Anbamed, notizie dal Sud Est del Mediterraneo

(testata giornalistica fondata da Farid Adly.

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Rassegna anno IV/n. 240 (1127)

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I Titoli:

Libia/Editoriale: L’intrigo internazionale che ha travolto la ministra degli esteri libica è partito da Washington.  

Sudan: Il generale Burhan oggi in Egitto e prossimamente visiterà l’Arabia Saudita, per trovare una via d’uscita dalla guerra.

Siria: Bombardamento missilistico israeliano mette fuori uso l’aeroporto di Aleppo.

Iran-Iraq: Accordo per la chiusura delle sedi dei movimenti curdi iraniani in Kuridistan.

Palestina Occupata: HRW denuncia l’impunità dei soldati israeliani nelle uccisioni di minorenni palestinesi.

Le Notizie:

Libia/Editoriale

La vicenda della minestra libica Najlaa al-Mangoush ha svelato l’ipocrisia della politica internazionale del cosiddetto “Occidente”. Il governo italiano ha giocato il ruolo del maggiordomo della Casa Bianca, quello israeliano si è sparato sulle gambe, facendo saltare future trattative segrete con Riad, per la sua inaffidabilità nel mantenere i segreti; l’ipocrita governo Dbaiba e le sue milizie hanno dimostrato la loro affannosa ricerca di stare a galla, per mungere le ricchezze del popolo, senza legittimità popolare ma solo con quella del sostegno di Washington, Roma e Londra; Biden è furioso con Tel Aviv per aver perso l’occasione di far meglio del suo predecessore nell’ampliare gli accordi di Abramo, in modo di garantirsi un secondo mandato; accordi basati sull’abbandono delle sorti del popolo palestinese da parte dei servili leader arabi.

I particolari dell’incontro tra al-Mangoush e Kohen si stanno rivelando tassello dopo tassello. La versione di Tripoli è un colabrodo e non regge in nessun punto. Non è vero che l’incontro era casuale e non preparato. Ne aveva parlato Dbaiba, per ben due volte, con Meloni e Tajani a Tripoli ed a Roma, durante i suoi incontri; il premier libico aveva affrontato la questione con il direttore della CIA, William Burns, nel gennaio scorso. L’incontro è durato per ben due ore e al quale hanno partecipato il fratello del premier, Ibrahim Dbaiba, e un alto funzionario del ministero degli esteri. La delegazione libica è arrivata a Roma il giorno prima e partita il giorno dopo, senza informare l’ambasciata a Roma.

La catena delle bugie del governo corrotto ed illegittimo di Tripoli non si ferma qui. Il viaggio-fuga della ministra verso Istanbul è avvenuto per precise direttive dello stesso premier e nell’aereo speciale del governo. È stata accompagnata nell’auto diplomatica del premier fino alla scala del velivolo. Le milizie Rada che presidiano l’aeroporto di Mietiga hanno raccontato frottole, dichiarando che la ministra non ha lasciato la Libia ed è nella lista delle persone con divieto di espatrio. Hanno mentito sapendo di mentire. L’intento di tutta questa ciurma di criminali è quella dii mantenere in vigore il flusso di denaro degli ingaggi governativi, servendo i signori di turno.

Un funzionario del ministero degli esteri libico ha assicurato ad Anbamed che il premier non era solo informato, ma è stato lui stesso a dare le direttive alla sua ministra di svolgere il compito, per ottenere il beneplacito delle cancellerie occidentali a rimanere a galla, rinviando alle calende greche le elezioni.

Adesso che Tripoli brucia, lui sta in silenzio in attesa che la tempesta passi, ma sembra che le cose non stiano andando in questa direzione. L’opinione pubblica libica e le rivalità tra le varie correnti del potere non gli perdoneranno questo passo falso. Il suo aereo personale è stato respinto a Misurata, sua città di origine, ed ha dovuto far ritorno all’aeroporto della capitale. In tutte le città libiche proseguono le manifestazioni e prese di posizione contro la sua azzardata mossa. Il tentativo di far cadere tutte le responsabilità sull’incauta ministra non è passato. Lei da Istanbul è volata a Londra e da lì, con più libertà di azione potrà raccontare i retroscena di tutto l’intrigo internazionale.

La Palestina e Gerusalemme sono nel cuore degli arabi e dei musulmani; finché non saranno garantiti i diritti del popolo palestinese ad una vita dignitosa e uno stato indipendente e sovrano non ci sarà nessuna vera normalizzazione. Dagli accordi di Camp David tra Sadat e Begin sono passati 46 anni, quasi mezzo secolo, ma la politica israeliana non ha fatto breccia nei cuori degli egiziani. Tel Aviv se vuole la pace la deve fare con i palestinesi, ritirandosi dai territori che ha occupato con la forza delle armi. Con Emirati Arabi, Bahrein, Marocco e Sudan (i paesi degli accordi di Abramo) non è pace ma solo affari, perché nessuno di questi paesi era mai entrato in guerra con Israele.      

