Anbamed, notizie dal Sud Est del Mediterraneo
(testata giornalistica. Direttore responsabile: Federico Pedrocchi)
1° novembre 2022.
Rassegna anno III/n. 300
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A Roma, sabato 5 novembre, la manifestazione del movimento pacifista e nonviolento per il disarmo e il rifiuto di ogni guerra.
Anbamed ha aderito.
I titoli:
Egitto: Alaa Abdel Fattah inizia lo sciopero della fame e della sete.
Iran: Processi rivoluzionari in tv per un migliaio di manifestanti arrestati.
Somalia: Un fondo per sostenere le famiglie delle vittime degli attentati.
Israele: Sono iniziate le operazioni di voto nelle quinte elezioni anticipate in 4 anni.
Palestina Occupata: Blindata Gaza e assediate città della Cisgiordania.
Migranti: Ue recidiva. Un memorandum con l’Egitto per bloccare l’emigrazione.
Le notizie:
Egitto
Alaa AbdelFattah ha deciso da oggi di svolgere uno sciopero della fame totale e da domenica 6, giorno d’inizio del COP27, anche lo sciopero della sete. Dopo sette mesi di protesta, le autorità carcerarie e il ministero dell’interno egiziani continuano a negare il suo caso e la Gran Bretagna, della quale è cittadino, non ha mosso un dito per alleggerire la sua situazione. Alaa ha detto a sua madre che “si rende necessario un gesto estremo per scuotere le coscienze, non solo per me, ma per tutti coloro che sono nelle mie stesse condizioni”.
In Egitto ci sono forti aspettative che giunga un nuovo decreto presidenziale di amnistia o di grazia nei confronti di un nutrito gruppo di prigionieri politici. Gli ambienti vicini alla commissione parlamentare per l’amnistia hanno fatto trapelare che alla vigilia della conferenza mondiale per il clima a Sharm Sheikh, che inizierà il 6 novembre, ci saranno “provvedimenti sorprendenti”, alludendo alla liberazione di Alaa e di altri esponenti politici di spessore.
Iran
Il regime minaccia i mille arrestati di “processi rivoluzionari pubblici”. Nel gergo politico iraniano questo significa la trasmissione in diretta tv degli atti del processo, comprese le immagini degli imputati in manette. È una forma di pressione psicologica sui detenuti e sulle loro famiglie. Lo ha annunciato il capo dei giudici di Teheran, aggiungendo che le accuse sono “devastazioni, disobbedienza a pubblico ufficiale e assassinio di agenti”.
Malgrado la repressione e le minacce, le manifestazioni continuano in tutto il paese. Studenti e donne sono in prima fila. Il blocco ad intermittenza di internet e delle reti cellulari non ha impedito alle organizzazioni iraniane per i diritti umani, con sede all’estero, di trasmettere immagini e audio delle manifestazioni. Molte volte sono dimostrazioni di disobbedienza civile, disseminate nei quartieri, di pochi partecipanti e in orari serali, per dribblare la repressione poliziesca.
Lo scienziato, Dariush Farhud, 85 anni, è stato arrestato sulla base delle sue dichiarazioni di condanna dell’oppressione contro le donne.
Somalia
Il governo somalo ha deciso di raccogliere fondi e donazioni per garantire un aiuto alle famiglie delle vittime dell’attentato qaedista, di sabato scorso, contro la sede del ministero dell’istruzione. Il fondo è stato creato con un capitale iniziale governativo di un milione di dollari. Il ministero della sanità ha lanciato un appello per le donazioni di sangue, “perché il numero dei feriti è stato più di 300 persone e negli ospedali è emergenza per le trasfusioni”, si legge nel comunicato. Il numero degli uccisi è salito a 120. Il neo presidente somalo, Hassan Sheikh Mahmoud, ha visitato il luogo dell’esplosione e i feriti negli ospedali.
Un tribunale militare ha condannato a morte tre militanti di Shabab, il movimento che ha rivendicato molti attentati e compiuto molti attacchi contro obiettivi civili e militari. Il movimento jihadista, affiliato ad Al-Qaeda, è stato cacciato dalla capitale Mogadiscio nel 2011, ma controlla tutt’ora molte zone interne della Somalia.
Israele
Si vota oggi in Israele. Sono le quinte elezioni anticipate in 4 anni. Le previsioni dei sondaggisti e analisti politici sono incerte. Il fronte delle destre estreme, con la guida di Netanyahu, avanza ma non raccoglierebbe la maggioranza dei 61 seggi necessari. La “coalizione macedonia” Lapid-Gantz dell’attuale governo si fermerebbe a 56 seggi, contro i 59 degli avversari. La politica di sostegno ai coloni ebrei che occupano le terre dei villaggi palestinesi, invece di rafforzare i partiti di centro, in realtà ha favorito la propaganda razzista contro i palestinesi dei seminatori di odio alla Itamar Ben Gvir, il deputato che gira con la pistola nel quartiere Sheikh Jarrah di Gerusalemme est, per minacciare gli abitanti.
