Anbamed, notizie dal Sud Est del Mediterraneo

(testata giornalistica. Direttore responsabile: Federico Pedrocchi)

29 marzo 2022. 

Rassegna anno III/n. 087

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34esimo giorno di guerra russa contro l’Ucraina. Aperto oggi in Turchia il tavolo diretto di trattative tra russi e ucraini. Zelensky insiste su un incontro con Putin, ma questi sferzantemente si nega. Attacco russo su Mikolayiv. Secondo l’ex capo della CIA, Petraeus, “stallo sanguinoso o sopravvento” (acuto il ragazzo). Oggi una telefonata tra Macron e Putin. Mosca apre all’entrata di Kiev nell’Unione Europea, ma punta ad una soluzione alla coreana.

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I titoli

Israele: Rivendicato dall’Isis l’attentato di Hudera.

Medio-Oriente: Vertice arabo-israeliano dei ministri degli esteri in funzione anti-iraniana.

Pakistan: Il Parlamento discute la mozione di sfiducia al governo.

Tunisia: Sciopero dei giornalisti del settore pubblico.  

Iraq: Costruito un muro di separazione sul confine con la Siria.

Kurdistan iracheno: arrestato un giornalista per un post offensivo nei confronti della guida spirituale sciita.

Siria: Una legge repressiva sulla diffusione di notizie false.

Afghanistan: Potranno lavorare soltanto i barbuti.

Le notizie

Israele

Il movimento terrorista fanatico Daiesh (Isis) ha rivendicato l’attentato compiuto a Hudera, a sud di Haifa, concluso con l’uccisione di due poliziotti israeliani e il ferimento di almeno altri 4. L’attacco è stato compiuto di due cittadini israeliani di origine palestinese, noti già alle forze di sicurezza per il loro tentativo in passato di partire per la Siria via Turchia, dove erano stati fermati dai servizi turchi e riconsegnati a Tel Aviv. Il premier Bennett ha espresso la sua preoccupazione per la deriva che sta prendendo la situazione interna israeliana: “Il pericolo viene dall’interno e le forze di sicurezza devono rafforzare le misure di prevenzione”. Nella riunione dei ministri degli esteri, che si è tenuta nel Negev, la condanna dell’attacco di Hudera è stata unanime. Nel vertice giordano palestinese non se n’è fatto cenno, mentre diverse organizzazioni della resistenza palestinese lo hanno definito “un atto eroico”.

medio

Medio-Oriente

Due incontri al vertice ieri in Medio Oriente. Nel deserto del Negev si è tenuta la riunione dei ministri di Israele e di 4 paesi arabi (Emirati, Bahrein, Marocco e Egitto) alla presenza di quello USA. È la prima volta di un incontro simile e il collante è l’opposizione all’Iran ed ai suoi alleati nella regione: Hezbollah libanese, Houthi yemeniti, i movimenti sciiti iracheni e la Siria. Nei discorsi pubblici la grande assente è la questione centrale, la pace in Palestina-Israele. Il ministro degli esteri del Cairo, Shokri, è stato l’unico a citare la soluzione dei due Stati. È noto che l’attuale governo israeliano, come quello che l’ha preceduto, è contrario alla nascita dello Stato di Palestina e continua la politica di confisca delle terre e la creazione di colonie ebraiche, per rendere l’occupazione militare permanente e irreversibile.

L’altro evento politico contemporaneo e parallelo è la visita di re Abdallah di Giordania a Ramallah. “Sosteniamo il diritto del popolo palestinese ad avere un suo Stato sovrano sulle sue terre occupate, con capitale Gerusalemme. La regione non potrà godere di stabilità e prosperità fino a quando non sarà realizzata questa soluzione positiva alla questione palestinese”, ha detto il sovrano hascemita all’incontro con il presidente Abbas. La visita di re Abdallah e l’assenza del suo ministro degli esteri Safady dall’incontro del Negev, segna una presa di distanze di Amman dal percorso voluto da Washington e Tel Aviv per un’alleanza in Medio Oriente contro l’Iran.    

