Anbamed, notizie dal Sud Est del Mediterraneo

(testata giornalistica online fondata da Farid Adly.

Direttore responsabile Federico Pedrocchi)

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Rassegna anno IV/n. 279 (1166) Edizione speciale

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Edizione speciale:

Palestina Occupata-Israele

Aggiornamento alle 23:00

Secondo The Times of Israel, il numero degli israeliani uccisi nell’attacco di Hamas è salito a 250 e i feriti sono almeno 1450, molti dei quali gravi. Interrogativi sulla stampa israeliana sul fallimento dei servizi di sicurezza israeliani nel prevedere l’attacco. “Israele è stato preso di sorpresa nel 50esimo anniversario della guerra d’ottobre”.

Aggiornamento alle 22:00

L’autorità nazionale palestinese ha dichiarato che “Il silenzio della comunità internazionale sui crimini delle forze israeliane di occupazione è il motivo dell’attuale esplosione”. Appare come un commento da osservatori.

Secondo fonti ospedaliere a Gaza, i civili palestinesi uccisi sono 280. I caccia israeliani hanno lanciato missili contro una alta torre radendola al suolo.

È guerra!

Centinaia di razzi da Gaza verso il territorio israeliano. Sulle zone della cintura della striscia e su Tel Aviv ed Ashkelon. Bombardamenti aerei israeliani sul Gaza City. Centinaia i morti dalle due parti.

Le operazioni sono iniziate all’alba con razzi lanciati da Hamas, incursioni di combattenti nelle colonie israeliane e la cattura di prigionieri di guerra. Il portavoce di Hamas ha parlato di oltre 5 mila razzi lanciati, che hanno colpito anche nella periferia di Tel Aviv. Nella penetrazione dei combattenti sono stati utilizzati mezzi marini e deltaplani, oltre alle infiltrazioni via terra. L’azione palestinese è stata denominata il “Diluvio per Gerusalemme” e l’operazione israeliana “Spade di ferro”.

Il canale tv 12 israeliano parla di 150 israeliani uccisi, 35 catturati e oltre 1000 feriti. I media israeliani scrivono che ci sono stati scontri armati tra uomini di Hamas e unità dell’esercito israeliano ad Ashkelon. Fonti ospedalieri di Gaza parlano di 180 uccisi e di circa 1000 feriti soltanto nel capoluogo.

Ill premier Netanyahu ha interrotto una riunione del gabinetto ristretto della sicurezza a causa dell’allarme per i razzi caduti su Tel Aviv. Ha annunciato in una dichiarazione video: “Non è un’operazione, è la guerra”.

USA e paesi europei, come è scontato, hanno condannato l’attacco di Hamas. Diversi paesi arabi hanno mantenuto il silenzio, come per esempio l’Arabia Saudita, altre invece hanno invitato le due parti a “mantenere la calma e evitare di colpire i civili” (Egitto, Kuwait e Oman), altri ancora hanno espresso una timida posizione di sostegno, dichiarando che la situazione è degenerata a causa delle azioni militari israeliane contro i civili palestinesi, le profanazioni della moschea di Al-Aqsa e la continua confisca e occupazione delle terre palestinesi da assegnare ai coloni (Iraq).  Gli unici che hanno dichiarato il totale sostegno sono stati Iran e Hezbollah libanesi (“Diritto dei palestinesi a rispondere alle provocazioni israeliane”). Il movimento libanese ha anche aggiunto che sta monitorando la situazione “per non lasciare i fratelli palestinesi da soli”.

Il rappresentante dell’ONU per la Palestina ha dichiarato la sua sorpresa per gli attacchi ed ha invitato alla calma e di salvaguardare i civili dalle operazioni militari.

È una situazione molto grave. I volontari italiani a Gaza sono molto allarmati. Ecco cosa scrive una volontaria in un laboratorio medico a Gaza: “sono chiusa al medical relief con un ragazzo della sicurezza. Oggi hanno bombardato edificio a fianco il ns e abbiamo avuto danni alla struttura. Io e Ahmad eravamo al 4 piano siamo scesi di corsa. Stanotte dormiamo al piano terra. Ho portato il materasso nel laboratorio analisi. Il consolato ha contattato tutti gli italiani presenti ognuno è nella propria struttura. Non so quando ci fanno uscire, ma la situazione è molto difficile”.

Le organizzazioni italiane operanti in Palestina hanno lanciato un appello per l’immediato cessate il fuoco:

“L’ITALIA E L’ UNIONE EUROPEA AGISCANO SUBITO PER UN IMMEDIATO CESSATE IL FUOCO

Le gravi notizie che ci giungono da Israele e Palestina scuotono ancora una volta le nostre coscienze di donne e uomini che credono in un futuro di pace per tutta l’umanità. Esprimiamo la nostra vicinanza ai familiari e ai cari delle vittime di questa nuova ondata di violenze, che non potrà, come già vediamo in queste prime ore, che innalzare ancora il numero di vittime e l’emergenza umanitaria nel tragico contesto israelo-palestinese.

Il 2023 è un anno di violenze senza precedenti. Dall’inizio dell’anno, già più di 200 Palestinesi erano morti per mano israeliana, inclusi almeno 38 bambini e bambine; un numero di vittime già maggiore di quello registrato in tutto il 2022. Nella sola giornata di oggi, a questi numeri inaccettabili si aggiungono almeno 100 vittime israeliane e almeno 198 palestinesi, e queste cifre sono purtroppo destinate ad aumentare di ora in ora. La popolazione civile non deve mai essere un obiettivo di qualsivoglia azione armata.

Continuare a raccontare questi momenti come episodi isolati non solo non restituisce il quadro di una situazione di crisi protratta, ma rischia di costituire un ulteriore ostacolo alla pace.

Il disinteresse e l’immobilità della comunità internazionale nei confronti della occupazione e della colonizzazione israeliana in Palestina ha creato un clima di impunità di fronte alle gravi violazioni dei diritti umani commesse da Israele in Palestina: attacchi dei coloni, incursioni mirate, demolizioni di infrastrutture, arresti arbitrari e uccisione di civili sono all’ordine del giorno.

Senza uno sforzo concreto perché i diritti di tutti vengano finalmente riconosciuti e rispettati non solo non potrà esserci pace, ma attacchi e massacri avranno inevitabilmente dimensioni sempre più feroci.

Chiediamo quindi al governo italiano, all’Unione Europea e a tutta la comunità internazionale di:

– Agire per un immediato cessate il fuoco e per la riapertura di un tavolo di negoziato basato sulle norme e sui principi dei diritti umani e del diritto internazionale

– Far ripartire immediatamente la macchina della diplomazia, per porre fine dell’occupazione militare e alla colonizzazione israeliana in Palestina, incluso il blocco che da 15 anni affligge la striscia di Gaza, nel pieno rispetto del diritto internazionale

– Cessare la fornitura di armamenti (armi, munizioni, equipaggiamenti ecc.) a tutte le parti coinvolte nel conflitto israelo-palestinese, laddove sussista un rischio chiaro e preponderante che tali forniture possano essere usate per commettere gravi violazioni del diritto internazionale umanitario

– Garantire in tempi rapidissimi e senza restrizioni le operazioni di soccorso della popolazione civile, che come sempre sarà la vera vittima di questa ennesima ondata di violenze

Piattaforma delle ONG italiane in Mediterraneo e Medio Oriente

AOI – Associazione delle organizzazioni italiane di cooperazione e solidarietà internazionale”

Notizie dal mondo

Sono passati 19 mesi e 12 giorni dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina.

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