Anbamed, notizie dal Sud Est del Mediterraneo

(testata giornalistica. Direttore responsabile: Federico Pedrocchi)

21 settembre 2022.

Rassegna anno III/n. 259

Per informazioni e contatti, manda un messaggio: anbamedaps@gmail.com

Per ascoltare l’audio:                                                         

Le vignette sono QUI

Sono passati 209 giorni di guerra russa in Ucraina.

Alaa Abdel Fattah ha iniziato lo sciopero della fame il 2 aprile, nel carcere egiziano di Wadi Natroun. In Italia dal 28 maggio è in corso un digiuno solidale a staffetta per chiedere la sua liberazione.

Oggi mercoledì 21 settembre Jolanda Guardi digiuna di nuovo per Alaa. Jolanda Guardi insegna letteratura araba presso l’Università degli Studi di Torino e Traduzione presso la Scuola Superiore di Mediazione Linguistica LIMEC di Milano, dirige la collana di traduzioni dall’arabo Barzakh, presso l’editore Jouvence, è presidente e direttrice scientifica del Centro Studi Ilà e coordina per Anbamed la pubblicazione della rubrica mensile del collettivo “Rive Arabe”.

Appello della redazione di Anbamed ai lettori ed ascoltatori di aderire alla staffetta solidale di sciopero della fame per un giorno.

Per maggiori info: http://www.invisiblearabs.com

Lo scorso 30 giugno, Anbamed ha spento la seconda candelina. Due anni fa è iniziata questa maratona dell’informazione quotidiana sul Grande Vicino Oriente. Puntuale, completa e senza interruzioni. Agli abbonati del 2022 andranno due quadri donati da Silvia Lotti e Giuseppe Di Giacinto.

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I titoli

Iran: Altre proteste in tutto il paese dopo la morte di Mahsa Amini.

Egitto: 28 detenuti politici saranno rilasciati, ma nessun provvedimento per Alaa AbdelFattah al 173simo giorno di sciopero della fame in carcere.

Palestina Occupata: Tensione a Nablus tra la popolazione e la polizia palestinese, dopo l’arresto di due militanti di Hamas.

Etiopia: Offensiva delle truppe eritree in Tigray.

Tunisia: Fermato l’ex primo ministro Lariedh, per l’inchiesta sui jihadisti tunisini spediti in Siria e Libia.

Migranti: Alarm Phone ha lanciato SOS per un gommone in avaria di fronte alle coste di Tripoli in Libia.

Algeria: Sciopero dei giornalisti del quotidiano Al-Watan, dopo 7 mesi senza stipendio.

Le notizie

Iran

Dura repressione delle forze di polizia e dei paramilitari Basiji contro il movimento di protesta che sta scuotendo tutto il paese, dopo l’uccisione della 22enne curda, Mahsa Amini, in carcere a Teheran. Sia in Kurdistan iraniano, sia in molte altre città, compresa la capitale Teheran, si sono ripetute manifestazioni per chiedere un processo per i responsabili del suo arresto e della sua morte e soprattutto per la fine dell’obbligo di indossare il velo e lo scioglimento della “polizia della moralità”. Centinaia di donne hanno manifestato togliendo il copricapo. La polizia ha risposto col fuoco e nella giornata di ieri sono stati uccisi – secondo le agenzie ufficiali – tre persone. A Gazvin e Mashhad sono state bruciate auto della polizia. A Kermanshah una donna è salita su un piedistallo ed ha scoperto il viso e tagliato una ciocca di capelli; è stata applaudita dalla folla radunata per protestare con il grido “Morte al dittatore!” (vedi il video). A Hamadan, la folla ha assaltato un commissariato di polizia. In tutti gli atenei di Teheran si sono svolte manifestazioni interne nei campus universitari ed in diversi quartieri.  

Egitto

La Sicurezza dello Stato ha annunciato che saranno rilasciati 28 detenuti in attesa di conclusione indagini, tra i quali alcuni giornalisti e 5 donne. Non è stato fornito l’elenco dei nomi e non è sato specificata la data di lasciare il carcere. Ça Commissione parlamentare per l’amnistia ha pubblicato un elenco, che purtroppo non contiene il nome di Alaa Abdel Fattah, il Gramsci egiziano, in carcere dal 2014. Il Movimento civile democratico (un cartello di partiti di opposizione e di movimenti della società civile) ha lanciato un appello per la liberazione di Sherif El-Rouby, riarrestato alcuni giorni fa dopo la sua precedente liberazione in maggio in seguito al perdono presidenziale. La sua avvocata ha spiegato che El-Rouby è stato riarrestato per i suoi scritti sulle condizioni di vita degli ex detenuti politici. “Si era lamentato, in un post sui social, per l’impossibilità di trovare un lavoro. Appena il datore di lavoro viene a sapere delle sue condizioni di ex detenuto lo respinge, per paura di aver problemi con la polizia”. Sette Ong egiziane per la difesa dei diritti umani hanno pubblicato un documento rivendicando la liberazione dell’ex leader del Movimento “6 aprile”, principale organizzazione della rivolta di piazza Tahrir nel 2011.

