Anbamed, notizie dal Sud Est del Mediterraneo

20 ottobre 2021

Rassegna anno II/n. 112

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I titoli

Sudan: La sfida delle piazze per scongiurare il colpo di Stato. Forze progressiste e sindacati scenderanno domani in campo.

Libano: Il Parlamento fissa le elezioni anticipate per il 27 marzo 2022.

Yemen: I governativi all’attacco riconquistano le posizioni perse. In 48 ore uccisi 150 miliziani.

Iraq: Zona verde assediata dalle milizie filo-iraniane per protestare contro i risultati elettorali.

Turchia: Convocati 10 ambasciatori occidentali che hanno chiesto il rilascio di Osman Kavalaya, da 4 anni in carcere amministrativo.

Egitto: Presentata in Parlamento una mozione di censura per il film “Reesh” (Feathers, Piume), vincitore a Cannes del premio della critica.

Le notizie

Sudan

Le forze progressiste sudanesi della coalizione per la libertà e il cambiamento hanno chiesto, in un documento approvato ieri, il passaggio ai civili della carica di capo del Consiglio presidenziale. È stato approvato anche il piano del premier Hamdouk per l’uscita, con il dialogo, dalla crisi istituzionale e sociale. Domani la coalizione ha convocato, insieme ai sindacati, una grande manifestazione per chiedere il ritorno dei militari nelle caserme. Le fazioni vicine all’esercito proseguono i loro presidi davanti alla sede del governo ed il blocco del porto di Port Sudan. Lo scontro politico nel palazzo è stato indirettamente telecomandato dai militari e trasferito nelle piazze. Le sorti del piano del premier Hamdouk dipendono dall’andamento della mobilitazione di domani

Libano

Il Parlamento libanese ha deciso di anticipare le elezioni politiche al 27 marzo. Una decisione obbligata vista l’empasse nella quale è finito il governo Miqati, in seguito alla crisi per l’inchiesta sulla strage del porto e la sparatoria di giovedì scorso nei pressi del palazzo di Giustizia. Il premier ha deciso di non convocare il governo fino alla conclusione delle indagini per la morte dei 7 militanti sciiti. Il partito Hezbollah, che chiede con forza le dimissioni del giudice Bitar, ha messo in guardia gli avversari cristiano-maroniti delle “Forze Libanesi” nell’insistere nelle provocazioni confessionali. Senza mezzi termini il segretario Nosrallah ha dichiarato, in un discorso televisivo, che il suo partito ha una milizia di 100 mila armati.

Il Parlamento dovrebbe rivedere la legge elettorale, introducendo una quota minima di deputate donne. Il presidente Nabih Berri ha espresso la sua proposta per il 20% da dedicare ai seggi femminili, scontrando forti dissensi nelle file delle militanti dei movimenti di piazza, che rivendicano l’uguaglianza e la fine della spartizione confessionale. I seggi del Parlamento sono 128, divisi a metà tra musulmani e cristiani, percentuali che non rispecchiano la demografia del paese. Per eleggere un deputato maronita servono meno voti rispetto a quelli per l’elezione di uno di confessione sciita. Una riforma che sicuramente non vedrà la luce perché scardinerebbe il potere dei clan, che hanno dominato la scena politica, tramandandola da padre in figlio, dai tempi dell’indipendenza dal colonialismo francese.

Yemen

Le truppe governative hanno ripreso l’iniziativa militare ed hanno riconquistato alcune località tra quelle perse nelle ultime settimane. Secondo l’aeronautica saudita, i bombardamenti compiuti a sud di Maarib, nelle ultime 48 ore, hanno ucciso 150 miliziani. Una guerra per il controllo sulla regione tra Riad e Teheran che viene pagata a caro prezzo dalla popolazione civile yemenita, ridotta ormai alla fame e dipendente dall’assistenza internazionale.

