Anbamed, notizie dal Sud Est del Mediterraneo

(testata giornalistica. Direttore responsabile: Federico Pedrocchi)

07 luglio 2022.

Rassegna anno III/n. 187

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133 giorni di guerra. La Russia rafforza la flotta nel Mar Nero. Evacuazione delle popolazioni a Sloviansky dove infuriano i combattimenti. Gli inviti del Vaticano al negoziato cadono nel vuoto, mentre alla conferenza di Lugano le potenze “litigano” sul business della ricostruzione.

Continua lo sciopero della fame solidale a staffetta per chiedere la liberazione di #AlaaAbdelFattah, attivista egiziano leader delle rivolte di piazza Tahrir, da 96 giorni in sciopero della fame nelle carceri di Al-Sissi. La sorella, Mouna Seif, ha deciso di interrompere il digiuno, iniziato 25 giorni fa. “Devo essere nel pieno delle forze, per sostenere Alaa”, ha scritto sui social.

Appello della redazione di Anbamed ai lettori ed ascoltatori di aderire alla staffetta solidale di sciopero della fame per un giorno.

Ieri hanno digiunato in Italia: Helena Janeczek e Alessandra Zambelli.

Oggi digiuna: Carolina Paolicchi.

Per maggiori info: http://www.invisiblearabs.com

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Titoli

Sudan: Annullata la mediazione ONU per la crisi sudanese.

Palestina Occupata: Un amico di Arafat giace ancora in carcere israeliano all’età di 82 anni.

Tunisia: Il capo di Ennahda Ghannouchi accusato di riciclaggio e finanziamenti illeciti esteri.

Egitto: Divieto di espatrio un’arma per vanificare le attività dei difesnori dei diritti umani.

Iran: Teheran annuncia l’arresto del vice ambasciatore britannico per spionaggio.

Iraq: Dissidio per la spartizione delle risorse petrolifere tra governo federale e autonomia curda.

Libia: Il figlio dell’ex dittatore annuncia il ritiro della propria candidatura alle presidenziali.

Le notizie

Sudan

ONU, UA e IGAD hanno deciso di annullare le trattative tra i partiti e i militari, in seguito alle decisioni prese dai generali golpisti di ritirarsi. Il paese entra in una fase delicata, nella quale i militari rimangono al vertice del potere, fingendo di uscire formalmente dall’arena politica. Il generale Burhan ha dimissionato i membri civili nel comitato di presidenza, il vero centro di potere politico nel paese, ed ha invitato i partiti di formare un governo civile. L’astuta mossa serve a deresponsabilizzare i militari dagli effetti disastrosi della crisi economica ed in particolare alimentare. Con le casse dello Stato vuoto, le riserve di grano bastano soltanto per 15 giorni. Le forze politiche militanti hanno deciso di proseguire la lotta di piazza, fino al ritiro dei militari nelle caserme.

In un articolo su Newsweek, la responsabile di HRW, Nicole Widdersheim, ha chiesto al governo di Washington di imporre sanzioni ai capi dell’esercito sudanese, responsabili delle uccisioni e della repressione violenta delle manifestazioni pacifiche.

Palestina Occupata

Un tribunale israeliano ha respinto la richiesta di rilascio anticipato nei confronti del detenuto politico palestinese Fouad Shoubaki, 82 anni. L’anziano amministratore finanziario di Al-Fatah ed amico personale del presidente Arafat, è stato arrestato nel 2006 durante un’irruzione illegale dell’esercito di occupazione a Ramallah, con l’accusa di aver organizzato l’acquisto di armi per l’autorità nazionale palestinese. La condanna a 17 anni scade il prossimo marzo 2023. Malgrado l’età e la salute cagionevole, i giudici – senza timore di cadere nel ridicolo – hanno sentenziato che Shoubaki rappresenta un pericolo per la sicurezza dello Stato.

