Anbamed, notizie dal Sud Est del Mediterraneo

13 settembre 2021

Rassegna anno II/n. 75

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I titoli

Iraq: Attaccato con un drone l’aeroporto di Erbil. Nessuna vittima.

Iran: Accordo con l’AIEA per il monitoraggio dei siti nucleari.

Afghanistan: I taliban festeggianol’11 settembre.

Etiopia: Il Fronte Tigray avanza nella provincia di Amhara. Le forze governative si ritirano.

Tunisia: Il presidente Saied intende cambiare la Costituzione tramite un referendum.

Le notizie

Iraq

Un attacco con un drone armato è stato sferrato contro l’aeroporto di Erbil, nel Kurdistan iracheno. L’antiaerea dopo averlo avvistato lo ha abbattuto, non causando danni. Nelle vicinanze dello scalo aereo civile sono ubicati il consolato statunitense e una base militare gestita dai marines. Quando il drone è apparso in cielo, le forze di sicurezza hanno dichiarato lo stato d’emergenza e hanno chiuso le strade che collegano la città all’aeroporto. Nessuna rivendicazione, ma sotto accusa sono le milizie irachene filo iraniane.

Iran

Ieri a Teheran il direttore dell’AIEA, Raffael Grossi, si è incontrato con il nuovo direttore dell’organizzazione per l’energia atomica iraniana, Mohammed Eslami. È stato raggiunto un accodo per il monitoraggio delle attività nei siti nucleari iraniani, controllo bloccata da Teheran in seguito al mancato raggiungimento di un’intesa per la fine delle sanzioni statunitensi. Il comunicato congiunto arriva dopo che nei giorni scorsi l’AIEA aveva denunciato la mancata cooperazione da parte di Teheran. L’accordo odierno è puramente tecnico e l’AIEA non avrà accesso alle informazioni registrate dalle telecamere, ma soltanto il duplice controllo sulla funzionalità delle strumentazioni di monitoraggio. Questo accordo potrebbe dare spazio alla ripresa delle trattative di Vienna tra l’Iran e il gruppo 5+1 delle potenze internazionali.

Afghanistan

L’aeroporto di Kabul è entrato in pieno regime. Voli internazionali delle agenzie dell’ONU hanno portato nel paese aiuti e medicine. Non è ancora chiaro come potranno operare le organizzazioni umanitarie e se questi aiuti saranno pilotati politicamente dai taliban per rafforzare la loro presa sulla società.

Le dichiarazioni tese a tranquillizzare le diplomazie internazionali si sono rivelate propaganda. Il nuovo governo si è insediato nel palazzo presidenziale proprio l’11 settembre, con l’innalzamento della bandiera dei taliban, bianca con scritte coraniche, festeggiando a Kabul con spari in aria e cerimonie. Due giorni fa il portavoce Muttaqi aveva annunciato che non sarebbe stata organizzata nessuna cerimonia di insediamento per non suscitare malintesi.

La prima decisione del governo è quella di permettere alle donne di frequentare l’università, ma in classi separate e soprattutto nel rispetto del vestiario islamico secondo l’interpretazione oscurantista.

Etiopia

Le forze del Fronte Popolare del Tigray hanno ripreso il controllo di diversi villaggi nella provincia di Amhara. L’esercito di Addis Abeba ha confermato il ritiro delle sue truppe da queste località, per salvaguardare la vita dei civili sottoposti ai bombardamenti dell’artiglieria. Il Fronte sostiene che nei combattimenti sono stati uccisi centinaia di soldati governativi e miliziani della provincia di amhara, impadronendosi di armamenti e munizioni. La controffensiva dei ribelli ha conquistato tutto il territorio del Tigray lo scorso giugno, un mese dopo è iniziato un attacco contro i governativi per la conquista delle due province limitrofe, Amhara e Afar. Il conflitto sta assumendo il carattere etnico e non più politico, anche a causa dell’annunciata alleanza tra tigrini e oromo. Il conflitto sta causando la crisi umanitaria più difficile per oltre 5 milioni di persone, la più grave dagli anni Ottanta.

Tunisia

Il presidente Saied ha annunciato che sarebbe necessario ricorrere ad una riforma della Costituzione con un referendum popolare. Il braccio di ferro con le forze politiche è all’apice ed in particolare con il partito islamista Ennahda, che lo accusa di golpismo. La Tunisia è dal 25 luglio senza un governo in carica e con il Parlamento sospeso; il presidente ha assunto nelle proprie mani tutti i tre poteri. L’allarme per la breve e debole esperienza democratica tunisina, l’unica finora uscita indenne dalle rivolte arabe del 2011, è nato in seguito alle dichiarazione del portavoce della presidenza che ha parlato di congelamento della Costituzione. La battaglia solitaria di Saied contro la corruzione ha il consenso popolare, ma le ultime mosse del presidente hanno allarmato anche l’Unione Generale dei Lavoratori, premio Nobel per la Pace, che ha presentato una roadmap per uscire dalla crisi istituzionale: “Formazione di un governo ristretto per far fronte all’emergenza economica e sanitaria ed elezioni politiche anticipate”.

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