Anbamed, notizie dal Sud Est del Mediterraneo

(testata giornalistica. Direttore responsabile: Federico Pedrocchi)

14 febbraio 2023.

Rassegna anno IV/n. 044

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I titoli:

Turchia: Superano i 37 mila le vittime del sisma. Altrettanti sono ancora sotto le macerie. Polemiche sull’esclusione dei profughi siriani dagli aiuti.

Siria: Cessate le ricerche di persone vive. A Damasco arrivano aiuti soltanto da paesi arabi e islamici e Cina. All’ONU un braccio di ferro sull’uso politico del disastro.

Palestina Occupata: Demolizione di case sistematica a Gerusalemme est occupata. Netanyahu legalizza 9 colonie ebraiche senza licenze in Cisgiordania.

Egitto: Torna dopo tre anni di esilio forzato l’oppositore Mamduh Hamza.

Israele: Migliaia di israeliani protestano davanti al Parlamento contro la legge governativa sulla giustizia.

Tunisia: Due giudici arrestati in relazioni ad accuse riguardanti irregolarità su casi di terrorismo e corruzione.

Arabia Saudita: La prima astronauta donna saudita andrà in orbita verso la stazione spaziale internazionale.

Le notizie

Turchia

Il numero delle vittime è salito ad oltre 37 mila. Ad otto giorni dal sisma, le speranze di ritrovare persone vive si assottigliano, ma le operazioni in diverse località continuano ed i soccorritori non si arrendono. Una donna è stata salvata ieri a Hatay. In molte altre, invece, i soccorsi sono terminati.

La macchina organizzativa del governo turco si sta concentrando sull’assistenza ai terremotati, non senza polemiche a causa dei ritardi e disorganizzazione. Le 10 province dove è stato dichiarato lo stato d’emergenza vivono 13 milioni di abitanti, tra i quali un milione e mezzo di profughi siriani. I fondi stanziati per i terremotati sono destinati soltanto ai cittadini turchi. Anche nell’assegnazione delle tende agli sfollati i profughi siriani sono esclusi.  

Siria

Dopo il terremoto, il freddo. Nel nord ovest della Siria sono finite le operazioni di ricerca di vivi sotto le macerie e si sta lavorando, con pochi mezzi, alla rimozione dei detriti per dare una sepoltura alle vittime. Molte squadre di soccorso internazionali sono ripartite. Il problema più grande è la gestione degli sfollati, in mancanza dell’arrivo degli aiuti internazionali. La gente è in mezzo alle strade, nei campi oppure nelle auto con pochi mezzi, per far fronte alla fame ed al freddo. La temperatura è scesa sotto zero e la maggior parte delle persone non hanno coperte.

Il segretario generale dell’ONU, Guterres, ha affermato che il governo siriano ha approvato l’apertura di altri due valichi di frontiera sul confine turco, per far arrivare gli aiuti ed i soccorsi. Sarebbero stati autorizzati anche i passaggi dei camion dalla linea del fronte con le milizie. Ma gli aiuti passano con il contagocce. Una debacle delle organizzazioni umanitarie internazionali. Un esempio positivo è arrivato invece dai soccorsi forniti dalla mezzaluna rossa curda, che ha fatto arrivare a Manbij oltre 50 camion di aiuti. La popolazione delle città auto-amministrate con il federalismo democratico ha raccolto aiuti e fondi per sostenere la popolazione colpita e sono riusciti a potarlo a termine, malgrado i taglieggiamenti degli ufficiali governativi e l’opposizione delle milizie, che intendevano accaparrarsi gli aiuti per rivenderli. Sciacallismo a mano armata.

Al Consiglio della sicurezza dell’ONU è in corso un braccio di ferro sulla pelle dei terremotati. USA e GB intendono presentare una proposta di risoluzione per imporre il passaggio degli aiuti sulla base del capitolo 7 (intervento armato in caso di violazione da parte del governo siriano). Si rischia la bocciatura per l’eventuale veto russo e cinese. Un uso politico sulla pelle dei terremotati. La Francia sta mediando per l’accettazione dell’accordo tra la segreteria generale e il governo di Damasco e soltanto in caso di violazioni chiedere una risoluzione apposita. Gli aiuti arrivati finora tramite gli aeroporti di Damasco e Aleppo sono soltanto da paesi arabi e islamici e dalla Cina, nessun aiuto è arrivato dai paesi di UE e USA.     

