Anbamed, notizie dal Sud Est del Mediterraneo

(testata giornalistica. Direttore responsabile: Federico Pedrocchi)

23 luglio 2022.

Rassegna anno III/n. 203

Per informazioni e contatti, manda un messaggio: anbamedaps@gmail.com

Per ascoltare l’audio:    

                                                     

Le vignette sono QUI

149 giorni di guerra. Firmato in Turchia, con la mediazione ONU, l’accordo per l’esportazione del grano ucraino. Ma l’intesa non ferma le bombe. Raid e combattimenti nel sud e nell’est. Kiev dice che a Kherson sono accerchiati 1000 soldati russi.

Con oggi Alaa Abdel Fattah è in sciopero della fame da 113 giorni, nel carcere di Wadi Natroun. In Italia dal 28 maggio è in corso un digiuno solidale a staffetta per chiedere la sua liberazione.

Appello della redazione di Anbamed ai lettori ed ascoltatori di aderire alla staffetta solidale di sciopero della fame per un giorno.

Oggi digiuna Monica Ruocco.

Per maggiori info: http://www.invisiblearabs.com

Oggi, sabato 23 luglio si tengono in molte città italiane e europee manifestazioni per la pace e contro ogni guerra. Tacciano le armi, Negoziato subito! Verso una conferenza internazionale di pace!   (Controlla quie qui)

Il 30 giugno, Anbamed ha spento la seconda candelina. Due anni fa è iniziata questa maratona dell’informazione quotidiana sul Grande Vicino Oriente. Puntuale, completa e senza interruzioni. Agli abbonati del 2022 andranno due quadri donati da Silvia Lotti e Giuseppe Di Giacinto.

Sostieni Anbamed

Il rapporto delle donazioni dal 1° maggio al 16 giugno ci dice che sono state raccolte 90 €. Meno di 2 € al giorno. Situazione allarmante.

Questa rassegna sopravvive grazie ai contributi dei suoi lettori e ascoltatori.

Ricordati che anche il più grande oceano è fatto di gocce!

Ecco i dati per il versamento:

Associazione Anbamed, aps per la Multiculturalità

Iban: IT33U0891382490000000500793

Bic: ICRAITRRPDO

Titoli

Libia: Duri scontri tra milizie a Tripoli. 16 morti. Dimesso il ministro degli interni.

Siria: Tre fronti di guerra. Droni turchi contro i curdi, raid russi su Idlib e missili israeliani alla periferia di Damasco.

Tunisia: Duri scontri tra la polizia e i manifestanti che protestavano contro il referendum costituzionale.

Iraq: Si acuisce la crisi con Ankara. Due droni contro una base turca nel Kurdistan.

Iran: L’AIEA mette in guardia dallo sviluppo del nucleare iraniano.

Le notizie

Libia

Duri scontri si sono svolti, in diversi quartieri di Tripoli, tra due milizie finanziate dal governo Dbeiba, La Daraa e SSA (Security Support Apparatus). 16 morti e una trentina di feriti, in maggioranza civili. Non sono scontri su sfondo politico, ma per il controllo del territorio e espandere le proprie zone d’influenza. La scintilla è partita in seguito al rapimento di un comandante della Daraa da parte di un reparto della SSA. Ricambiato subito con un’azione opposta dalla controparte: “arresto” di un miliziano di alto grado dell’Apparatus. Invece di garantire la sicurezza, come prevedono gli ingaggio milionari in dollari, queste milizie sono diventate la ragione della destabilizzazione della capitale e di tutto il paese. In mancanza di un intervento stabilizzatore da parte del governo, cioè mettere sul tavolo milioni di dollari per calmare gli animi, nessuno è intervenuto e la situazione è degenerata in scontri in almeno 4 quartieri della capitale, compreso quello centrale dove sono presenti ministeri e sedi diplomatiche. Il primo ministro uscente, Dbeiba, ha esonerato il ministro dell’Interno, Mazin, dall’incarico. I sindaci di diversi Municipi della capitale hanno emesso un comunicato nel quale chiedono a Dbeiba di dimettersi, per l’incapacità del suo governo di tenere le elezioni, lo scorso 24 dicembre 2021, e per le responsabilità nella situazione di insicurezza che caratterizza la vita dei cittadini di Tripoli.  

Siria

Tre eventi bellici hanno scosso ieri la Siria. Un drone turco ha colpito nella provincia orientale di Hasak, uccidendo 3 combattenti curde delle unità femminili di difesa. Le tre militanti si trovavano su un’auto, lungo la strada che porta dal capoluogo Qamishly a Malikyya, nella zona autonoma. Questo è il secondo attacco turco con droni nella zona in 24 ore e il quarto in due giorni.

Un bombardamento israeliano ha colpito una struttura militare nei pressi di Damasco, causando la morte di tre soldati e il ferimento di altri sette. I missili – secondo l’agenzia stampa SANA – sono partiti dal Golan occupato.

Infine, un raid russo su Idlib è avvenuto all’alba di venerdì, con sette morti e 13 feriti. Le bombe sganciate hanno distrutto una casa, uccidendo 5 bambini, 4 dei quali fratelli. Il caccia è partito – secondo fonti delle milizie siriane – dalla vicina base di Hmaimim ed ha colpito anche in altre zone della periferia rurale di Idlib, dove sono ammassati gli sfollati siriani provenienti dalle altre province.  

