Anbamed, notizie dal Sud Est del Mediterraneo

08 agosto 2021

Rassegna anno II/n. 39

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I titoli

Afghanistan: I miliziani taliban avanzano e conquistano un altro capoluogo al confine con il Turkmenistan. USA e GB richiamano i propri cittadini.

Yemen: Nominato il nuovo inviato speciale dell’ONU.

Palestina Occupata: L’esercito israeliano ha bombardato il nord di Gaza, in risposta ai palloni incendiari.

Siria: Un attacco jihadista contro le truppe di Damasco a sud di Idlib.

Tunisia: Un ex ministro e dirigente di Ennahda agli arresti domiciliari.

Sud Sudan: Scontri a Juba tra miliziani pro e contro il vicepresidente Machar.

Iran: Assassinato ad Erbil un oppositore curdo iraniano.


Le notizie

Afghanistan

I taliban hanno conquistato una seconda città capoluogo, Sheberghan , nella provincia di Jowzjan al confine con il Turkmenistan. Il portavoce del movimento, Dhabihullah Moujahid, ha dichiarato: “Nella marcia di liberazione abbiamo conquistato la principale città del Jowzjan. Inoltre abbiamo completato la liberazione di tutta la provincia di Nimruz dai mercenari al servizio dell’occupante straniero. Tutti gli alti funzionari sono stati rimossi dai loro incarichi”. L’avanzata dei taliban è stata intrapresa prima dalle zone rurali, poi nelle città di frontiera per mettere mano sulle tasse doganali e negli ultimi giorni è arrivata alla capitale Kabul, con attentati ed agguati. I governativi hanno fatto ricorso ai bombardamenti aerei, sostenuti dagli USA, ma questo ha fatto solo aumentare il numero delle vittime civili. Non sono valsi a nulla tutti gli appelli per il cessate il fuoco. Stati Uniti e Gran Bretagna hanno invitato i loro cittadini a lasciare immediatamente l’Afghanistan.

Yemen

Il segretario dell’ONU ha nominato il diplomatico svedese Hans Grundberg quale rappresentante speciale per lo Yemen. È il quarto inviato che tenta di districarsi nella complicata crisi yemenita. A suo favore la conoscenza della situazione dall’interno, in quanto aveva coperto dal 2019 l’incarico di ambasciatore dell’UE in Yemen e negli anni precedenti aveva seguito le trattative tra le parti yemenite, negoziati che avevano portato allo scambio di prigionieri di guerra. Il governo stabilito ad Aden ha espresso la sua soddisfazione per la nomina. Non si sono pronunciati finora invece le milizie Houthi, che controllano la capitale Sanaa. La guerra in Yemen è iniziata con l’intervento saudita nel 2015 ed ha creato la più grande crisi umanitaria, in un paese già di per sé poverissimo.

Palestina Occupata

L’esercito israeliano ha compiuto ieri un bombardamento aereo sul nord di Gaza. Il portavoce del governo ha sostenuto che i raids sono stati la risposta al lancio di palloni incendiari sulle città israeliane. Da Gaza, Hamas ha comunicato che i caccia hanno distrutto un ufficio governativo, ma senza causare vittime. La striscia di Gaza è sotto assedio israeliano che impedisce i movimenti di persone e merci. Anche i pescatori palestinesi sono costretti a rimanere entro una profondità di soli 3 miglia dalla costa. Le trattative per lo sblocco dell’embargo e l’avvio della ricostruzione sono state condizionate da Israele al rilascio dei suoi soldati presi prigionieri nella guerra del 2014. Condizione che Hamas ha rifiutato chiedendo l’apertura di una trattativa per lo scambio di prigionieri tramite il mediatore egiziano. Ma finora non si sono fatti passi in avanti su questo percorso.

Siria

Scontri a sud di Idlib tra un gruppo di mercenari uzbeki e le forze governative. Almeno 6 soldati e 4 mercenari sono rimasti uccisi; un gruppo di armati si è infiltrato nella zona sotto il controllo di Damasco ed ha sorpreso i soldati in guardia ad un campo militare. I jihadisti uzbeki sono un piccolo gruppo estremista che respinge la tregua russo-turca e continua le sue operazioni contro i governativi che avevano conquistato la vicina Maarrat Nouman. Le truppe governative hanno colpito con l’artiglieria pesante le zone sud e occidentale della provincia di Idlib, sotto il controllo della qaedista Tahrir Sham (ex Fronte Nusra).

Tunisia

La macchina giudiziaria ha ordinato l’arresto ai domiciliari di un ex ministro e il divieto di espatrio a diversi funzionari, politici e uomini d’affari legati ai due partiti di governo. Le accuse rivolte sono quelle di corruzione e malversazione di denaro pubblico. Il nuovo corso tunisino insiste su questo tasto per rafforzare il sostegno popolare, ma non si intravvede una via d’uscita dall’emergenza. Le accuse contro l’ex ministro del partito Ennahda, Anwar Maarouf, sono molto labili, fra le quali i contatti con lobby straniere per creare malcontento contro la Tunisia. Secondo una radio locale Maarouf ha contattato due senatori statunitensi, due giorni dopo la presa del potere esecutivo da parte del presidente Saied. Sempre secondo queste rivelazioni, l’ex ministro avrebbe chiesto a interlocutori dell’UE di ritardare la consegna di dosi di vaccino anti Covid alla Tunisia, condizionando la fornitura al ritorno alla normalità costituzionale.

Sud Sudan

Tensione alta a Juba per gli scontri avvenuti tra le due ali del movimento “SPLM-army in opposition” guidato dal vice presidente Riek Machar. Sono almeno 30 i morti, secondo fonti ospedaliere. Nei giorni scorsi gli avversari interni di Machar avevano annunciato di averlo estromesso dalla presidenza del movimento, per inadeguatezza politica e per nepotismo. La rottura all’interno di uno dei movimenti che sostengono il governo di coalizione potrebbe avere serie ripercussioni sull’accordo di pace del 2018, siglato tra lo stesso Machar e il suo ex nemico Salva Kiir, attuale presidente del Sud Sudan.

Iran

Un dirigente del Partito Democratico del Kurdistan iraniano (KDP-I) è stato assassinato ad Erbil. Un comunicato del partito (Leggi il testo in inglese) informa che giovedì scorso Mussa Babakhani è stato rapito, il suo corpo è stato ritorvato sabato in un albergo del capoluogo della regione autonoma irachena, con evidenti segni di tortura. Per il crimine contro l’oppositore curdo-iraniano vengono accusati i servizi segreti di Teheran. Babakhani, 39 anni, è membro del Comitato Centrale del KDP-I che si batte per l’autonomia del Kurdistan iraniano con basi in Iraq. La stampa iraniana vicina ai Guardiani della Rivoluzione ha dato la notizia asserendo che “l’operazione” è stata compiuta da ignoti.

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