Anbamed, notizie dal Sud Est del Mediterraneo

07 ottobre 2021

Rassegna anno II/n. 99

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I titoli

Arabia saudita: Venti anni di reclusione per un twit.

Tunisia: Oscurata la TV “Zaitouna” vicina al partito islamista Ennahda.

Iran: Il ministro degli esteri ha annunciato a Mosca il prossimo ritorno al negoziato di Vienna.

Afghanistan: Crimini di guerra contro la minoranza scitta Hazara; assassinati 13 persone e cacciate dalle loro case 1200 famiglie.

Libia: Iniziati a Ginevra i lavori della commissione militare libica “5+5” per il ritiro bilanciato dei mercenari.

Palestina: Una delegazione di Hamas in visita al Cairo per lo scambio di prigionieri con Israele.

Le notizie

Arabia Saudita

L’operatore della Mezzaluna rossa, Abdelrahman Sadhan, è stato condannato in modo definitivo a 20 anni di reclusione, per aver scritto un twit di critica al governo del regno in materia di diritti umani. Lo ha comunicato la sorella, cittadina statunitense residente a San Francesco, sostenendo: “Sadhan è stato torturato durante il periodo di arresto nel marzo 2018, è stato picchiato sulle dita fino a romperle, come ammonimento a non scrivere più contro il governo”. La sorella ha criticato l’amministrazione Biden durante un sit-in organizzato a Washington la scorsa settimana. Ieri, il portavoce della Casa Bianca ha espresso “delusione” per la dura condanna. Come nel caso Khashoggi, per mantenere gli affari miliardari, tutti chiudono gli occhi di fronte alle violazioni della famiglia reale saudita.

Tunisia

L’emittente televisiva “Zaitouna”, vicina al partito islamista Ennahda, è stata oscurata per ordine dell’Ente pubblico per l’emittenza radio-televisiva. Il pretesto avanzato è che la tv non aveva tutte le autorizzazioni in regola e trasmetteva illegalmente. Una toppa più grande del buco, perché nelle stesse condizioni dell’emittente oscurata ce ne sono altre che non hanno subito la stessa sorte. La Tv Zaitouna ha assunto una linea editoriale fortemente contraria alle scelte del presidente Saied ed è la vera grave motivazione del blocco delle trasmissioni. Domenica scorsa era stato arrestato un giornalista dell’emittente e un parlamentare, suo ospite in una trasmissione politica, con l’accusa di offesa alle forze armate. Lutfy Touati, direttore responsabile dell’emittente, ha affermato: “Dietro il provvedimento c’è una decisione politica per le critiche che abbiamo espresso contro i decreti d’emergenza presidenziali”. Il sindacato dei giornalisti ha condannato la decisione ed ha messo in guardia dalla sterzata autoritaria contro il diritto di opinione ed espressione.

Iran

Il ministro degli esteri iraniano, Hossein Amir Abdelhayyan, ha affermato che i negoziati di Vienna riprenderanno presto. È una previsione condivisa con il ministro degli esteri russo Lavrov, durante il loro incontro a Mosca. Lavrov ha detto che Teheran è disponibile al ritorno al tavolo delle trattative, ma attende il ritorno degli Stati Uniti al trattato con la cancellazione delle sanzioni unilaterali. Il braccio di ferro tra Washington e Teheran non ha trovato soluzione neanche dopo la sconfitta del presidente Trump, che nel 2018 aveva abbandonato l’accordo, firmato dalle potenze mondiali con l’Iran, che prevedeva la fine delle sanzioni in cambio del controllo dell’AIEA sul programma nucleare iraniano. All’uscita di Washington, l’Iran ha ripreso l’arricchimento dell’uranio ed ha impedito o limitato le ispezioni dell’ente internazionale sulle proprie centrali.

Afghanistan

Secondo Amnesty International, i taliban hanno ucciso 13 persone appartenenti alla etnia Hazara, di confessione sciita, tra le quali anche una ragazza minorenne. L’associazione internazionale ha affermato in un comunicato di aver trovato le prove dell’eccidio avvenuto nella seconda metà di agosto, nella provincia di Daikondi, a sud-ovest di Kabul. Nove delle vittime erano soldati che si erano consegnati ai miliziani taliban, dopo l’annuncio dell’amnistia da parte del movimento fondamentalista che ha preso il potere a Kabul a metà di agosto.

Le discriminazioni contro la minoranza sciita Hazara è continua ed ha un carattere di massa. 1200 famiglie sono state cacciate dalle loro case nella provincia di Daikondi, nei primi giorni di settembre.

Libia

Sono iniziate a Ginevra gli incontri della commissione militare libica “5+5” per trovare un accordo sul ritiro bilanciato dei mercenari operanti sui due fronti. L’inviato speciale dell’ONU, Kubic, nel discorso introduttivo ha spronato le due parti libiche a prendere le “giuste e coraggiose decisioni”, per salvare il paese dal conflitto e garantire lo svolgimento delle elezioni del 24 dicembre. Un anno fa la commissione aveva raggiunto l’accordo di tregua che ha retto finora ed ha permesso la nomina di un governo di unità nazionale guidato dal premier Dbeiba.

Palestina

Una delegazione del movimento islamista palestinese Hamas, guidata dal capo dell’ufficio politico, Ismail Hanie, si è incontrata al Cairo con il capo dei servizi segreti egiziani, Abbas Kamel. All’ordine del giorno spiccano lo scambio di prigionieri di guerra con Israele e la ricostruzione di Gaza. La mediazione egiziana si è rivelata in alto mare, per il rifiuto israeliane di ammettere l’ingresso dei materiali per la ricostruzione, vincolandolo alla liberazione dei due soldati e dei due agenti catturati dai movimenti palestinesi. Hamas invece vuole due percorsi diversi e chiede, per il rilascio dei prigionieri di guerra nelle sue mani, la liberazione di oltre mille detenuti palestinesi nelle carceri israeliane.

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