Tunisia

Duri scontri a Tunisi tra polizia e manifestanti che protestavano contro il referendum costituzionale. La polizia ha usato i lacrimogeni e gli idranti, per disperdere la folla che si stava avvicinando alla sede della commissione elettorale. Migliaia di persone si sono radunati nel centro della città per dire no alla modifica costituzionale, voluta dal presidente Saied, e invitare al boicottaggio oppure a votare no. Un’altra manifestazione è indetta per oggi. Il referendum si terrà lunedì 25 luglio e la nuova costituzione trasformerà la Tunisia in una repubblica presidenziale. Un anno fa, il presidente Saied ha dimissionato il governo e sospeso il Parlamento (poi sciolto), con la motivazione di combattere la corruzione, ottenendo un forte sostegno popolare, ma il consenso è andato diminuendo a causa della forte crisi economica e della concentrazione dei poteri nelle mani di una sola persona. Anche il sindacato dei lavoratori, UGTT, che inizialmente ha guardato con favore alle mosse di Saied, recentemente ha condannato le azioni unilaterali del governo in materia economica e criticato la bozza di costituzione, ma ha lasciato libertà di coscienza agli iscritti di scegliere come votare. La maggior parte dei partiti di opposizione hanno invitato al boicottaggio. Per far passare la nuova costituzione non serve il raggiungimento di un quorum.   

Iraq

Due droni hanno attaccato con cariche esplosive una base turca nel nord del Kurdistan, nel distretto di Dahuk. Sembra una risposta alla strage di turisti avvenuta due giorni fa. Secondo la stampa locale, i droni sono del tipo Mourad, di fabbricazione iraniana. Questo particolare indica che le milizie irachene filo iraniane sono in prima linea per contrastare il ruolo turco nella regione. Non si conoscono i danni arrecati alla base militare e da Ankara non c’è stato nessun comunicato del ministro della difesa.

Il Parlamento iracheno affronterà oggi l’attacco turco contro il resort turistico di Zakho, nel Kurdistan iracheno. La tendenza prevalente è quella di chiedere al governo di abbassare il livello delle relazioni diplomatiche, fino al ritiro delle truppe turche dal territorio iracheno nella zona di confine. L’unità nazionale però è soltanto retorica, per la presenza di un nemico che minaccia la sovranità nazionale. I deputati infatti non riescono a trovare un accordo per il nuovo governo e la nomina del presidente della Repubblica, a causa dello scontro entro la componente sciita, tra i seguaci del predicatore Mouqtada Sadr e le fazioni filo iraniane (sorrette dalle milizie Hashd Shaabi). Inoltre persiste anche un braccio di ferro sulla gestione del petrolio estratto in Kurdistan, che il governo di Erbil sta gestendo autonomamente, contro le leggi federali. L’esportazione di circa 500 mila barili al giorno avviene tramite il territorio turco.

Iran

Il direttore dell’AIEA, Raffael Grossi, ha avanzato in un’intervista i suoi pronostici sullo sviluppo del programma nucleare iraniano: “da due settimane non abbiamo più informazioni aggiornate su un programma (di arricchimento dell’uranio) che sta avanzando rapidamente”. Una frase sibillina e contraddittoria che potrebbe essere uno strumento per innescare irrigidimenti sul negoziato bloccato da mesi. Teheran chiede garanzie certe agli Stati Uniti di totale rimozione delle sanzioni economiche e politiche ed utilizza l’arricchimento di uranio (fino al 60%) come strumento di pressione per accelerare le decisioni della Casa Bianca. Lo stretto rapporto con la Russia, malgrado i diversi punti di vista su molte tematiche (non ultima la concorrenza energetica), mette Teheran sulla strada per diventare una potenza nucleare. Secondo un rapporto del Ministero degli esteri iraniano i negoziati indiretti con Washington (tramite il Qatar) sono arrivati ad un buon punto, “ma manca ancora la volontà politica dell’amministrazione Biden di prendere decisioni coraggiose”. Tradotto: Gli USA devono cancellare le Guardie della Rivoluzione dalla lista delle organizzazioni terroristiche, compresa la Brigata Al-Quds”. La tenacia degli ayatollah è stata favorita anche dal fallimento della visita di Biden in Arabia Saudita nel raggiungere un accordo di collaborazione militare tra Israele e i paesi arabi del Golfo. Un commentatore kuwaitiano ha scritto che “le monarchie del Golfo non faranno mai da scudo di Tel Aviv, in caso di una guerra tra Iran e Israele”.

Approfondimento

Chi non grida per la pace…

Domani 23 luglio è indetta una giornata nazionale di mobilitazione in tutte le città d’Italia e d’Europa per chiedere che tacciano le armi e si avvii una conferenza di pace. Tacciano le armi, Negoziato subito! Verso una conferenza internazionale di pace

di Domenico Gallo

====================================================================

Se continuiamo a tenere vivo questo spazio è grazie a te. Anche un piccolo contributo per noi significa molto. Torna presto a leggerci ed ascoltarci.

====================================================================

1 commento

  1. […] ascoltare l’audio:  clicca qui                            […]

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *