Da quasi due anni arrivano continuamente feriti gravi, ogni giorno, ogni ora.
Non abbiamo abbastanza sale operatorie né letti, perché molti ospedali sono stati bombardati.
Lavoriamo fino allo sfinimento: molti colleghi sono stati uccisi, quindi dobbiamo coprire più turni.
Non abbiamo anestetici né antidolorifici.
Operiamo e amputiamo bambini e adulti senza poterli addormentare.
La mente cede, le mani ci tremano.
Aiuto! Venite a darci il cambio, anche solo per quindici giorni.”
La Conscience era la risposta a questo grido.
Ancora una volta, è la società civile a dover colmare il vuoto delle istituzioni, a difendere i valori che la politica ha smarrito: la solidarietà, la libertà, il rispetto dei diritti umani.
E, soprattutto, a ricordare che la cura, l’aiuto, la compassione non sono atti marginali: sono la misura più autentica dell’umanità dei popoli.

