Anbamed, notizie dal Sud Est del Mediterraneo

(testata giornalistica. Direttore responsabile: Federico Pedrocchi)

06 luglio 2022.

Rassegna anno III/n. 186

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132 giorni di guerra. Si prepara l’evacuazione di 350 mila civili dalla regione Donetsk sotto attacco russo. Sequestrate dagli indipendentisti due navi straniere nel porto di Mariupol. Divergenze tra Zelensky ed i suoi generali sul divieto di viaggiare, fuori dalle città di residenza, per gli adulti.

Continua lo sciopero della fame solidale a staffetta per chiedere la liberazione di #AlaaAbdelFattah, attivista egiziano leader delle rivolte di piazza Tahrir, da 95 giorni in sciopero della fame nelle carceri di Al-Sissi. Anche la sorella, Mouna Seif, ha iniziato 24 giorni fa lo sciopero della fame permanente. Appello della redazione ai lettori ed ascoltatori di Anbamed, per non interrompere la catena, di aderire alla staffetta solidale di sciopero della fame per un giorno.

Oggi digiunano: Helena Janeczek ei Alessandra Zambelli

Per maggiori info: http://www.invisiblearabs.com

Il 30 giugno, Anbamed ha spento la seconda candelina. Due anni fa è iniziata questa maratona dell’informazione quotidiana sul Grande Vicino Oriente. Puntuale, completa e senza interruzioni. Agli abbonati del 2022 andranno due quadri donati da Silvia Lotti e Giuseppe Di Giacinto.

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Titoli

Sudan: Continuano ad oltranza le manifestazioni di piazza contro i golpisti.

Egitto: Parte il dialogo politico nazionale, ma sono esclusi i Fratelli Musulmani, principale partito di opposizione.

Palestina Occupata: Continua la mattanza israeliana a Jenin.

Iran: Un cittadino belga arrestato a Teheran con l’accusa di spionaggio.

Siria: Lo scrittore Khairy Alzahaby è scomparso in esilio all’età di 76 anni.

Le notizie

Sudan

I generali golpisti hanno abbandonato le trattative indette dall’ONU e dimissionato i membri civili del Consiglio di presidenza. Sono due passi gravi che segnano la determinazione dei militari di non cedere il potere e di proseguire la loro repressione sanguinaria delle manifestazioni pacifiche. La risposta dei comitati di resistenza è stata quella di un presidio permanente di fronte all’ospedale dove sono ricoverati i feriti dell’eccidio dello scorso 30 giugno. Un sit-in che si sta ingrossando ogni giorno di più e non è lontano dal palazzo presidenziale. La coalizione delle forze per la libertà e il cambiamento ha condannato le “mosse dei generali che perpetrano la dittatura di Al Bashir”. Tutti i partiti della rivolta sudanese sono concordi che non ci dev’essere nessuna trattativa con i militari golpisti per non fornire loro una legittimità.

Egitto

Sono iniziate al Cairo quelle che vengono presentate come le sedute del dialogo politico egiziano, promosse dal presidente Al-Sissi. La seduta di ieri era dedicata al consiglio di coordinamento che si compone da politici, giornalisti e parlamentari di diversi orientamenti, compresi alcuni partiti dell’opposizione “addomesticata”. Il dialogo sarà condotto dal presidente del sindacato dei giornalisti e dovrebbe portare la situazione politica egiziana ad una fase di convivenza tra il potere e le forze politiche di opposizione. Il presidente Al-Sissi però ha escluso il movimento dei Fratelli Musulmani, senza nominarlo, dalla partecipazione agli incontri, vanificando di fatto ogni sforzo di pacificazione sociale. Anche le richieste dei difensori dei diritti umani di rilascio dei detenuti politici e di opinione non sono state accolte. Appare così evidente che la mossa di Al-Sissi serve soltanto per ridurre le tenui pressioni internazionali ed in particolare quelle USA.

