Anbamed, notizie dal Sud Est del Mediterraneo

19 gennaio 2022   

Rassegna anno III/n. 018

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I titoli

Yemen: Caccia di Abu Dhabi bombardano Sanaa.

Sudan: Sciopero generale e disobbedienza civile contro l’assassinio di 7 manifestanti.

Siria: La neve sulle tende degli sfollati nei campi di Idlib e Aleppo.

Palestina Occupata: È morto in ospedale l’attivista investito dai soldati israeliani durante una manifestazione.

Tunisia: Richieste la liberazione degli arrestati e le scuse del presidente Saied per le violenze della polizia.

Iraq: Tour del coro della chiesa San Giovanni a Mosul per un ponte di pace con le altre fedi.

Le notizie

Yemen

Decine di raids degli Emirati hanno colpito Sanaa e il fronte di Maarib. Almeno 80 i morti secondo il comunicato di Abu Dhabi. Gli Houthi sostengono che tra le vittime a Sanaa ci sono 12 civili sepolti sotto i detriti delle loro case bombardate. Una guerra insensata, dolorosa e pericolosa che rischia di incendiare la zona del Golfo. Il costo così alto in vite umane dovrebbe indurre la comunità internazionale a imporre un cessate il fuoco e negoziare una soluzione politica, ma gli interessi dei trafficanti di armi assecondano le mire di egemonia regionale di Riad e Teheran.  

Sudan

Due giorni di disobbedienza civile e sciopero generale a Khartoum e in molte altre città sudanesi. Negozi con le saracinesche abbassate, scuole chiuse, sciopero dei dipendenti pubblici e strade bloccate dalle manifestazioni e dalle barricate. La protesta è iniziata ieri e prosegue anche oggi, per denunciare l’assassinio di 7 persone, con colpi di arma da fuoco, durante le mobilitazioni di due giorni fa. I generali, messi all’angolo dalle immagini trasmesse sui social, hanno annunciato una commissione d’inchiesta. La risposta di piazza è stata quella di respingere qualsiasi foglia di fico che i militari inventano per scaricare le colpe. Negli slogan, la richiesta pressante è il ritorno dell’esercito nelle caserme e processare l’attuale vertice per i crimini compiuti. “Il popolo sudanese – ha detto un manifestante ad una TV araba – conosce la fine che ha fatto la commissione d’inchiesta sulla strage del 2019 davanti al Palazzo presidenziale, dove sono caduti centinaia di vittime. Un nulla di fatto!”.      

Siria

La neve è caduta sul nord ovest della Siria, coprendo le tende dei 1300 campi profughi delle province di Idlib e Aleppo sotto il controllo delle milizie. Le temperature sotto zero hanno reso ulteriormente drammatica la vita di almeno un milione e mezzo di sfollati. La situazione è resa critica anche a causa della scarsezza degli aiuti umanitari da parte delle organizzazioni internazionali.

Palestina Occupata

È morto in ospedale Sliman Hdaleen, l’attivista palestinese di 70 anni, investito dalle forze di occupazione israeliane due settimane fa. Si sono tenuti ieri ad Al-Khaleel (Hebron) i suoi funerali, con una partecipazione di massa di persone provenienti da tutta la Palestina storica. Hdaleen è stato l’icona della lotta pacifica palestinese contro i coloni. Tra le mani portava una bandiera palestinese e sfidava i divieti dell’esercito e le angherie dei coloni. La sua famiglia, nel 1948, è stata cacciata dalle loro terre di origine, nel Negev, e si è rifugiata nel villaggio Um al-Khair, a sud di Al-Khaleel. I terreni agricoli del villaggio sono stati confiscati dall’esercito nel 1983 per la costruzione di una colonia ebraica, mentre ai palestinesi dal 1967 è stato impedito di costruire altre case o allargare quelle esistenti. Lo scorso 5 gennaio, durante una protesta, una camionetta dell’esercito israeliano lo ha investito, causandogli un trauma cranico e diverse fratture. La famiglia sostiene che l’azione era deliberata.

Tunisia

Le organizzazioni della società civile hanno condannato la violenta repressione poliziesca avvenuta durante la manifestazione del 14 gennaio ed hanno chiesto le scuse del presidente Saied. Durante la conferenza stampa, tenuta presso la sede del sindacato dei giornalisti, è stata avanzata la richiesta di liberare tutti gli attivisti arrestati. Nel comunicato letto, gli organizzatori accusano il presidente di essere il responsabile morale della violenza usata dalla polizia, perché “il divieto di manifestare è stato una scelta politica, per impedire ai tunisini di commemorare la giornata della loro rivolta contro la dittatura”.

Iraq

Da 35 anni nella chiesta cristiana di Mosul intitolata a San Giovanni opera un coro denominato “Sole della fede”. Dopo la sconfitta di Daiesh e la ricostruzione della chiesa, anche il coro si è rinnovato con nuove energie giovanili e progetti di socializzazione per la pace nel paese, creando ponti culturali con le altre fedi. Il coro in questi giorni è impegnato in un tour in tutto l’Iraq per lanciare un messaggio di pace e fraternità.
Per ascoltare il coro.

Echi dalla Stampa araba n. 8

a cura di Francesca Martino

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