Pakistan

Il Palamento di Islamabad inizierà giovedì la discussione per il voto di sfiducia che è stato avanzato da un gruppo di deputati dell’opposizione. La crisi economica e la fuoruscita di 20 deputati del partito di Omran Khan sono gli argomenti che hanno convinto l’opposizione a tentare la spallata al governo. Islamabad ha chiesto al Fondo Monetario Internazionale un prestito di 6 miliardi di dollari per poter far fronte al saldo del debito pubblico. Il dibattito parlamentare durerà tre giorni e si prevede la votazione il 3 aprile.

Tunisia

Il sindacato dei giornalisti ha indetto per domani, mercoledì, uno sciopero delle emittenti pubbliche radio-televisive. La protesta mira a bloccare le  interferenze dirette dei funzionari governativi sui contenuti da trasmettere. L’ente televisivo pubblico è senza un direttore incaricato, in seguito alla cacciata dei due precedenti, in meno di un anno, per decreti presidenziali. Il sindacato protesta anche per l’arresto del giornalista Khalife Qassimi, reo di aver scritto una notizia sullo smantellamento di una cellula di terroristi, senza fornire alla polizia che lo ha interrogato le sue fonti. “È in gioco la libertà di stampa”, ha detto il segretario del sindacato, Gialabi.

Il presidente del Parlamento dimissionato Ghannouchi ha convocato una seduta da remoto, in un atto di sfida al capo dello Stato, Qais Saied. All’ordine del giorno la cancellazione delle misure di emergenza diramate nel 25 luglio dello scorso anno e di tutte le misure intraprese in seguito all’assunzione di tutti i poteri nelle mani del presidente Saied. La mossa del capo del partito islamista Ennahda rischia di riportare la Tunisia alla situazione di dualismo di potere, trascinando il paese verso una deriva libica.

Iraq

L’esercito iracheno ha provveduto alla costruzione di un muro, in cemento armato, lungo i confini con la Siria. Alto 3,5 metri e lungo 10 km, questo muro dovrebbe contenere le infiltrazioni dei miliziani dell’Isis, attivi nei due paesi. La zona completata riguarda la provincia yazida di Sinjar e la regione di Ninive. Il muro sarà sorvegliato da ronde dell’esercito, per bloccare sul nascere i tentativi di infiltrazione. Secondo i rapporti dell’Intelligence, in Siria e in Iraq operano clandestinamente migliaia di affiliati alla rete terroristica.

Kurdistan iracheno

Il governo autonomo di Irbil ha arrestato il giornalista Nayef Kurdistani in seguito alla pubblicazione di un post sui social nel quale offendeva la guida spirituale sciita di Najav, Ayatollah Sistani. La misura si è resa necessaria dopo le reazioni violente dei movimenti sciiti a Baghdad, che hanno incendiato la sede del Partito Democratico del Kurdistan nella capitale. Sia il partito che il governo autonomo hanno preso le distanze dalle parole offensive del giornalista. L’Iraq vive una fase delicata della sua storia politica. A 7 mesi dalle elezioni, non è stato possibile eleggere un capo dello Stato e nominare un nuovo governo. La divisione etnico-confessionale ha reso complicato e farraginoso il percorso istituzionale e aperto la strada al potere dei clan e delle milizie, per una gestione corrotta dell’economia.

Siria

Il presidente Assad ha firmato un decreto che prevede la condanna fino a sei mesi di carcere per chi “offende il prestigio dello Stato con notizie false”. La nuova legge punisce anche “coloro che elogiano un paese nemico”. Definizioni fumose e generiche che se fossero applicate alla lettera, trasformerebbero la Siria in un grande carcere.  

Afghanistan

Nell’emirato taliban sono entrate in vigore le nuove regola per l’accesso al lavoro nel settore pubblico: senza barba la porta è chiusa. Dopo aver mandato a casa le studentesse, adesso arriva la legge sui barbuti. Il ministero della Buona Educazione Pubblica ha informato che i miliziani presidieranno gli ingressi degli uffici pubblici e manderanno a casa tutti i dipendenti senza barba. Il provvedimento prevede anche la restrizione sul vestiario. Sono ammessi soltanto le persone che indossano il vestito tradizionale afghano. Chi viene fermato per la seconda volta, in violazione di queste direttive, perderà il lavoro.

Echi dalla stampa araba n. 14

Da Al-Arabi Al-Jadeed (Il Nuovo Arabo)

Sette anni di guerra in Yemen:

una svolta decisiva per le sorti della pace.

Di Zakaria al-Kamaly

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