Anbamed, notizie dal Sud Est del Mediterraneo

(testata giornalistica online fondata da Farid Adly.

Direttore responsabile Federico Pedrocchi)

Per ascoltare l’audio di oggi, 04 novembre 2023:

Rassegna anno IV/n. 307 (1194)

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Appello

Altri firmatari si aggiungono tutti i giorni sull’appello che abbiamo lanciato per un cessate il fuoco e per il rilascio dei prigionieri civili. Potete aderire, scrivendo alla redazione. Diffondete. L’elenco dei sottoscrittori dell’appello lo trovate sul sito, in questa pagina: qui.

Le notizie:

Genocidio a Gaza

Criminali. I caccia israeliani hanno bombardato l’ingresso dell’ospedale Shifà a Gaza. Eccole immagini: QUI. Lo fanno perché godono di un’assoluta impunità e si sentono al di sopra di ogni giustizia internazionale. Altri due ospedali sono stati colpiti e una scuola dell’UNRWA che ospitava migliaia di sfollati. 4 stragi di civili in un giorno.

L’avanzata a terra è impigliata a causa dell’elevato numero di morti israeliani. I tank israeliani sono penetrati nei dintorni di Gaza city per assediarla ma l’ingresso in mezzo al tessuto urbano è stato allentato. La propaganda militare israeliana si concentra sulla complessità di impadronirsi dei tunnel sotterranei costruiti da Hamas.  

I morti a Gaza sono arrivati a oltre 9 mila persone ai quali bisogna aggiungere altri 2200 dispersi che si trovano sotto le macerie. 21 mila i feriti. Un rapporto di vittime di 10 per ogni israeliano ucciso nell’incursione di Hamas il 7 ottobre. Quando sarà appagata la sete di sangue di Netanyahu?

Il Pentagono ha ammesso di compier voli di caccia statunitensi su Gaza per operazioni di ricognizione. Il pretesto è quello di raccogliere informazioni sui prigionieri israeliani nelle mani delle organizzazioni palestinesi. Una foglia di fico per nascondere la partecipazione all’aggressione israeliana contro la popolazione civile di Gaza: forniscono informazioni su obiettivi da colpire. Il ministro degli esteri Bliken d’altra parte ha partecipato in prima persona al Consiglio di guerra ed ha dichiarato che fino a quando non sarà neutralizzato il movimento Hamas non si deve fermare questa guerra.

Sui social gira un video atroce che rifiutiamo di pubblicare. Mostra soldati dell’esercito israeliano mentre legano i piedi di un combattente palestinese morto, con una corda, alla jeep militare e lo trascinano sul terreno. Non vi riportiamo neanche i commenti dei soldati vigliacchi. Il portavoce dell’esercito, non potendo smentire la veridicità delle immagini, se n’è uscito con la semplice: “sono dispiaciuto”.

Cisgiordania e Gerusalemme est

Due palestinesi assassinati a Jenin e rastrellamenti in tutte le città della Cisgiordania. Gli arrestati dal 7 ottobre sono arrivati a quasi 2000 attivisti.  

Dopo settimane di arresto, circa 7 mila lavoratori di Gaza assunti precedentemente in Israele sono stati deportati in massa verso la Striscia e abbandonati al valico chiuso di Beit Hanoun, a piedi in mezzo al campo di battaglia. Hanno raccontato torture e privazioni e soprattutto la confisca da parte della polizia israeliana di tutti i loro risparmi.

Un gruppo di coloni ebrei armati ha invaso il campo profughi di Shu’fatt, a nord di Gerusalemme est, protetto dai soldati ed ha sparato contro giovani palestinesi che tentavano di contrastare l’aggressione violenta. Un giovane è stato ferito gravemente in testa ed è ricoverato in ospedale in fin di vita.

Per il quarto venerdì, ieri le autorità israeliane hanno imposto di nuovo il divieto ai fedeli musulmani di svolgere le preghiere nella moschea di Al-Aqsa a Gerusalemme est.

Libano

L’atteso discorso di Nasrullah è stato seguito da tutto il Libano anche in maxi schermi nelle piazze piene di migliaia di manifestanti. Ha detto che Hezbollah è in guerra dall’8 ottobre e che le sue azioni sono limitate a rispondere ad Israele colpo su colpo. Ha messo Tel Aviv in guardia da una nuova avventura in Libano e ha accusato Washington di essere la prima responsabile del perdurare delle tensioni in Medio Oriente. Un discorso pronunciato con un tono pacato, ma deciso senza ricorrere a minacce. In qualche passo è sembrato addirittura discostarsi dall’iniziativa di Hamas del 7 ottobre: “non siamo stati consultati”.

Iraq

Il fantomatico gruppo “resistenza islamica in Iraq” ha annunciato di aver colpito con un drone la città israeliana sul mar Rosso di Eilat. È il secondo annuncio di un lancio di droni dall’Iraq contro il territorio israeliano. Proclami che non sembrano aver conferme nella realtà. Non ci sono stati elementi comprovanti l’avvenuto lancio. Su Eilat sono stati lanciati droni intercettati e abbattuti in cielo, ma provenienti dallo Yemen e rivendicati dagli Houthi, il movimento che controlla la capitale Sanaa. Un solo obice esplosivo è caduto sulla città egiziana di Taba, con leggeri danni.

