Anbamed, notizie dal Sud Est del Mediterraneo

(testata giornalistica. Direttore responsabile: Federico Pedrocchi)

20 settembre 2022.

Rassegna anno III/n. 258

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Per ascoltare l’audio:                                                         

Le vignette sono QUI

Sono passati 208 ? giorni di guerra russa in Ucraina.

Alaa Abdel Fattah ha iniziato lo sciopero della fame il 2 aprile, nel carcere egiziano di Wadi Natroun. In Italia dal 28 maggio è in corso un digiuno solidale a staffetta per chiedere la sua liberazione.

Oggi martedì 20 settembre digiuna di nuovo Osvalda Barbin, del comitato direttivo di Amnesty International Italia. 

Appello della redazione di Anbamed ai lettori ed ascoltatori di aderire alla staffetta solidale di sciopero della fame per un giorno.

Per maggiori info: http://www.invisiblearabs.com

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I titoli

Palestina occupata: La polizia palestinese ha sparato contro i manifestanti a Nablus.

Afghanistan: Scambio di prigionieri tra Washington e taliban.

Libano: L’esercito ha disperso manifestazione davanti il Palazzo di Giustizia.

Iran: Due morti nel Kurdistan iraniano, durante le proteste contro la morte di Mahsa Amini.

Libia: Scontri a Tripoli tra milizie governative che si contendono il controllo del territorio.

Le notizie

Palestina occupata

Le pressioni di Washington e Tel Aviv hanno portato al ritorno alla collaborazione tra le forze di sicurezza dell’ANP e quelle israeliane. A reprimere le manifestazioni dei palestinesi adesso è la polizia di Ramallah. Un manifestante di 59 anni è morto, colpito da una pallottola in testa sparata non dai soldati israeliani ma dai poliziotti palestinesi. Gli scontri sono avvenuti a Nablus dopo l’arresto di due ricercati dalle forze di occupazione israeliane; arresto compiuto dalla polizia palestinese. I due arrestati fanno parte delle “Brigate Qassam”, ala militare di Hamas. Il collaborazionismo con gli occupanti non è stato gradito dalla gente comune che è scesa in piazza per protestare. È una svolta pericolosa per la causa palestinese. La frattura tra Fatah e Hamas, che ha impedito lo svolgimento delle elezioni per oltre 16 anni, ha indebolito la posizione negoziale ed emarginato la questione palestinese sulla scena internazionale.  

Afghanistan

I taleban hanno consegnato ieri agli Stati Uniti un veterano della marina sequestrato nelle loro mani da più di due anni in cambio del rilascio di un alleato chiave del capo del movimento fondamentalista. Il ministro degli Esteri Amir Khan Muttaqi lo ha annunci in una conferenza stampa: “Mark Frerichs è stato consegnato agli Stati Uniti e Haji Bashar è arrivato all’aeroporto di Kabul”, ha dichiarato. Haji Bashar è un ricco uomo d’affari finanziatore del movimento taliban fin dalla sua nascita. Nel 1994 ha fornito al mollah Omar, capo dell’emirato islamico, 350 auto con mitra installati. Dopo l’invasione USA dell’Afghanistan, nel 2001, è stato arrestato al confine con il Pakistan, ma è stato rilasciato. Nel 2005, è stato convinto da agenti statunitensi a testimoniare in un processo a New York, dove è stato arrestato con l’accusa di traffico di droga per 50 milioni di dollari. È stato condannato all’ergastolo ed è stato detenuto a Guantanamo. L’ing. Frerichs, invece, è stato sequestrato dai taliban a Khowst nel 2020, ma il movimento ha sempre negato di averlo tra le mani. Lo scorso aprile è comparso in Internet un video nel quale il rapito supplicava l’amministrazione Biden di liberarlo. Trattative segrete tra Washington e Kabul hanno portato allo scambio di prigionieri. È la prima volta che gli Stati Uniti accettano di trattare con i rapitori per la liberazione di un cittadino americano sequestrato.

Libano

L’esercito libanese è intervenuto ieri nel centro di Beirut, sparando pallottole in aria per disperdere centinaia di manifestanti radunati davanti al Palazzo di Giustizia dove sono fermati due dei protagonisti delle incursioni armate nelle banche. Nella scorsa settimana molti correntisti, nell’impossibilità di ritirare somme di denaro, sono entrati nelle filiali con pistole alla mano ed hanno preteso ed ottenuto la consegna di una parte delle somme depositate. Nella maggior parte dei casi si è scoperto poi che si trattava di pistole di plastica. La diffusione del fenomeno ha convinto il governo ad usare la forza, malgrado il consenso popolare alle azioni dei correntisti disperati. La manifestazione davanti il Palazzo di Giustizia si è sciolta senza feriti.

Iran

Due manifestanti uccisi nelle proteste a Diwandarreh, nel Kurdistan iraniano, contro la morte in carcere di una ragazza arrestata a Teheran, perché il velo non era idoneo. Altre 15 persone sono rimaste ferite. La polizia ha usato le pallottole vere per reprimere la folla. Manifestazioni si sono svolte anche a Teheran e Mashad, particolarmente all’interno dei campus universitari, per chiedere un’inchiesta trasparente sul caso della morte di Mahsa Amini. Girano sui social video nei quali i partecipanti ai cortei gridavano “Morte alla Repubblica islamica”. Centinaia di scrittori, musicisti, artisti e registi iraniani hanno condannato sui social l’uccisione della ragazza, chiedendo che i responsabili siano processati. Anche l’ex presidente Khatimi è intervenuto sul caso: “Questa oppressione deve finire e chi ha sbagliato deve pagare”.

Libia

Scontri a Tripoli tra due milizie ingaggiate e finanziate dal governo Dbaiba, per mantenere la sicurezza in città, ma che in realtà si contendono le zone di controllo per imporre pizzo e causare morte ed insicurezza per i cittadini. Per oltre due ore intense sparatorie con mitragliatrici pesanti e artiglieria hanno causato decine di feriti tra passanti e miliziani. I combattimenti sono cessati soltanto dopo l’intervento di una terza milizia, denominata “Battaglione 444”, mandata dal ministero della difesa per l’interposizione tra i belligeranti. Nella capitale libica si vive una situazione intollerabile a causa del dominio delle milizie, che fanno il bello ed il cattivo tempo, ma sono funzionali alla cricca che ha preso il potere con l’aiuto delle potenze occidentali. L’imprenditore Dbaiba, capo del governo sfiduciato, rifiuta il passaggio dei poteri al premier Basha-Agha nominato dal Parlamento, chiedendo prima lo svolgimento delle elezioni, che lui stesso aveva lavorato per sabotare lo scorso anno.

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