Tunisia

La procura di Tunisi ha deciso il congelamento dei patrimoni di una decina di politici dell’ex maggioranza di governo, tra i quali l’ex presidente del Parlamento sciolto, Ghannouchi e l’ex premier Hammadi Jebali. Gli esponenti politici sono accusati di riciclaggio di denaro e finanziamenti illeciti per le campagne elettorali. Ghannouchi è stato convocato per l’interrogatorio il 19 luglio, una settimana prima del voto per il referendum. La legge tunisina prevede condanne severe per questi reati, il divieto di ricandidarsi per 5 anni ed una sanzione che va da 10 a 50 volte la somma ricevuta da fonti estere. La vicenda riguarda contratti di pubbliche relazioni tra esponenti del partito islamista Ennahda e società francesi e statunitensi, prima delle ultime elezioni nel 2019, per migliorare l’immagine del partito all’estero. Secondo l’accusa, le somme per il finanziamento di queste campagne elettorali occulte non sono state dichiarate e sono state pagate da conti cifrati esteri. Se le accuse si trasformeranno in una sentenza definitiva prima del prossimo 17 dicembre, data prefissata per le elezioni politiche, sarà un terremoto politico con la cancellazione della lista del partito islamista Ennahda, il maggiore partito in tutte le elezioni passate.

Egitto

L’organizzazione per i diritti umani FairSquare, insieme a Human Rights Watch, ha pubblicato una denuncia contro il divieto di espatrio, messo spesso in atto dalle autorità del Cairo, per ostacolare il lavoro degli attivisti egiziani. Le due associazioni sostengono che il governo egiziano non informa gli interessati delle decisioni amministrative che li riguardano. Lo scoprono soltanto al momento di partire. In questa pratica sarebbero caduti almeno 15 giornalisti, avvocati e attivisti in contatto con le organizzazioni internazionali. In questo modo viene ostacolato il lavoro degli interessati, che non hanno neanche la possibilità di ricorrere contro il provvedimento.

Iran

La Tv iraniana ha dato la notizia dell’arresto di un gruppo di stranieri per spionaggio, tra i quali il vice ambasciatore britannico. Secondo le informazioni fornite, senza citare la fonte, quattro persone sono state fermate mentre lasciavano il paese con in valigia campioni di terriccio, prelevati da una zona dove si tengono i lanci di missili balistici. La TV ha pubblicato una foto di 4 persone, 3 uomini e una donna, in una zona desertica. Sarebbero entrati in Iran con un visto accademico, per contatti con l’università di Teheran. L’agenzia Pars ha scritto che il diplomatico sarà espulso. Il ministero degli esteri britannico ha smentito la notizia.

Iraq

Un tribunale federale ha annullato i contratti petroliferi siglati tra il governo regionale curdo e società straniere, per lo sfruttamento delle risorse energetiche nel territorio autonomo. Il contenzioso continua da diversi decenni e non ha finora trovato una soluzione politici condivisa. Dopo le iniziative private del governo di Erbil di avviare ricerche ed esportazioni petrolifere, il ministero dell’energia di Baghdad ha fatto ricorso all’alta corte e poi ai tribunali civili per ottenere una sentenza definitiva sull’illegittimità di questi contratti. Il Kurdistan iracheno esporta, tramite la Turchia, 500 mila barili al giorno. Tutte le società straniere firmatarie dei contratti, per non perdere quelli con il governo federale, hanno annunciato che chiuderanno i propri uffici ad Erbil.

Libia

Si fa sentire di nuovo Seif Islam, il figlio dell’ex dittatore. Sui social ha pubblicato una proposta per “superare la crisi politica attuale e rispondere alle aspettative del popolo”. La prima parte della proposta è scontata e non contiene nulla di nuovo o di rilevante: “elezioni presidenziali e politiche condotte da un organismo indipendente e neutrale”. Se necessario è possibile superare il dualismo di governo con una personalità terza, dice il figlio dell’ex dittatore.

2) “Si ritirano dalla corsa presidenziale tutte le personalità oggetto di controversie”. L’idea, oltre al generale Haftar ed al premier Dbeiba, ingloba anche lui. Il suo avvocato e portavoce, Khaled Zaiydi, ha confermato dal Cairo la proposta e la sua disponibilità a ritirarsi.

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1 commento

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