Diplomazia

Sei ministri degli esteri arabi si riuniranno oggi ad Amman prima dell’incontro con il segretario di Stato USA Blinken. Stamattina ad Amman si sono dati appuntamento i ministri degli esteri di Arabia Saudita, Egitto, Emirati, Qatar e un rappresentante del presidente palestinese Abbas. Insieme al giordano Safadi si incontreranno con Blinken per chiedere un cessate il fuoco a Gaza. Nei suoi incontri di ieri in Israele, il capo della diplomazia USA ha ricevuto il niet di Netanyahu, che intende di andare avanti nel massacro di Gaza, sostenuto dalle stesse posizioni espresse dalla Casa Bianca, dalle forniture di armi e dagli aiuti finanziari.

Tunisia

Forti pressioni statunitensi sul governo tunisino per il rinvio della discussione sulla legge contro le relazioni con Israele. Il tentativo di cavalcare l’onda dell’ira contro i crimini israeliani sulla popolazione civile di Gaza si è trasformato in una trappola per il presidente Saied ed i suoi sostenitori. Adesso il ministro degli esteri tunisino chiede che la legge venga sottoposta al vaglio dei vari ministeri competenti, per un parere. I fautori dell’iniziativa invece hanno fretta e hanno inscenato manifestazioni davanti alla sede del Parlamento. Il presidente del legislativo si è recato al palazzo presidenziale per consultarsi sul da farsi ed ha riferito che non si dovrebbe fare campagna elettorale col sangue palestinese. La legge va pensata e ponderata. Una patata bollente non facile da gestire perché in Parlamento c’è una maggioranza favorevole all’approvazione della legge. E non rimarrà di fronte al presidente populista che la scelta impopolare di non firmarla.  

Sudan

Hamidati appare in pubblico per la prima volta dallo scorso aprile. Lo ha comunicato sui social lo stesso movimento ribelle Forze di pronto intervento (RSF). L’occasione è l’arruolamento dei nuovi cadetti dell’accademia militare. La comparsa di Hamidati viene a smentire le voci sulla sua morte o ferimento grave circolate in passato a causa della prolungata assenza dal comparire in pubblico, sostituito dal fratello nelle comunicazioni e contatti all’estero (Ciad, Libia e Emirati). Gli sviluppi dello scontro in Sudan non sono favorevoli all’esercito. Le Forze di pronto intervento hanno occupato la seconda città del Darfur, Zalingi, appena una settimana dopo quella di Niyala.

Cultura

Il fumettista Zerocalcare non va a Lucca comics, perché non ha gradito il patrocinio dell’ambasciata israeliana dell’evento culturale. Della vicenda di Zerocalcare e Lucca Comics si discute da giorni. Nei giorni successivi all’annuncio che non avrebbe partecipato, avevano comunicato le stesse intenzioni anche la fumettista Fumettibrutti e il cantautore Giancane. Una scelta di coscienza e di libertà che ai guerrafondai non poteva certamente piacere. Zerocalcare è stata attaccato violentemente da giornalisti in trincea, gli sono stati dedicati commenti e addirittura accuse di antisemitismo.

Per rispondere a tutte queste e riportare la vicenda nella sua vera dimensione, l’artista solidale con la causa palestinese e curda ha pubblicato su “Internazionale” una cronaca a fumetti: ve la consigliamo: QUI. Zerocalcare conclude scrivendo:

“Ci sta una semplificazione che la logica di guerra impone per cui a chiedere la fine dei bombardamenti a gaza significherebbe essere a favore dell’uccisione di civili israeliani o complici degli orrendi episodi antisemiti che si a moltiplicano in giro per il mondo. Per me sta roba è inaccettabile visto che da tutta la vita penso che la memoria vada ricomposta, così lo sfregio delle pietre d’inciampo a Roma è un attacco alla nostra memoria collettiva, e le stelle di David fatte a Parigi sono una ferita inferta a tutti. Ma l’odio per ogni forma di antisemitismo e di razzismo non dovrebbe significare chiudere gli occhi di fronte ai bombardamenti che stanno martellando Gaza, come racconta chi pretende di schiacciare e blindare il dibattito. Per me è l’esatto contrario.

Io non sono il più sveglio della cucciolata, lo so, ma con tutte le contraddizioni del caso cerco di riportare sempre tutto ad una visione del mondo complessiva e coerente, che si basi sull’idea della convivenza tra i popoli oltre gli stati nazione, in cui non esistono morti di serie A e morti di serie B. Per me la coerenza non è dire: siccome sono contro il fondamentalismo, allora Israele ha diritto di ammazzare migliaia di palestinesi per vendetta. Per me significa dire che proprio perché considero atroci i massacri subiti dai civili israeliani, non posso che considerare altrettanto atroce la punizione collettiva a cui sono sottoposti i civili palestinesi. Finché non cambiamo la prospettiva da cui guardare il mondo, finché continuiamo a fare il tifo per uno stato contro un altro, continueremo a scegliere quale massacro giustificare e quale condannare, magari sulla base di interessi commerciali o militari che spesso hanno poco a che fare con gli ideali. Io preferisco spostare il focus sui popoli e sulla necessità di convivere da eguali, e le bandiere degli Stati, specie quelli in guerra, raramente vanno in quella direzione”.

Notizie dal Mondo

Sono passati 20 mesi e 10 giorni dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina.

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