Anbamed, notizie dal Sud Est del Mediterraneo

(testata giornalistica. Direttore responsabile: Federico Pedrocchi)

26 aprile 2022. 

Rassegna anno III/n. 115

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61 giorni di guerra russa contro l’Ucraina. Lavrov torna a parlare del pericolo di una guerra mondiale. Nessuna tregua nel Donbass. Mosca accusa Kiev di operare una strategia occulta: colpire obiettivi in territorio russo, ma senza rivendicarli. Oggi un consiglio di guerra di 40 paesi (Nato e non), alla base Usa di Ramstein, in Germania.

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I titoli

Turchia: Condannato all’ergastolo l’imprenditore e attivista per i diritti umani Kavala.

Sudan: Si estendono al capoluogo Janina gli scontri interetnici in Darfur

Libano: Limitato bombardamento israeliano nel Libano meridionale.

Palestina Occupata: HRW chiede al governo israeliano la liberazione di un operatore umanitario palestinese in carcere da 6 anni.

Iraq: I curdi chiedono una confederazione.

Iran-Arabia Saudita: Ottimismo per i risultati dei negoziati tecnici.

Algeria: Invito al presidente Macron per dipanare le controversie sull’eredità del colonialismo.

Le notizie

Turchia

Condanna all’ergastolo per l’imprenditore Osman Kavala, accusato di aver finanziato i moti di protesta del 2013 contro il regime di Erdogan. Kavala è accusato sulla base di un teorema: l’attivismo a sostegno dei manifestanti equivale ad un tentativo di colpo di Stato. Gli avvocati hanno rilevato la mancanza di prove e denunciato l’uso politico della magistratura. Il caso Kavala è stato sottoposto all’attenzione della Corte di Giustizia europea, che aveva chiesto il suo rilascio, e ha visto campagne internazionali di solidarietà al suo fianco, ma il regime turco ha portato fino in fondo il suo disegno di criminalizzare il dissenso. Insieme a Kavala sono stati condannati altre 7 persone a 18 anni di reclusione, con l’accusa di avergli prestato assistenza e collaborazione.

Sudan

Gli scontri in Darfur occidentale si sono allargati ed hanno toccato il capoluogo Jenina. Le sparatorie sono iniziate nella località di Krinik ed hanno provocato la morte di 200 persone, l’incendio di villaggi e la fuga di circa 20 mila persone. Il regime militare ha spedito nella zona reparti delle forze di pronto intervento, una volta note con l’appellativo Janjaweed, ed accusate in passato di violenze etniche nel Darfur. Il rappresentante del’ONU per il Darfur ha chiesto alla giunta militare di Khartoum di chiarire la situazione e di mettere fine alle violenze interetniche.

Libano

L’esercito israeliano ha compiuto un bombardamento con l’artiglieria nel Libano meridionale. Lo ha comunicato il portavoce militare israeliano. Sarebbe la risposta ad un lancio di un razzo caduto nei pressi di un insediamento israeliano, nel nord Galilea. Secondo la stampa di Beirut, il bombardamento israeliano ha colpito un’area montagnosa disabitata e non ha causato né danni, né vittime. Il Libano rivendica una porzione di territorio, le fattorie di Sheba, occupate nel 1967 e dalle quali l’esercito israeliano non si è mai ritirato.

Palestina Occupata

A Gaza si è svolto un presidio davanti alla sede dell’UNRWA, l’agenzia dell’ONU per i rifugiati palestinesi, contro il ritardo nella ricostruzione delle case distrutte nell’aggressione israeliana a Gaza dello scorso anno e contro le minacce di cancellare i programmi educativi nella striscia. L’UNRWA ha ricevuto finanziamenti e donazioni internazionali, ma non ha avviato nessun’opera di ristrutturazione. Gli uffici centrali dell’organismo ONU hanno sede a Vienna, molto lontano dalle sofferenze dei potenziali assistiti.

Il sostegno alle popolazioni di Gaza è preso di mira anche dal governo israeliano. Human Rights Watch denuncia, in un suo apporto, il caso di Mohammed Halabi, direttore locale di un organismo umanitario internazionale operante nella striscia, “World Vision”. Dal 2016 è sotto arresto amministrativo, che è stato rinnovato ripetutamente ogni tre mesi. È accusato di trasferire gli aiuti umanitari a favore di Hamas, ma in tribunale non è stata presentata nessuna prova, con il pretesto del segreto di Stato. L’ultima volta nella quale è comparso pubblicamente, nel 2017, Halabi ha accusato di essere stato torturato ed ha respinto tutte le accuse. (Tutta la storia di Halabi nella denuncia di HRW).

Iraq

Si torna a parlare della riforma del sistema politico, in seguito all’impasse per l’elezione del presidente della repubblica e la formazione del nuovo governo, a 7 mesi dalle elezioni. Il presidente del Kurdistan iracheno, Masrour Barazani, ha espresso la necessità di passare al sistema confederale. Questa dichiarazione ha fatto ricordare il tentativo del 2017 di un referendum sull’Indipedenza e secessione della regione curda. Referendum che ha visto la vittoria schiacciante del sì, ma ha portato all’isolamento interno e internazionale della regione curda. Il tentativo secessionista nasce da interessi di una casta al potere ad Erbil, che ha coltivato progetti economici, nell’esportazione petrolifera, con la Turchia e rapporti privilegiati con Washington. L’attuale sistema politico iracheno è un sistema federale, con una larga autonomia per la regione curda.

Iran-Arabia Saudita

Il portavoce del ministero degli esteri di Teheran ha espresso soddisfazione per i risultati del quinto round di negoziati diretti tra il suo paese e l’Arabia Saudita. L’incontro si è tenuto a Baghdad tra due delegazioni a livello dei responsabili dei servizi di Sicurezza. Il ministro degli esteri iracheno, Fouad Hossein, ha affermato – in un’intervista – che Teheran e Riad sono sul punto di riprendere le relazioni diplomatiche. Su un totale di 12 punti all’ordine del giorno, sono stati raggiunti accordi su 10 questioni. Le relazioni diplomatiche sono state interrotte nel 2016, in seguito alle manifestazioni violente davanti all’ambasciata saudita a Teheran, che l’hanno devastata sotto gli occhi della polizia che non è intervenuta. Le proteste sono nate dopo l’esecuzione della condanna a morte di un imam sciita saudita.  

 

Algeria

Il presidente Tabboune, nel suo messaggio di auguri, ha invitato il presidente francese Macron, subito dopo la sua rielezione, a visitare l’Algeria, “per discutere le questioni contese e per migliorare i rapporti economici”. Le relazioni diplomatiche tra i due paesi sono deteriorate in seguito alle dichiarazioni del presidente Macron, pubblicate su Le Monde nel settembre 2021, nelle quali esprimeva giudizi negativi sull’elite al potere ad Algeri e metteva dubbi sull’esistenza di una nazione algerina prima del colonialismo francese. L’Algeria ha richiamato l’ambasciatore e chiuso lo spazio aereo ai voli militari francesi.

Approfondimento

    Rompiamo il silenzio sulla recente invasione turca del Kurdistan meridionale

Echi dalla stampa araba n. 14

Da Al-Arabi Al-Jadeed (Il Nuovo Arabo)

Sette anni di guerra in Yemen:

una svolta decisiva per le sorti della pace.

Di Zakaria al-Kamaly

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1 commento

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