In questa rubrica riprendiamo in sintesi, ma fedelmente, opinioni, commenti ed editoriali apparsi sulla stampa araba, che valutiamo siano di un certo interesse per il lettore italiano.
La pubblicazione non significa affatto la condivisione delle idee espresse.
Questo articolo risulterà criptico, per la complessità dello scontro in Yemen. L’autore esprime la posizione degli autonomisti della parte meridionale del paese, che fino al 1990 era uno Stato autonomo, la Repubblica Popolare Democratica dello Yemen diretto dal Fronte Nazionale, di sinistra, dopo il ritiro degli inglesi ex colonizzatori. Gli autonomisti vogliono la secessione e questo crea un ulteriore livello di scontro nel conflitto. [La redazione]
Lo Yemen meridionale ha il suo piano ed i suoi obiettivi
di Saleh Shaief
Al-Ayyam (Aden – Yemen)
Senza data
“La presenza di molteplici parti, interne ed esterne, attive sulla scena politica yemenita, con obiettivi e piani politici contrastanti, oltre allo scontro tra di esse, con uso di mezzi leciti e illeciti, ha reso la situazione maggiormente complicata e creato una confusione nella mente della gente; gli stessi yemeniti non capiscono più cosa sta succedendo al loro paese e come sarà il loro destino futuro […]. Questa situazione ha rappresentato l’occasione eccellente per confondere le acque, sfuggire dall’assumersi le responsabilità del proprio agire, mischiare le carte e nascondere gli errori da parte di tutti questi attori, che lavorano soltanto per il proprio tornaconto. A pagare il prezzo è il popolo con i sacrifici quotidiani, le difficoltà e la miseria, allontanando ogni prospettiva di un futuro di serenità per le generazioni a venire.
L’unico punto fermo è il capitolo dello Yemen meridionale che si batte per una causa nazionale. Una sola voce e un movimento deciso a raggiungere i propri obiettivi. Abbiamo pagato un prezzo alto per affermare la giustezza della causa, difendendo il territorio dagli invasori [gli Houthi, NdR]. Adesso è ora che chi vuole liberare le sue terre da questi golpisti, vada ad affrontarli nello Yemen settentrionale; ammesso che ci sia effettivamente la volontà di riportare la legalità in quelle terre.
Il sud Yemen e la sua gente non accettano più la presenza delle forze militari [del nord], che dovrebbero essere ritirate, senza indugi, per evitare il peggio. Anche la coalizione araba ha le sue responsabilità da assumere, se vuole seriamente sconfiggere il progetto iraniano in Yemen, per fermare la guerra ed arrivare ad una soluzione politica nel più breve tempo possibile”.
Illuminare gli asini
di Safaa Fahal
Al-Rakoba (Sudan)
Data di pubblicazione: 5 febbraio 2022
“Avviso preliminarmente i lettori che questa non è una battuta, ma una notizia vera pubblicata sull’agenzia stampa ufficiale. Il signor Field Marshal Mohammed Hamadan Duqlo, meglio noto con il vezzeggiativo Hamidati, o come veniva chiamato dal destituito Omar Bashir, “Himayati” (personale mia guardia del corpo. NdR), nonché vice presidente della giunta presidenziale, membro della Commissione di sicurezza (per l’assassinio dei manifestanti), presidente della Commissione (per la distruzione) dell’economia, capo delle milizie Janjaweed denominate adesso Forza di pronto intervento, proprietario di montagne con cave dell’oro e classificato tra gli uomini più ricchi dell’Africa, svolgerà una lezione magistrale ai professori e rettori delle università sudanesi.
La cosa non è così stravagante in uno Stato dove vige la legge delle armi, degli assassinii, degli arresti indiscriminati e del leccaculismo. Nel nostro paese dicono: “Affama il tuo cane, ti segue”. Non credo che le persone sedute (ad ascoltare) siano dei professori […]. Ricordiamoci che ha ottenuto il dottorato un certo personaggio che ha scritto una tesi dal titolo: ‘Il sangue delle zanzare inficia le abluzioni delle preghiere?’ […].
La colpa non è del relatore Hamdati che ha trovato una nazione senza una guida e si è messo a scorrazzare senza freni. Non cito la coscienza, perché il personaggio non ne possiede una. La colpa è dei professoroni che hanno accettato di sedersi sui banchi, come bambinelli di una scuola elementare, conoscendo il livello di istruzione ed esperienza del personaggio. [Sono sicura] che stavano aspettando con trepidazione il momento della conclusione della lezione, per sentire l’annuncio dell’aumento dei loro stipendi. Mia nonna ripete che ‘Nel tempo delle milizie, la matita [la conoscenza] non attenua il dolore’. La rivoluzione continua!”
[…] Echi dalla stampa araba n. 11 […]