Palestina Occupata

Sono proseguite anche ieri le proteste popolari a Nablus, in seguito all’arresto, da parte della polizia palestinese, di due giovani dell’ala militare di Hamas, ricercati dall’esercito di occupazione israeliano. La tensione è molto alta in città, soprattutto dopo la morte, lunedì, di una persona che manifestava pacificamente contro il provvedimento. Non sono servite a nulla le dichiarazioni della presidenza dell’ANP e dell’ala militare di Fatah sulla necessità dell’arresto per proteggere i due militanti. Le famiglie dei due arrestati hanno smentito che il provvedimento sia stato sottoposto alla loro approvazione. In tutto il nord della Cisgiordania l’esercito israeliano sta compiendo rastrellamenti alla ricerca di militanti della resistenza armata e in tutte le occasioni si scontra con i giovani delle pietre. I coloni, con il benestare dell’esercito, stanno organizzando milizie armate locali per aggredire i palestinesi. Nel frattempo l’esercito di occupazione ha deciso la chiusura dei territori palestinesi di Cisgiordania e Gaza durante il periodo delle festività ebraiche che inizieranno questo fine di questa settimana e fino alla metà di ottobre.

Etiopia

Il Fronte Popolare di liberazione del Tigray ha denunciato che l’esercito eritreo ha attaccato su tutta la linea di confine all’interno del territorio etiopico, a fianco delle truppe governative e delle milizie di Amhara. “Sono in corso combattimenti in tutto il nord della provincia”, ha affermato il portavoce del FPLT. Già nei giorni scorsi sono stati registrati, dalle immagini satellitari, ammassamenti di truppe eritree sulla linea di confine. Informazioni da Asmara avevano confermato la mobilitazione generale e il richiamo alle armi di studenti e impiegati pubblici. L’Eritrea ha partecipato all’offensiva di Addis Abeba contro il Tigray nel 2020 e le sue truppe si sono macchiate di cimini di guerra terribili contro la popolazione civile.

Tunisia

La procura di Tunisi ha deciso il fermo fino ad oggi dell’ex primo ministro e ministro dell’Interno, Alì Lariedh, che ricopre anche l’incarico di vice presidente del partito islamista Ennahda, per completare l’interrogatorio sulla vicenda dell’invio di jihadisti tunisini nelle zone di tensione, come Siria e Libia. Il capo di Ennahda ed ex presidente del parlamento, Ghannouchi, dopo un’attesa di 12 ore in procura è stato rimandato a casa e convocato di nuovo per oggi pomeriggio, mercoledì. I partiti di opposizione denunciano che queste misure sono un accanimento giudiziario contro gli avversari del presidente Saied, alla vigilia delle elezioni che si terranno il prossimo 17 dicembre. Per il portavoce di Ennahda, queste convocazioni hanno soltanto il compito di distrarre l’opinione pubblica dai problemi sociali, dall’inflazione, alla disoccupazione e mancanza di servizi.   

Migranti

Alarm Phone ha lanciato, martedì sera, un avviso sulla presenza di un gommone in avaria, con 75 persone a bordo, al largo di Tripoli. Sarebbero partiti la sera prima di Sabratha. “Siamo in contatto con i migranti che ci hanno confermato che il motore è rotto”. L’SOS lanciato afferma che sono in pericolo di vita e che finora nessuna guardia costiera ha risposto alle chiamate dell’organizzazione umanitaria.   

Anche nell’est del Mediterraneo si vive una situazione simile. Una barca con oltre 50 migranti siriani a bordo, nelle vicinanze dell’isola di Creta, è stata respinta dalla guardia costiera greca e costretta a ritornare verso le acque territoriali turche, da dove era partita.

Algeria

I giornalisti del quotidiano indipendente Al-Watan (La Nazione) sono in sciopero, dopo 7 mesi di mancato pagamento degli stipendi. Hanno denunciato la direzione della testata e la proprietà di aver fatto uscire il giornale in edicola, ricorrendo a personale esterno. Il quotidiano è in crisi economica e rischia la chiusura per fallimento, a causa del congelamento dei conti per una disputa con il fisco. La linea democratica e anti sistema, ha fatto di Al-Watan un quotidiano popolare, ma gli ha procurato la vendetta dei governi succeduti al potere in questi ultimi 30 anni. Uno dei sistemi di pressione per ammorbidire la linea editoriale è stato il boicottaggio di qualsiasi pubblicità pubblica e le pressioni sulle società private per costringerle a non affidare campagne pubblicitarie sulle pagine del quotidiano. Il sindacato dei giornalisti accusa la proprietà di violazione del diritto di sciopero. Ci sono forti timori che la testata cessi le pubblicazioni, com’è avvenuto con il quotidiano Liberté, 5 mesi fa.

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Approfondimenti

Un appello per Julian Assange

1 commento

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