Anbamed, notizie dal Sud Est del Mediterraneo

(testata giornalistica. Direttore responsabile: Federico Pedrocchi)

31 ottobre 2022.

Rassegna anno III/n. 299

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A Roma, sabato 5 novembre, la manifestazione del movimento pacifista e nonviolento per il disarmo e il rifiuto di ogni guerra.

Anbamed ha aderito.

I titoli:

Palestina Occupata: Un palestinese ha investito intenzionalmente un posto di blocco israeliano ad est di Gerusalemme.

Iraq: Raids aerei turchi contro basi del PKK nel nord dell’Iraq.

Iran: 20 giornalisti in carcere per aver compiuto il loro dovere di informare.

Sudan: Migliaia in piazza per chiedere verità e giustizia e un governo civile.

Libano: Vuoto istituzionale. Il paese è senza capo dello Stato eletto e senza un governo in carica.

Qatar: A poche settimane dai Mondiali, centinaia di lavoratori stranieri cacciati dalle loro case nel centro di Doha.

Le notizie

Palestina Occupata

Un palestinese ha compiuto con la propria auto un incidente intenzionale contro un posto di blocco, nella zona di Nabi Mussa, tra Gerusalemme e Ariha (Gerico), ferendo 5 soldati. È stato inseguito dai militari che lo hanno ucciso alle porte della colonia di Almog. Le autorità israeliane non hanno fornito l’identità dell’attentatore. La stampa israeliana scrive che è originario di una cittadina palestinese, Al-Ayzarie, dell’età di 47 anni.

La città di El-Khalil, nel sud della Cisgiordania, è tuttora assediata e posta sotto continui rastrellamenti da parte delle forze di occupazione, alla ricerca dell’attentatore che tre giorni fa aveva attaccato un posto di blocco  nei pressi della colonia israeliana di Kiriat Arba.

Alla vigilia delle elezioni israeliane di domani, tutta la Cisgiordania è stata blindata.    

Iraq

L’aeronautica turca ha compiuto diversi raids nella zona di Sinjar, nel nord ovest dell’Iraq vicino al confine con la Siria. Obiettivo dell’attacco le basi dei combattenti curdi turchi del PKK. Sarebbe stato distrutto un deposito sotterraneo. È il secondo attacco nella zona in questo mese. Lo scorso 18 ottobre, un drone turco ha lanciato due missili contro un’auto uccidendo due persone.

Gli attacchi turchi nella zona hanno provocato negli ultimi due anni la fuga del 75% della popolazione, rifugiatasi nella vicina provincia di Dahuk, nel Kurdistan iracheno.

Iran

In sfida alle minacce del comandante delle Guardie rivoluzionarie, gli studenti sono scesi in manifestazioni nei campus universitari. Nel Kurdistan iraniano, la polizia ha sparato contro i manifestanti. Secondo fonti ospedaliere, almeno dieci giovani sono stati ricoverati con colpi di arma da fuoco nelle parti alte del corpo. Un’organizzazione iraniana per i diritti umani, con sede ad Oslo, ha pubblicato video dove si sentono spari mentre la gente grida “Libertà”.

Oltre 300 giornalisti e fotografi iraniani hanno firmato un documento di condanna all’arresto dei loro colleghi, mentre compivano il loro lavoro. Il giornale riformista “Sazand” ha scritto che almeno 20 giornalisti sono ancora agli arresti. Il sindacato dei giornalisti di Teheran ha definito l’arresto dei giornalisti come “un atto illegale e violazione del diritto alla libertà di stampa”.

Le autorità iraniane sui media pro regime presentano il movimento di lotta contro la dittatura come un complotto delle “forze nemiche sataniche” (tradotto: USA e Israele) per destabilizzare la Repubblica islamica. Per dimostrare questa tesi strampalata, vengono citati i corsi di formazione all’estero per insegnare ai giornalisti di trasmettere informazioni e foto sulla situazione interna iraniana. Vengono citate, con le sole iniziali, due giornaliste. Secondo la stampa riformista si tratterebbe della giornalista Ilha Mohammadi, di Sazand, e la fotografa del quotidiano Shorouq, Nilover Hamidi. Le due sono le autrici della foto di Mahsa Amini, mentre era ricoverata in ospedale in fin di vita e del relativo articolo, che rendeva pubblica, per la prima volta, la vicenda della ragazza curda 22enne uccisa in commissariato. I due giornali hanno affermato che le due donne, ancora agli arresti, non hanno mai lasciato l’Iran, smentendo così la tesi dei corsi di formazione di giornalismo d’inchiesta tenuti all’estero.