Palestina Occupata

Un altro giovane palestinese è stato assassinato stamattina, mercoledì, durante le operazioni di rastrellamento dell’esercito israeliano a Jenin. Rafiq Ghannam aveva 20 anni, quando è stato colpito dalla pallottola di un cecchino israeliano. In tutta la Cisgiordania, i rastrellamenti dell’esercito di occupazione hanno portato all’arresto di 38 palestinesi, con l’accusa di resistenza popolare.

Il rapporto del dipartimento di Stato USA sull’assassinio di Shireen Abu Aqile è stato deludente per le aspettative dell’Autorità nazionale palestinese. Washington ha preteso di aver la pallottola che ha ucciso la giornalista e l’ha consegnata ai militari israeliani che l’hanno analizzata, contrariamente agli accordi con il governo di Ramallah. “Un comunicato politico e non tecnico”, ha detto una fonte palestinese, che di fatto utilizza termini attenuanti delle responsabilità dell’esercito di occupazione, malgrado che abbia indicato che l’ipotesi preponderante sia quella dell’origine israeliana della pallottola che ha causato la morte della giornalista. Il comunicato di Washington infatti sostiene che non vi siano elementi per dire che l’attacco sia premeditato e parla di morte e non di assassinio della cittadina palestinese e statunitense, Shireen Abu Aqile. Secondo la stampa palestinese, tutta l’operazione è stata un’azione teatrale per sgomberare il campo, prima della visita di Biden nella regione, del sospetto che una cittadina USA sia stata uccisa dall’esercito israeliano. Molto dura la reazione dell’associazione israeliana per i diritti umani B’tselem, che ha stigmatizzato la presa di posizione di Washington definendola sbilanciata a favore dell’alleato strategico, Israele.  

Iran

La polizia di Teheran ha arrestato lo scorso febbraio un cittadino belga con l’accusa di spionaggio. Lo ha comunicato il ministro della Giustizia di Bruxelles ai parlamentari che stanno discutendo di un trattato bilaterale tra Belgio e Iran per lo scambio di prigionieri. L’opposizione iraniana all’estero accusa il governo belga di mirare alla consegna a Teheran dell’agente Assady, condannato a 20 anni per atti di terrorismo. Assady era un diplomatico iraniano implicato nella fornitura, tramite la valigia diplomatica, di un quantitativo di esplosivo, per un attentato che si doveva organizzare contro la riunione del Consiglio della Resistenza iraniana a Parigi nel 2018. La pratica del regime degli ayatollah, di ricattare gli altri paesi arrestando loro cittadini con l’accusa di spionaggio, è abbastanza consueta e collaudata. Ha già funzionato con la Francia e Gran Bretagna.

Siria

Lo scrittore Khairy Alzahaby è morto lunedì a Parigi all’età di 76 anni. Nato a Damasco, si è laureato in lingua e letteratura araba al Cairo, ha vissuto a lungo in Siria, dove ha insegnato e lavorato nell’ente statale radio-televisivo. Noto per le sue posizioni a fianco degli ultimi, anche se non è mai stato iscritto a nessun partito, è stato incarcerato per diversi anni con l’accusa di comunismo. In particolare nel 1991 per una sua critica al regime di Hafez Assad. Nel 1973, durante la guerra di Ramadan, è stato catturato sul Golan ed ha passato quasi due anni in un carcere israeliano a Haifa, esperienza che ha narrato nel libro: “Da Damasco a Haifa”. Ha scritto molti romanzi, alcuni dei quali sono stati trasformati in film o sceneggiati televisivi. Nel 2012 ha lasciato definitivamente la Siria e he peregrinato tra Dubai, Amman e Parigi. Ultimo suo romanzo, uscito nel 2018, è “La biblioteca e il generale”, un libro-denuncia contro la tirannia. Ha scritto migliaia di articoli per la stampa araba e internazionale sui temi della cultura ed il suo ruolo nella formazione del cittadino critico, che non accetta il ruolo di suddito.

Approfondimento

IN MEMORIA DI ORHAN DOGAN

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1 commento

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