Gli attacchi armati palestinesi hanno creato ulteriore senso di insicurezza tra gli elettori e malcontento di questo governo. Il tentativo politico del premier Lapid di portare a termine, in tempo utile prima delle elezioni, l’accordo con il Libano non darà i suoi frutti nelle urne, perché la questione economica ha un’influenza minore, rispetto alla questione sicurezza, nelle scelte degli elettori israeliani.
Tra gli elettori palestinesi di cittadinanza israeliana (un milione sui sei milioni di aventi diritto al voto) ci sarà una forte astensione e la loro rappresentanza si ridurrà ulteriormente a causa anche della frammentazione delle liste presentate.
Palestina Occupata
I territori palestinesi occupati sono blindati per le elezioni in Israele. Tutti i valichi di Gaza sono chiusi e l’assedio sulle città della Cisgiordania è totale. In molte città si svolgono continui rastrellamenti dell’esercito alla ricerca degli attentatori, ancora in fuga.
La repressione e discriminazione dei civili palestinesi ha raggiunto il massimo a Yatta Massafra, a sud di El Khalil. Ieri, una famiglia palestinese è stata costretta a demolire la propria casa. La zona è stata scelta dalle truppe di occupazione come poligono di tiro, nell’intento di confiscarla. Le operazioni di demolizione riguarderanno anche una scuola, un ambulatorio sanitario e diverse abitazioni. Il piano è quello di destinare queste terre alla colonizzazione ebraica.
Nella distruzione delle piantagioni agricole palestinesi, un ruolo primario lo compiono i coloni. L’esercito non è mai intervenuto per fermarli. Appena i palestinesi rispondono con il lancio di pietre scatta la repressione, con sparatorie ed arresti. È Apartheid colonialista.
Migranti
A Misurata, in Libia, sono stati fermati 13 lavoratori egiziani nascosti in un intercapedine strettissima ricavata nel sottofondo di un camion. È stato arrestato l’autista ed in cella sono finiti anche i migranti. È una delle mille storie dei disperati che tentano di raggiugere il martoriato territorio libico, per partire sulle barche della morte verso l’Europa.
Sarebbe un motivo per non rinnovare il Memorandum Italia Libia. Purtroppo la politica dei paesi ricchi dell’Unione Europea non segue le logiche umanitarie, ma soltanto quelle sicuritarie (che hanno sempre dimostrato la loro inefficacia e di essere controproducenti). Infatti, l’UE ha firmato due giorni fa con l’Egitto un memorandum per finanziare con 100 milioni di euro la guardia costiera egiziana. Obbiettivo: bloccare le partenze in barca di migranti egiziani. Secondo le fredde statistiche, nei primi 10 mesi di quest’anno, i giovani egiziani arrivati alle coste italiane è secondo soltanto al numero dei tunisini. E tra i burocrati di Bruxelles ci sono funzionari che credono di poter risolvere il fenomeno strutturale dell’emigrazione, rifilando all’Egitto qualche vecchia motovedetta riverniciata, come è stato fatto con la Libia (con i risultati che conosciamo).
Mondo
Sono passati otto mesi e 7 giorni di guerra russa in Ucraina.
Sabato 5 novembre si terrà a Roma una manifestazione nazionale contro la guerra, per la Pace e il disarmo.
Appelli:
Anbamed chiama la vostra sensibilità per salvare la 20enne sudanese, Amal, dalla lapidazione. Vi chiediamo di scrivere una lettera all’ambasciata sudanese a Roma: https://www.anbamed.it/2022/10/25/appellp-salvate-amal-dalla-lapidazione/
Alaa Abdel Fattah ha iniziato lo sciopero della fame il 2 aprile, nel carcere egiziano di Wadi Natroun. Sono passati 213 giorni e il regime di Al-Sissi è sordo agli appelli e nelle cancellerie internazionali prevale l’insensibilità. In Italia, dal 28 maggio, è in corso un digiuno solidale a staffetta per chiedere la sua liberazione.
Oggi I novembre digiuna Mariacarmela Ribecco, attivista per i diritti umani.
Appello della redazione di Anbamed ai lettori ed ascoltatori di aderire alla staffetta solidale di sciopero della fame per un giorno. Urge una vostra adesione.
Per maggiori info: http://www.invisiblearabs.com
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