Anbamed, notizie dal Sud Est del Mediterraneo
04 febbraio 2022
Rassegna anno III/n. 034
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I titoli
Siria: Ucciso il capo dell’ISIS in un’operazione delle truppe USA nella provincia di Idlib, sotto il controllo dell’esercito turco.
Iran: Un venditore ambulante si è dato fuoco per protesta contro le vessazioni della polizia locale.
Egitto: Un attivista di piazza Tahrir sparito nelle mani della polizia, dopo il suo arresto.
Turchia: Inflazione record preoccupa Erdogan, ad un anno e mezzo dalle elezioni.
Nucleare iraniano: Riprendono la prossima settimana i negoziati di Vienna.
Le notizie
Siria
Il presidente Biden ha annunciato che l’incursione nel nord della Siria si è conclusa con la morte del capo dell’Isis, successore di Al-Baghdadi. Si chiamava Abdallah Al-Gardash (alias Abu Ibrahim Al-Quraishi). Si è fatto esplodere pur di non farsi prendere vivo, uccidendo anche la propria famiglia. Al-Gardash era nato nel 1976, di nazionalità irachena di etnia turcomanna, ex ufficiale nell’esercito iracheno ai tempi di Saddam Hossein ed era stato detenuto, nel 2008 insieme ad Al-Baghdadi, nel carcere di Bucca gestito dall’esercito USA,. È stato nominato a capo dell’Isis una settimana dopo l’uccisione di Al Baghdadi, in un’operazione dei marines statunitensi il 27 ottobre 2019, sempre nella provincia di Idlib. Biden ha elogiato il ruolo dei suoi uomini, ma ha implicitamente riconosciuto il ruolo dei curdi e degli iracheni nella battaglia contro il jihadismo daieshista, citando sia i peshmerga del Kurdistan iracheno sia le Forze Democratiche siriane. Non ha detto nulla però sul ruolo della Turchia di Erdogan che è la potenza militare egemone su quel territorio, dove i jiahadisti di Al-Qaeda e di Daiesh trovano rifugio e libertà di azione.
Gli esperti della rete terroristica prevedono che a sostituire Al Gardash potrebbe essere un altro iracheno denominato Al-Issawi, malgrado la diffusione della notizia della sua morte, un anno fa, in un’azione congiunta tra le forze di sicurezza irachene e quelle USA.
Iran
Un altro caso Mohammed Abuazizi è avvenuto in Iran. Un venditore ambulante si è dato fuoco in mezzo alla folla, nella città di Khorrambad. Il motivo è sempre lo stesso del caso tunisino: il sequestro della mercanzia da parte dei vigili urbani. Si è diffuso nei social un video dove si vede molta gente che usa le proprie giacche per soffocare il fuoco, nel tentativo di salvarlo. È stato portato d’urgenza in ospedale e da quel momento non sono state più divulgate notizie sul suo caso. Malgrado che l’Iran sia un paese petrolifero, la politica di riarmo e le sanzioni USA hanno ridotto la popolazione alla povertà.
Egitto
Un’altra sparizione forzata di un’attivista politico. L’esponente del partito Destour, Haitham El-Banna, è stato arrestato domenica 30 gennaio da parte delle forze di sicurezza e da allora la famiglia non sa dove si trovi. Gli avvocati non hanno potuto parlare con lui. Secondo la sorella, Shaymaa, Haitham ha scritto sui social, il 25 gennaio, un post nel quale ha raccontato la sua esperienza durante le giornate di piazza Tahrir, nel 2011.
Turchia
Le autorità turche cominciano ad ammettere i dati reali dell’inflazione. A gennaio ha toccato il 48,69% su base annua. È il livello più alto nelle ultime due decadi. Il dato fornito è relativo ad un paniere di prodotti selezionati dall’Ente Nazionale di Statistica. Il calcolo dell’aumento dei prezzi all’ingrosso, invece, ha registrato un aumento del 93,53%. Una settimana fa in seguito alla diffusione di cifre simili, Erdogan ha licenziato il direttore dell’Ente. Il neo Sultano è preoccupato per le prossime elezioni presidenziali tra 18 mesi. L’inflazione, infatti, è l’effetto del crollo della lira, causato dalla sua politica finanziaria sui tassi d’interesse imposta da lui stesso alla Banca Centrale.
Nucleare iraniano
La prossima settimana riprendono le trattative a Vienna sul nucleare iraniano. Nei giorni scorsi, le delegazioni sono tornate ai propri governi per prendere posizioni decisive. Sia gli Stati Uniti, che non partecipano direttamente al negoziato, sia la Francia hanno avvisato che la fine del negoziato sarà per la metà di febbraio: “È l’ultima occasione”, ha detto il rappresentante di Parigi. Washington sostiene – contro ogni logica – che il ritorno all’accordo permetterà a Teheran di accumulare combustibile radioattivo sufficiente per produrre una bomba atomica. L’Iran chiede la cancellazione di tutte le sanzioni, prima di tornare al rispetto dei termini dell’accordo del 2015, che limita l’arricchimento dell’uranio al 3,6%.
Approfondimenti
Festival del libro per la pace e la non violenza
Roma 2-5 giugno 2022
Echi della stampa araba n. 10
In questa rubrica riprendiamo in sintesi, ma fedelmente, opinioni, commenti ed editoriali apparsi sulla stampa araba, che valutiamo siano di un certo interesse per il lettore italiano.
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