Anbamed, notizie dal Sud Est del Mediterraneo

(testata giornalistica. Direttore responsabile: Federico Pedrocchi)

09 settembre 2022.

Rassegna anno III/n. 247

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Per ascoltare l’audio:                                                         

Le vignette sono QUI

Sono passati 197 giorni di guerra russa in Ucraina.

Alaa Abdel Fattah ha iniziato lo sciopero della fame il 2 aprile, nel carcere egiziano di Wadi Natroun. In Italia dal 28 maggio è in corso un digiuno solidale a staffetta per chiedere la sua liberazione.

Oggi, venerdì 9 settembre, digiunano Daniele Lugli e Carlo Volpi. Entrambi hanno già digiunato per Alaa. 

Appello della redazione di Anbamed ai lettori ed ascoltatori di aderire alla staffetta solidale di sciopero della fame per un giorno.

Per maggiori info: http://www.invisiblearabs.com

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I titoli

Siria: Un raid aereo russo uccide 7 lavoratori in una cava di Idlib.

Tunisia: Arrestato un giornalista di sinistra per le sue critiche alla politica economica.

Egitto: Stop al “dialogo nazionale” in assenza di provvedimenti per la liberazione dei detenuti politici.

Libano: Rischio vuoto istituzionale in caso di mancata elezione del presidente entro il 31 ottobre.

Palestina occupata: Coloni armati protetti dall’esercito invadono terreni agricoli palestinesi a nord di Ramallah.

Sudan: 18 milioni sono a rischio fame a causa delle alluvioni.

Le Notizie

Siria

Un raid aereo russo ad ovest di Idlib ha causato una strage. Sette lavoratori di una cava di pietra sono rimasti uccisi e altri 18 feriti, durante un’azione combinata di bombardamenti aerei e lanci di artiglieria e razzi terra-terra. Lo denuncia l’Osservatorio Siriano, basandosi sui racconti di testimoni oculari locali. Secondo un video amatoriale, nella zona colpita non vi erano basi di gruppi armati e non vi erano depositi di armi. Né la stampa di Damasco, né il portavoce dei militari russi in Siria hanno rilasciato dichiarazioni per spiegare i motivi del bombardamento.

Tunisia

Il giornalista di sinistra Ghassan Ben Khalifeh è stato arrestato dalle forze di sicurezza, mercoledì, dopo un’incursione di 20 agenti in abiti civili nella sua casa e nella casa dei genitori. Lo ha denunciato ieri la moglie sui social, affermando che “sono stati sequestrati tutti i cellulari e computer trovati nei due appartamenti, anche quelle appartenenti ad altri familiari”. L’arresto sarebbe avvenuto senza un avviso di garanzia della Procura. I familiari hanno speso un’intera giornata per individuare il commissariato dove era stato condotto. I suoi avvocati non hanno potuto assistere all’interrogatorio. Le accuse sono coperte di segreto, con il pretesto dell’indagini per terrorismo. Ben Khalifeh è noto per le sue critiche alla politica economica del governo. La degenerazione del rispetto dei diritti umani in Tunisia sta diventando gravemente vistosa, dopo la concentrazione di tutti i poteri nelle mani di una sola persona. Due altri casi di giornalisti arrestati per pretesti simili si sono registrati recentemente.

Ha suscitato rabbia la morte di un giovane che è stato ucciso durante un’operazione di controllo contro la vendita di sigarette di contrabbando. Gli agenti della Guardia di Finanza – durante un’ispezione in un quartiere popolare – hanno sparato contro un’auto in fuga e hanno ucciso uno dei passeggeri, un giovane di 23 anni, morto poi in ospedale.  

Egitto

Il Movimento civile democratico ha denunciato in una conferenza stampa al Cairo le criticità che registra il processo di “dialogo nazionale” promosso dal presidente Al-Sissi, ma ancora fermo. “In mancanza di un segnale forte sul rilascio dei detenuti politici, prigionieri di coscienza e attivisti non ha senso continuare a prestare il fianco a questa operazione”. È il primo scossone esplicito sferrato dall’interno delle forze partecipanti al processo di riforma. Il Movimento ha anche avanzato idee sugli aspetti organizzativi, che il capo della Commissione, il presidente del sindacato dei giornalisti, Dhia Rashwan, ha considerato ragionevoli e ha promesso di includerli nell’ordine del giorno del prossimo comitato di presidenza, domani sabato.

Sei organizzazioni egiziane di difesa dei diritti umani hanno pubblicato un comunicato, che accusa il governo e le istituzioni di sicurezza di remare contro il processo politico con ostacoli alla liberazione dei detenuti politici in attesa di conclusione indagini o di giudizio. Come al solito, la stampa filo governativa ha sferrato un attacco propagandistico, accusando coloro che hanno criticato l’andamento del dialogo nazionale di essere mossi da interessi personali o di agire per ordini di forze straniere.  

Libano

Il presidente Aoun, in un’intervista, ha annunciato che l’attuale governo non ha i pieni poteri per assumere i compiti della presidenza, in caso di mancata elezione del nuovo capo dello Stato entro la data del 31 ottobre 2022, come prevede la Costituzione. Ha minacciato di non dimettersi, “se verrà messo all’angolo”. Il governo Miqati non ha ottenuto la fiducia del Parlamento e non ci sono prospettive perché le forze politiche possano trovare un accordo su un nome per il futuro presidente della Repubblica, che deve essere di fede cristiano-maronita. Il rischio del vuoto istituzionale è molto alto e il paese è travolto da una crisi economica e finanziaria delle più gravi a livello mondiale.

Palestina occupata

Venti coloni armati, protetti dall’esercito di occupazione, sono penetrati in terreni privati nel villaggio palestinese di Singel, a nord di Ramallah. Hanno cominciato a distruggere gli olivi che i contadini avevano appena piantato al posto di quelli sradicati dai coloni in un’incursione precedente. Sei palestinesi che sono accorsi sul luogo sono rimasti feriti da proiettili sparati dai coloni. L’esercito non ha provveduto all’arresto di nessuno degli aggressori tra i coloni ebrei israeliani. Anzi, quando il numero dei contadini arrivati sui terreni è diventato cospicuo, hanno sparato in aria e lanciato lacrimogeni per allontanarli. Tra le vittime ci sono il sindaco Moataz Tawamshe, e due consiglieri comunali. Il meccanismo collaudato dai cloni per impossessarsi dei terreni agricoli palestinesi è sempre lo stesso: sradicare gli alberi, far dichiarare i terreni zona militare chiusa, confiscarli da parte dell’esercito e impiantare tende e camper per occuparle fisicamente. Un processo che dura in Cisgiordania dal 1967. L’obiettivo è quello di impedire la nascita di uno stato palestinese.

Sudan

Secondo l’ONU, la popolazione delle province alluvionate sudanesi ha perso i raccolti agricoli e sono in grave crisi alimentare. 16 delle 18 province hanno subito alluvioni e 18 milioni di sudanesi sono a rischio fame. L’economia sudanese poggia principalmente sull’agricoltura, che occupa il 43% della manodopera, ma soffre dell’alternanza di siccità con periodi di alluvioni. La crisi politica ed i conflitti interetnici aggravano ulteriormente questa situazione.

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