Sudan

Migliaia di sudanesi sono scesi in piazza in una marcia verso il palazzo presidenziale, sede della giunta golpista. Portavano bandiere nazionali e foto delle vittime della repressione poliziesca. “Vogliamo verità e giustizia per i nostri morti”, gridavano. Gli striscioni chiedevano un governo civile e il ritorno dei militari nelle caserme.L’esercito ha predisposto reparti militari attorno al palazzo, per impedire il raggiungimento della sede del generale Burhan.

Quello sudanese è un movimento di massa determinato, che non è stato indebolito da un anno di mobilitazioni contro il colpo di Stato, malgrado il disinteresse generale delle cancellerie internazionali ed il sostegno ai golpisti dalle monarchie del Golfo e dal regime di Al-Sissi.   

Libano

Oggi, il presidente Aoun conclude il suo mandato. Il Parlamento non è riuscito ad eleggere il successore. Il paese è entrato così in una fase di vuoto istituzionale. La Costituzione prevede che in questi casi, le prerogative del capo dello Stato passino nelle mani del primo ministro. Ma il governo Miqati non ha mai ottenuto la fiducia.

Prima di lasciare il palazzo, Aoun ha tentato un colpo di mano, dichiarando il dimissionamento del governo incaricato diretto da Miqati. Ma questi ha respinto il decreto. È una situazione inedita, nella quale il paese dei cedri si trova senza presidente eletto e senza un governo in carica, con una crisi economica senza precedenti.

Qatar

Centinaia di lavoratori stranieri sono stati sfrattati con la forza da palazzi nel centro di Doha, capitale del Qatar. Funzionari del Municipio e forze di polizia hanno costretto gli abitanti di 12 palazzi a traslocare, portando via soltanto poche cose. A poche settimane dai Mondiali è un’operazione dubbia, che rafforza le accuse e le critiche che il Qatar sta ricevendo, per la morte di migliaia di lavoratori durante la costruzione degli stadi e per le discriminazioni contro gli omosessuali. Il governo sostiene che le palazzine non erano idonee e che ai lavoratori sono state offerte altre abitazioni. Decine di persone colpite dal provvedimento hanno smentito la versione ufficiale di comodo, postando sui social delle foto che rappresentano in che condizioni si trovano ora, dopo il loro sfratto: dormono con le famiglie e i figli piccoli nelle auto. Temono l’espulsione dal paese.

Nell’emirato, i lavoratori stranieri, asiatici, africani e di altri paesi arabi, rappresentano l’80% della popolazione.  

Mondo

Sono passati otto mesi e 6 giorni di guerra russa in Ucraina.

Sabato 5 novembre si terrà a Roma una manifestazione nazionale contro la guerra, per la Pace e il disarmo.

Appelli:

Anbamed chiama la vostra sensibilità per salvare la 20enne sudanese, Amal, dalla lapidazione. Vi chiediamo di scrivere una lettera all’ambasciata sudanese a Roma:  https://www.anbamed.it/2022/10/25/appellp-salvate-amal-dalla-lapidazione/

Alaa Abdel Fattah ha iniziato lo sciopero della fame il 2 aprile, nel carcere egiziano di Wadi Natroun. Sono passati 213 giorni e il regime di Al-Sissi è sordo agli appelli e nelle cancellerie internazionali prevale l’insensibilità. In Italia, dal 28 maggio, è in corso un digiuno solidale a staffetta per chiedere la sua liberazione.

In Italia oggi, lunedì 31 ottobre, digiuna ancora una volta Paolo Pignocchi, di Amnesty International Italia – Coordinamento Europa – Circoscrizione Marche, che una volta a settimana, da quest’estate, ha decido di digiunare per Alaa. 

Appello della redazione di Anbamed ai lettori ed ascoltatori di aderire alla staffetta solidale di sciopero della fame per un giorno. Urge una vostra adesione.

Per maggiori info: http://www.invisiblearabs.com

Lo scorso 30 giugno, Anbamed ha spento la seconda candelina. Due anni fa è iniziata questa maratona dell’informazione quotidiana sul Grande Vicino Oriente. Puntuale, completa e senza interruzioni. Agli abbonati del 2022 andranno due quadri donati da Silvia Lotti e Giuseppe Di Giacinto.

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Dossier: Memorandum Italia Libia: Non sono d’accordo!

1 commento

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