Anbamed, notizie dal Sud Est del Mediterraneo

02 febbraio 2022   

Rassegna anno III/n. 032

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I titoli

Turchia: Bombardamenti sul Kurdistan iracheno e sul nord-est della Siria.

Egitto: Rinviata al 6 aprile l’udienza per il processo di Zaki.

Yemen: Missili balistici Houthi su sala operativa truppe emiratini a Shabwa.

Mar Rosso: Manovre militari della V Flotta USA con la partecipazione di Israele e paesi arabi.

Palestina Occupata: Amnesty International accusa Israele di Apartheid e chiede all’ONU di agire.

Sudan: Le mobilitazioni popolari proseguono. In arrivo condanne ONU e sanzioni USA contro la giunta golpista.

Libano: La magistratura chiede l’accompagnamento coattivo del governatore della Banca Centrale.

Le notizie

Turchia

L’aviazione turca ha compiuto nella notte raids sulle zone di confine nel il Kurdistan iracheno, nelle montagne di Shengal/Sinjar e Garjough, e nel nord est della Siria. Le fonti irachene confermano che gli attacchi hanno causato vittime e danni materiali, senza però dare cifre precise. In Siria, gli attacchi turchi hanno colpito le forze democratiche siriane a guida curda che stanno combattendo contro l’Isis. Ankara osteggia qualsiasi autonomia curda e di fatto sta favorendo i terroristi jihadisti. Negli ultimi 25 anni, la Turchia ha installato basi militari nel Kurdistan iracheno, con il pretesto di combattere il Partito dei Lavoratori (PKK). La scorsa Primavera le truppe turche hanno tentato un’invasione territoriale della zona di confine, con il silenzio del governo di Baghdad e delle autorità autonome curde di Erbil, ma le gravi perdite subite le hanno costrette al ritiro.

Egitto

Un’ingiustizia senza fine. Nell’udienza a porte chiuse di ieri, il processo a Patrick George Zaki è stato rinviato al 6 aprile. Ieri la sua avvocata, Hoda Nasrallah, ha presentato la documentazione a difesa per l’accusa che riguarda la diffusione di notizie false sul web. Anche se Zaki si dichiara ottimista, il rinvio non è un buon auspicio. Di fatto non può lasciare l’Egitto e proseguire i suoi studi in Italia. E con il rischio in caso di assoluzione, di vedersi incarcerato di nuovo per i restanti capi d’accusa che i servizi segreti egiziani gli avevano confezionato addosso: minaccia alla sicurezza nazionale, incitamento alle proteste illegali, sovversione e propaganda terroristica”.

In Italia, il governo non ha ancora predisposto l’iter per la concessione della cittadinanza italiana, votata a stragrande maggioranza dal Parlamento, lo scorso luglio, con 358 voti a favore, 30 astenuti e nessun voto contrario. A Roma, il consiglio comunale ha votato ieri all’unanimità la concessione della cittadinanza onoraria capitolina a Zaki.

Yemen

La guerra in Yemen è sempre più distruttiva. I ribelli Houthi hanno affermato che un loro missile balistico ha colpito e distrutto la sala operativa delle forze emiratine nella provincia di Shabwa. L’aviazione della coalizione ha continuato i bombardamenti sulle postazioni dei ribelli che assediano Maarib e sulle città sotto il loro controllo, compresa la capitale Sanaa. I comunicati parlano di decine di morti e centinaia di feriti.

Mar Rosso

Si svolgono nel Mar Rosso le manovre marine della V Flotta USA, denominate IMX, con la partecipazione di 50 navi e 9.000 soldati di 50 nazioni. Le manovre dureranno 18 giorni e vi partecipano unità israeliane e da diversi paesi arabi (Egitto, Arabia Saudita, Oman, Bahrein e Emirati Arabi Uniti).

