Anbamed, notizie dal Sud Est del Mediterraneo

04 marzo 2022.

Rassegna anno III/n. 062

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Nono giorno di guerra russa contro l’Ucraina. Il negoziato a Brest ha portato all’apertura di corridoi umanitari per profughi e forniture alimentari, ma non al cessate-il-fuoco. Bombardata la centrale nucleare di Zaporizhazhia, la più gande d’Europa. Il porto di Kherson, nel sud, è la prima città a cadere nelle mani dei russi. Un milione di profughi ha lasciato il paese, secondo l’ACNUR.  Il presidente francese Macron, dopo aver sentito Putin al telefono: “Il peggio deve ancora venire!”

Domani, sabato 5 marzo a Roma manifestazione nazionale contro tutte le guerre.  

Nella Rubrica Approfondimenti pubblichiamo un articolo di Luciana Castellina. Presidente onorario dell’ARCI.

Domenica 27 marzo 2022 ore 18:00 si terrà, in modalità online, l’Assemblea dell’Associazione “Anbamed, aps per la Multiculturalità”. Tutti gli abbonati, anche non iscritti, possono chiedere il link per parteciparvi: anbamedaps@gmail.com

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I titoli

Libia: Braccio di ferro tra i due esecutivi. Due nuovi ministri sono tuttora sequestrati a Misurata.

Arabia Saudita: Il principe ereditario considera Israele un possibile alleato.

Marocco: Condannato a sei anni il giornalista Khaled Radi.

Egitto: Aumenta la tassa per l’attraversamento del Canale di Suez.

Turchia: Ankara esporta droni all’Ucraina.

Tunisia: Arrestato l’ex presidente dell’ordine degli avvocati.

Iraq: Di nuovo tensione tra il governo autonomo curdo e Baghdad.

Le notizie

Libia

Il governo Basha-Agha ha giurato davanti al Parlamento. Alcuni dei ministri non sono riusciti a raggiungere la seduta, a causa della chiusura dello spazio aereo da parte del governo dimissionario guidato da Dbeiba. Due dei ministri sono stati sequestrati durante il loro viaggio via terra da Tripoli a Tobruk. Il ministro degli Esteri Hafez Gaddour (ex ambasciatore in Italia) e la ministra della Cultura Saliha Zarrouq (unica donna del nuovo esecutivo) sono nelle mani delle milizie di Misurata e sono in corso trattative per il loro rilascio. Basha-Agha ha denunciato all’autorità giudiziaria la chiusura dello spazio aereo da parte di Dbeiba ed ha chiesto a tutte le istituzioni di non eseguire le sue direttive. Una parte delle milizie di Tripoli si sono schierate a fianco del governo dimissionario, in seguito all’elargizione di generose commesse per la gestione della sicurezza. Il nuovo premier, però, ha escluso che si possa arrivare ad uno scontro armato per il passaggio dei poteri.

Arabia Saudita

L’agenzia stampa saudita (vedi) ha pubblicato per intero, in lingua araba, il testo dell’intervista rilasciata dal principe ereditario, Mohammed Bin Salman, alla rivista statunitense The Atlantic. (QUI) . La parte che rappresenta una novità è quella riguardante Israele: “Per noi non è un paese nemico. Potrebbe essere un alleato”. Nell’intervista sono stati affrontati tanti temi caldi della politica del regno, dal caso Khashoggi al rapporto con gli Stati Uniti e con la Cina, dalla modernità all’Islam, dalla democrazia alla famiglia reale e le lotte interne. L’intervista non ha fatto il minimo cenno all’intervento militare in Yemen ed alla guerra in corso al confine.

Marocco

Il giornalista Khaled Radi, 35 anni, è stato condannato dalla corte di cassazione a 6 anni di reclusione. È il secondo giornalista che subisce una condanna così pesante, per le sue opinioni, con l’aggiunta palesemente strumentale dell’accusa di contatto con agenti stranieri e abusi sessuali su ex colleghe. Radi è stato arrestato nel 2020 per l’accusa di contatti con agenti stranieri (rappresentanti di Amnesty International). Nel suo caso c’è stata la prima denuncia dell’uso, a fini di spionaggio, del programma Pegasus, venduto dalla società israeliana ai Servizi di Rabat. Le autorità marocchine hanno smentito, ma poi lo scandalo internazionale non è tardato a scoppiare per il coinvolgimento di migliaia di personalità politiche di tutto il mondo. In secondo tempo, i Servizi marocchini hanno tirato fuori dal cilindro l’accusa fotocopia di violenza sessuale, per infangare l’immagine del giornalista dissidente.  

Egitto

Il Canale di Suez ha aumentato le tariffe di transito delle navi, subito dopo la crisi ucraina. Il direttore spiega, però, che l’aumento è il risultato dell’andamento del commercio internazionale che ha visto lievitare i profitti delle società commerciali e marittime nel 2021. Dal Canale di Suez passa il 12% del commercio mondiale trasportato su navi.

Il governo egiziano ha negato di aver ricevuto richiesta dagli Stati Uniti di chiudere il Canale di fronte alle navi russe. “Sarebbe una violazione delle leggi internazionali sulla navigazione”, ha detto il portavoce del Cairo.

Turchia

Il governo di Ankara dà un colpo al cerchio e uno alla botte. Ammette la consegna dei droni di fabbricazione turca all’Ucraina, ma dice che non si tratti di un sostegno militare, bensì di un affare commerciale con una società privata. Va ricordato che la società produttrice, Bayraktar, è di proprietà di un familiare del presidente Erdogan. La Turchia ha condannato la guerra russa, ma non ha aderito alle sanzioni statunitensi e dell’Unione Europea.

Tunisia

L’ordine di arresto, da parte del tribunale militare, per l’ex presidente dell’ordine degli avvocati, Abdel-Razeq Kilani, ha suscitato condanne e prese di distanze da molti partiti e movimenti della società civile. Una critica di carattere tecnico riguarda la misura eccessiva dell’arresto, in mancanza di un pericolo di fuga dell’indagato. Ma esiste anche una valutazione politica sull’uso della giustizia al servizio dell’esecutivo, per intimorire gli avversari. Kilani, infatti, è l’avvocato del deputato e vice capo del partito Ennahda, Buhairy, arrestato a gennaio. L’ufficio legale di Buhairy contesta l’uso dei tribunali militari, per processi contro imputati civili in cause riguardanti reati non connessi alle forze amate.

Iraq

Torna la tensione tra il Kurdistan e il governo centrale di Baghdad. Il primo ministro del governo autonomo di Erbil, Barazani, ha dichiarato la sua opposizione alla sentenza della Corte Suprema, che aveva ordinato la consegna della produzione petrolifera della regione nelle mani del governo. “Continueremo a vendere il greggio come abbiamo fatto prima”, ha detto in una conferenza stampa. Il Kurdistan esporta 500 mila barili al giorno tramite l’oleodotto, via territorio turco fino al porto di Jihan.

Approfondimento

Ricostruire un movimento pacifista ancora più forte

di Luciana Castellina, Presidente onoraria Arci

2 commenti

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