Palestina Occupata

L’Occupazione israeliana è come il terremoto: distrugge le case dei palestinesi. Un’azione sistematica con l’aggravante della discriminazione: un’Apartheid che non fornisce agli arabi palestinesi le licenze per costruire e costruisce, con fondi pubblici, migliaia di insediamenti per gli ebrei israeliani, su terre confiscate ai palestinesi. È ciò che è avvenuto ieri a tre famiglie con oltre 20 componenti, che hanno passato la notte sui detriti delle loro case, come in Siria o Turchia. I bulldozer sono arrivati con un forte presidio militare. Non sono serviti a nulla i ricorsi ai tribunali e i pagamenti delle sanzioni per le domande di condono edilizio e neanche la mobilitazione del quartiere preso di mira: Gebel Al-Mokabbar, dove il governo israeliano intende costruire una colonia ebraica, svuotandone la popolazione. Sono 7 le case demolite in questo quartiere dall’inizio dell’anno. Per reprimere il lancio di pietre, le forze israeliane hanno usato pallottole, ferendo una trentina di persone tra le quali il giornalista di Al-Jazeera, Wael Salaema.

A nord di Gerusalemme, un soldato israeliano è stato ucciso dal fuoco di un altro milite, all’interno di un autobus fermato ad un posto di blocco all’ingresso del campo di Shu’fat. La versione delle autorità di occupazione parla di un tentativo di accoltellamento. Nella sparatoria sono rimasti feriti una decina di persone compreso un bambino di 13 anni, il presunto autore dell’aggressione.     

A Nablus è stato ucciso un giovane palestinese durante un rastrellamento dell’esercito di occupazione in città.

Il governo Netanyahu ha approvato il piano per la legalizzazione di 9 colonie ebraiche israeliane costruite senza licenze urbanistiche in diverse località della Cisgiordania. Questo è l’aspetto brutale dell’Apartheid aggravata dalla sostituzione etnica. Stati Uniti stigmatizzano, ma Tel Aviv va avanti nella sua politica coloniale, con la certezza che non ci saranno mai sanzioni.

Egitto

L’attivista ing. Mamduh Hamza è tornato in Egitto dopo tre anni di esilio forzato. Nel 2020 era stato condannato a 6 mesi di reclusione per l’accusa di divulgazione di notizie false. Nei giorni scorsi il suo nome è stato cancellato dalla lista dei ricercati e sotto ordini di cattura al loro ritorno. Sul proprio account social, Hamza ha scritto: “Se questo è il nuovo atteggiamento delle autorità, nei confronti dei figli di questo paese, siamo sulla buona strada. Il mio caso non deve rimanere isolato”. Il suo avvocato Khaled Alì ha affermato che il suo assistito sarà processato davanti ad un tribunale civile e da uomo libero, per le accuse a lui rivolte. Finora questo è l’unico caso di un attivista che viene processato a piede libero per accuse simili.

Israele

Decine di migliaia di israeliani hanno partecipato ad un presidio di protesta davanti alla Knesset, mentre i deputati stavano avviando la discussione sulla proposta governativa per la modifica delle norme che regolano i lavori della Corte Suprema. La proposta del ministro della Giustizia demolisce di fatto l’indipendenza della magistratura e l’equilibrio tra i poteri esecutivo e giudiziario.

Tunisia

Proseguono gli arresti eccellenti. Dopo i politici e l’imprenditore di due giorni, sono stati arrestati ieri due giudici di peso: Akrami e Rashed. I due giudici erano stati esonerati lo scorso anno dal loro incarico per decisione del presidente Saied. L’arresto del primo sarebbe legato alle indagini sull’assassinio di Belied, avvenuto 10 anni fa; l’inchiesta è stata insabbiata proprio da Akrami. Rashed, invece, sarebbe accusato di corruzione economica in atti giudiziari.

Arabia Saudita

Rayyana Barnawi sarà la prima astronauta saudita a partecipare ad un viaggio scientifico spaziale organizzato dalla Space X, che partirà nel secondo quadrimestre dagli Stati Uniti e raggiungerà la stazione spaziale internazionale. Dell’equipe farà parte anche un altro astronauta saudita, Alì Qorni. Altri due astronauti sauditi, un uomo e una donna, parteciperanno alle esercitazioni per il viaggio, ma non faranno parte dell’equipaggio.

Notizie dal mondo

Sono passati undici mesi e 20 giorni di guerra russa in Ucraina.

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A 20 anni dalla più grande manifestazione pacifista globale della storia, 15 febbraio, a Roma, convegno “Disertare la guerra mondiale a pezzi”. Ore 16:30 Chiesa Evangelica Metodista via XX settembre Roma (Qui)

Ad un anno dall’invasione russa in Ucraina, si terrà il 26 febbraio a Roma, la manifestazione nazionale contro la guerra. (Per i dettagli e programma, clicca qui)

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