Palestina Occupata

Amnesty International ha emesso un rapporto sulla politica israeliana nei confronti del popolo palestinese. “Le autorità israeliane devono essere chiamate a rispondere per aver commesso il crimine di apartheid contro i palestinesi”. L’indagine descrive in dettaglio come “Israele applichi un sistema di oppressione e dominio contro il popolo palestinese ovunque abbia il controllo sui suoi diritti. Ciò include i palestinesi che vivono in Israele e nei Territori Palestinesi Occupati, così come i rifugiati sfollati in altri paesi”. Il rapporto illustra come “massicci sequestri di terre e proprietà palestinesi, uccisioni illegali, trasferimenti forzati, drastiche restrizioni ai movimenti e negazione della nazionalità e della cittadinanza ai palestinesi siano tutti fattori componenti di un sistema che, ai sensi del diritto internazionale, equivale all’apartheid”. Questo sistema è mantenuto dalle violazioni che Amnesty International ha ritenuto costituire l’apartheid come un crimine contro l’umanità, come definito nello Statuto di Roma e nella Convenzione sull’apartheid.

Amnesty International chiede alla Corte penale internazionale (CPI) di “prendere in considerazione il crimine di apartheid nella sua attuale indagine nei territori palestinesi occupati e chiede a tutti gli stati di esercitare la giurisdizione universale per assicurare alla giustizia gli autori di crimini di apartheid”.

Sudan

I comitati di coordinamento delle rivolte popolari hanno deciso di programmare quattro grandi manifestazioni a Khartoum, per il mese di febbraio. Le mobilitazioni, però, rimangono in piedi permanentemente in altre forme, come i presidi notturni, la chiusura di strade e autostrade, scioperi locali e altre azioni nonviolente. Le parole d’ordine sono: “governo civile, ritorno dei militari alle caserme e processi agli assassini dei manifestanti”. Sui social è stato pubblicato un video nel quale compare un agente in divisa mentre sparava dal suo mitra contro un manifestante, uccidendolo.

A Ginevra il Consiglio ONU per i Diritti Umani sta svolgendo una sessione per discutere della situazione sudanese. Anche a Washington, il Senato ha messo all’ordine del giorno provvedimenti per sanzioni contro società legate all’esercito e contro componenti della giunta golpista. Non sono servite a nulla i 6 milioni di dollari all’anno, dal 2019, pagati dal vertice militare sudanese ad una società di lobbying israeliana, per dare lustro al nuovo regime sudanese. Si tratta della società Dickens & Madison, presieduta dall’ex agente dei servizi militari di Intelligence israeliani, Ari Ben-Menashe, noto anche per l’affare Irangate degli anni Ottanta. Il contratto era stato firmato dal numero due della giunta militare, Hamidati, il 17 giugno 2019 e, secondo i dati del Dipartimento di Giustizia USA, è ancora in essere vista la documentazione presentata dalla stessa società.

Libano

La giudice Ghada Aoun ha ordinato l’accompagnamento coattivo nei confronti del governatore della Banca Centrale libanese, Riad Salameh, che non si era presentato per tre convocazioni. Salameh deve essere interrogato, come testimone, per le misure intraprese che avevano portato al crollo finanziario del paese nel 2019. Salameh vuole sottrarsi alla procedura giudiziaria nel timore di passare dalla posizione di testimone a quella di accusato. La giudice aveva disposto, in via precauzionale, il sequestro di tutti i conti bancari e proprietà intestate a suo nome e il divieto di espatrio. Il governatore ha mantenuto il suo posto per quasi trent’anni ed è stato il suggeritore dell’ingegneria finanziaria che ha favorito le banche commerciali private, mandando in rovina milioni di risparmiatori e portando all’indebitamento colossale dello Stato ed al crollo della lira. Salameh è indagato anche in Francia e Svizzera per riciclaggio e trasferimenti sospetti di svariati milioni di dollari verso i paradisi fiscali.

Festival del libro per la pace e la non violenza

Roma 2-5 giugno 2022

Echi della stampa araba n. 10

In questa rubrica riprendiamo in sintesi, ma fedelmente, opinioni, commenti ed editoriali apparsi sulla stampa araba, che valutiamo siano di un certo interesse per il lettore italiano.

La pubblicazione non significa affatto la condivisione delle idee espresse.

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