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Anbamed, notizie dal Sud Est del Mediterraneo

(testata giornalistica. Direttore responsabile: Federico Pedrocchi)

28 gennaio 2023.

Rassegna anno IV/n. 027

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I titoli:

Palestina Occupata: Un attentatore palestinese ha assassinato 10 israeliani a Neve Yaakov, a Gerusalemme est. È stato ucciso ad un posto di blocco.

Siria: l’OPAC accusa l’esercito governativo di aver compiuto l’attacco con bombe al cloro a Duma nel 2018.

Iraq: Una sentenza del tribunale federale rinnova la tensione tra Baghdad e Erbil.

Tunisia: Domani domenica il secondo turno delle legislative, in un clima di tensione politica senza precedenti.

Le notizie

Palestina Occupata

“Mors tua vita mea” e “Occhio per occhio e il mondo diventa cieco”, sono i due detti che riassumono le stragi di Jenin di due giorni fa e di Neve Yaakov di ieri. Un palestinese di 21 anni, Khairy Alqam, ha attaccato con un mitra un gruppo di israeliani nella colonia ebraica a nordest di Gerusalemme. 11 morti, 10 israeliani e l’attentatore, più dieci feriti, alcuni gravi. Alqam è arrivato in macchina sul luogo dell’attacco, una piazza dove c’è una sinagoga, ed ha iniziato a sparare poi è riuscito ad allontanarsi ed ha attaccato un posto di blocco, ingaggiando con i militari una sparatoria nella quale è rimasto ucciso. La polizia israeliana sostiene che l’azione è stata individuale e che Alqam non era sospettato di rapporti con organizzazioni della resistenza. È abitante del quartiere Shayyah, a Gerusalemme est occupata ed è originario del campo di Shiu’fat, a nord della città. Le forze israeliane hanno compiuto perquisizioni e rastrellamenti nelle due località ed è stato arrestato il padre dell’attentatore.

A Neve Yaakov è arrivato immediatamente il ministro Ben Gvir che è stato affrontato con grida di rabbia dai cittadini e dai parenti delle vittime, accusandolo di non aver ottemperato alle promesse elettorali. La sua risposta ai microfoni delle emittenti israeliane è stata: “Morte agli arabi”. In serata è arrivato nella colonia anche il premier Netanyahu, che poi ha convocato il gabinetto stretto dei ministri per la sicurezza. In tutta la Cisgiordania si sono avuti rastrellamenti dell’esercito di occupazione.  

Israele non intende ritirarsi dai territori palestinesi occupati, violando le risoluzioni della comunità internazionale e gli accordi firmati, Non esiste in corso nessun meccanismo per far fronte alla grave situazione di milioni di palestinesi senza una rappresentanza statale e che quotidianamente vengono privati della loro terra a favore dei coloni ebrei insediati in Cisgiordania. Dopo l’eccidio di Jenin, l’autorità nazionale palestinese, frutto degli accordi di Oslo, non aveva più la faccia di continuare a sedersi a tavolino con gli ufficiali dell’esercito di occupazione, per garantire la sicurezza dei coloni che hanno usurpato la terra dei contadini palestinesi. Per di più con un governo di Tel Aviv determinato ad annettere ad Israele una buona parte della Cisgiordania, la zona cosiddetta “C” nei famigerati accordi del 1993. Le visite dei responsabili della sicurezza degli Stati Uniti, Burns e Sullivan, non hanno portato idee nuove se non gli inviti alla calma rimasti inascoltati. La visita del Segretario di Stato Blinken,  lunedì prossimo, non promette l’avvio di soluzioni politiche, ma solo il mantenimento dello status quo.

La pace per palestinesi e israeliani è lontana.    

Siria

L’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (OPAC) ha accusato il governo di Bashar Assad di aver compiuto l’attacco al cloro che ha ucciso 43 persone a Duma nell’aprile del 2018.

“Ci sono ragionevoli motivi per credere che almeno un elicottero dell’aviazione siriana abbia sganciato due barili di gas velenoso sulla città di Duma, vicino a Damasco, durante la guerra civile”, scrivono gli investigatori.

Damasco e Russia avevano allora parlato di una messa in scena dell’opposizione che avrebbe poi consentito agli Stati Uniti di lanciare attacchi aerei in Siria insieme a Regno Unito e Francia.

Damasco nega l’uso di armi chimiche e afferma di aver consegnato le sue scorte come parte di un accordo del 2013, dopo un attacco con gas sarin a Ghuta – sobborgo meridionale di Damasco – che fece molti morti (le stime variano da 280 a 1700).

Iraq

Il Tribunale federale ha emesso una sentenza contro i trasferimenti del governo a favore della regione autonoma del Kurdistan, prima della consegna al bilancio dello Stato degli introiti dell’esportazione diretta del petrolio dai giacimenti locali via Turchia. La sentenza avrà effetti politici sul governo, perché i partiti curdi sono una forza consistente nella coalizione che sostiene l’esecutivo del premier Al-Soudani. Il contenzioso dura da molto tempo, dopo il fallimento del referendum sull’indipendenza del Kurdistan. I governi di Baghdad avevano bloccato i trasferimenti spettanti alla regione ed hanno intentato una causa presso la corte costituzionale che ha dato ragione al governo centrale: l’esportazione petrolifera è una prerogativa del governo federale. Un braccio di ferro che non promette bene.

Tunisia

Domani si terrà il secondo turno delle elezioni politiche. Un appuntamento importante per il futuro della stabilità del governo e delle istituzioni. Un’altra astensione di massa come nel primo turno toglierebbe ogni credibilità politica all’azione emergenziale del presidente Saied, che aveva dimissionato il governo e sciolto il parlamento nel luglio 2021. La tensione sociale, per le gravi condizioni economiche, è molto forte. I processi contro gli esponenti politici non facilitano la creazione di un clima di confronto sereno. Gli avvocati hanno deciso da oggi di astenersi dalle udienze nei tribunali militari per procedimenti contro civili.

L’unica forza che sta lavorando per salvare un equilibrio politico e sociale nel paese è il sindacato dei lavoratori UGTT, molte volte non ascoltato in passato. Insieme alle associazioni della società civile ha avviato un tavolo di consultazioni per “la preparazione di una proposta ragionevole atta a salvaguardare la democrazia e garantire i diritti sociali”.   

Notizie dal mondo

Sono passati undici mesi e 4 giorni di guerra russa in Ucraina.

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