Iraq

Manifestazioni ai confini della zona verde, nel centro di Baghdad, contro i risultati delle elezioni. La polizia e l’esercito hanno predisposto un cordone di protezione per evitare l’invasione della zona, che è sede di uffici governativi e ambasciate. I movimenti sciiti filo-iraniani accusano l’Ente indipendente per le elezioni di aver falsificato i risultati. Sono stati presentati 1300 ricorsi, che l’Ente sta valutando. Il presidente della Repubblica Barhum ha invitato tutte le parti a mantenere un atteggiamento equilibrato e seguire le procedure legali. L’alleanza Fath (Conquista), che raggruppa le formazioni armate filo-iraniane, ha ottenuto soltanto 16 seggi, invece dei 48 delle elezioni precedenti.

Turchia

Il ministero degli esteri ha convocato gli ambasciatori di Stati Uniti ed altri 9 paesi per protesta contro il comunicato congiunto che chiedeva libertà per l’oppositore Osman Kavalaya, in arresto preventivo da 4 anni in attesa di processo. La Turchia considera il comunicato degli ambasciatori un atto di interferenza negli affari interni. Kavalaya è un imprenditore e filantropo che ha portato avanti azioni civili contro ogni forma di autoritarismo e violenza. Negli anni ’80 del secolo scorso ha costituito la Fondazione “Cultura dell’Anatolia”, nel tentativo di far emergere la realtà multiculturale della Turchia. Nel 2017, la polizia lo ha arrestato mentre si stava recando ad inaugurare un centro di accoglienza per migranti siriani. Per 16 mesi non ha saputo per quali accuse era indagato. I primi reati contestati riguardavano il sostegno ai movimenti di protesta nel centro di Istanbul, in seguito gli è stato aggiunto un nuovo grave capo di accusa: partecipazione all’organizzazione del colpo di Stato del 2016.

Accuse di carattere politico che non poggiano su uno straccio di prova. L’arroganza del neo sultano Erdogan non conosce limiti e le divisioni all’interno dell’UE sul caso Diritti Umani in Turchia (L’Italia non ha firmato il comunicato degli ambasciatori) lo fanno ringalluzzire ulteriormente.

Egitto
Il film “Reesh” (Feathers, Piume) di Omar El-Zohairy ha ottenuto a Cannes, lo scorso luglio, il premio della critica ed è stato festeggiato ed osannato da stampa e Tv egiziane.

In questi giorni è stato proiettato al festival: “Giornate del Cinema di Gonna” (Egitto). Alcuni critici e registi lo hanno bollato sdegnosamente, considerandolo “offensivo per la reputazione del paese”. Il film racconta  la storia di una famiglia povera e le scene evidenziano la miseria di alcune zone urbane.

E’ in corso una campagna mediatica molto dura nei confronti del film e del suo regista; anche il Parlamento si sta interessando al caso. Una certa retorica conformista che si scopre realista più del re. Un gruppo di parlamentari ha presentato ieri un ordine del giorno per censurare la pellicola ed ha chiesto di ascoltare sul caso il Ministro della Cultura .

La storia del film è una rappresentazione surreale delle difficoltà che vive una casalinga, sempre ossequiosa al marito, completamente dipendente da lui per qualsiasi bisogno. Vive all’interno delle quattro mura domestiche: cucina, lava, cura i figli… Durante la festa di compleanno del bambino più piccolo, viene invitato un mago, il quale tenta un esperimento: trasformare il marito in una gallina; ci riesce con la meraviglia e gli applausi di tutti, ma il processo all’incontrario non funziona e non può riportarlo alla sua natura umana. La donna si trova così di fronte a due necessità: curare il marito-gallina e provvedere al mantenimento della famiglia… I finali non si raccontano!

Ecco il trailer, con sottotitoli in inglese: https://www.youtube.com/watch?v=DZeS_afmbtE

Qui una scheda, in Italiano: https://www.mymovies.it/film/2021/feathers/

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