Sudan

Nel suo primo discorso pubblico da Port Sudan, il generale Burhan ha respinto qualsiasi accordo con le milizie che lui ha definito “traditrici”. Ha anche spiegato che la sua uscita da Khartoum non è avvenuta con un accordo con le milizie, per avviare trattative, ma per esigenze organizzative e politiche. Oggi, Burhan si incontrerà pubblicamente con il presidente Al-Sissi in al-Alamein e poi si recherà in Arabia Saudita.

Malgrado le smentite di Burhan di un possibile accordo con le milizie di Hamidati, suo ex alleato e compagno di avventure militari, questa missione all’estero ha sicuramente l’intento di arrivare ad una soluzione negoziale. La guerra non sembra concludersi con la vittoria di una delle parti, sia per l’equilibrio di potenza di fuoco tra esercito e milizie sia per i continui afflussi di armamenti dall’estero. Le missioni di Burhan nei due paesi arabi, di fatto suoi sostenitori, Egitto e Arabia Saudita, daranno le indicazioni su come volgerà il futuro del martoriato Sudan.

Siria

Un bombardamento missilistico israeliano ha meso fuori servizio l’aeroporto di Aleppo. Secondo il ministero della difesa di Damasco, i missili aria-terra sono stati lanciati da caccia nello spazio aereo libanese. È la seconda volta in pochi mesi che gli attacchi missilistici israeliani mettono fuori servizio lo scalo aereo di Aleppo.  

Nella provincia di Idlib, i caccia russi hanno bombardato le basi delle milizie qaediste di Tahrir Sham. È da una settimana che i caccia russi e l’artiglieria governativa bombardano la zona occidentale della provincia, in seguito agli attacchi dei jihadisti che avevano colpito con droni e missili la provincia di Lathiqia, sotto il controllo governativo e dove ha sede il comando militare russo in Siria.

Nel nord est, sotto l’amministrazione autonoma curda, i miliziani di Daiesh hanno compiuto una fuga in massa dal carcere di Ghueiran a Hasaka. Le unità curde hanno imposto il coprifuoco in città e chiesto alla popolazione di stare in casa. Ronde stanno inseguendo i fuggiaschi. Non sono state fornite informazioni dettagliati sull’operazione. Nel gennaio del 2022, un gruppo armato aveva attaccato il carcere per permettere la fuga in massa. Nella battaglia che ne è seguita, durata diversi giorni con anche l’intervento dell’aviazione statunitense, sono morti 347 miliziani e almeno 140 combattenti curdi.  

Iran-Iraq

Il ministero degli esteri iraniano ha comunicato di aver raggiunto un accordo con il governo iracheno e quello autonomo del Kurdistan per la chiusura delle sedi e dei centri di addestramento dei movimenti curdi iraniani. Secondo il portavoce di Teheran, i militanti curdi saranno disarmati e trasferiti in altre località lontane dal confine tra i due paesi. Il comunicato segna una data ultima per la conclusione di queste operazioni: il 19 settembre. “Se entro tale data non sarà data applicazione all’accordo, interverremo militarmente per mettere fine alle minacce”, conclude il comunicato di Teheran.

Palestina Occupata

L’esercito israeliano continua la sua politica di rastrellamento nelle città della Cisgiordania e di colonizzazione delle terre palestinesi. Ieri, di nuovo, Jenin e Nablus sono state teatro di incursioni delle truppe di Tel Aviv. Duri scontri sono avvenuti con i giovani che hanno lanciato pietre e molotov contro i tank dei soldati. Sono stati tratti in arresto, secondo fonti palestinesi, almeno 20 giovani.

Un rapporto di HRW denuncia l’escalation israeliana contro i giovani palesitnesi e in particolare contro i minorenni. Nell’anno 2022 è stato registrato il record degli ultimi 15 anni e nei primi mesi del 2023 il numero delle vittime minorenni ha superato quello dell’intero anno precedente: 34 minorenni palestinesi uccisi dalle pallottole di guerra dei soldati israeliani. La maggior parte dei ragazzi sono stati colpiti alla testa e al torace, segno che chi ha sparato voleva uccidere. Tutti i casi sono avvenuti durante la repressione di manifestazioni e non in scontri armati. Dal 2021, l’esercito israeliano è stato autorizzato dal governo di Tel Aviv a sparare contro i manifestanti in fuga. Una criminale impunità.

Notizie dal mondo

Sono passati 18 mesi e 4 giorni dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina. Nella notte bombardata Zaporizhzhia, sede della più grande centrale nucleare in Europa. Il delirio di Kiev: “Il papa dà voce alla propaganda russa”.

In Niger, la Francia scalda i motori dei caccia in Ciad. Macron rischia tutto.

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1 commento

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