Anbamed, notizie dal Sud Est del Mediterraneo

(testata giornalistica. Direttore responsabile: Federico Pedrocchi)

28 novembre 2022.

Rassegna anno III/n. 327

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I titoli:

Iran: Eseguita una condanna a morte per un giovane di Zahedan. Rischia la stessa sorte un rapper. La macchina della repressione non ferma la rivolta.

Siria: Una grande manifestazione di popolo a Qamishli contro l’invasione turca.

Iraq: È in corso un’operazione militare turca nel Kurdistan iracheno.

Turchia: Chiesta la revoca dell’impunità parlamentare a 39 deputati in maggioranza curdi. Nell’elenco compare anche il capo dell’opposizione e probabile candidato alle presidenziali di giugno 2023.

Egitto: Jihadisti attaccano posti di blocco dell’esercito ad est del Canale di Suez. È il terzo in un mese.

Somalia: Esplosione e sparatorie, a Mogadiscio, in un albergo vicino al palazzo presidenziale.

Tunisia: Il sindacato annuncia scioperi contro il piano del governo di aumento delle tasse.

Pakistan: L’ex premier Khan rinuncia alla marcia su Islamabad.

Le notizie

Iran

La macchina repressiva del regime degli ayatollah non si ferma. È stata eseguita la prima condanna a morte di un giovane manifestante: è un cittadino baluci di 23 anni, di nome Mohammad Eisa Zehi, era rinchiuso nella prigione di Zahedan, capoluogo del Balucistan, sudest dell’Iran. Reza Kushki Nejad maresciallo dell’aeronautica iraniana della base Abdanan, è stato arrestato perché aveva condannato la brutale repressione delle proteste. Secondo i parenti, i guardiani gli hanno sparato durante la detenzione. Anche il rapper Toomaj Salehi, detenuto da fine ottobre nella prigione Dastgerd a Isfahan, per il suo sostegno alle proteste, rischia la condanna a morte. La procura ha pubblicato le accuse: “diffusione di corruzione sulla Terra”, ovvero di aver violato le leggi della Sharia. In particolare, il rapper sarà imputato per “cooperazione con Stati ostili contro la Repubblica islamica, propaganda contro il sistema, formazione di gruppi illegali per minare la sicurezza, diffusione di menzogne per minare l’opinione pubblica attraverso i social network e incoraggiamento verso altre persone a mettere in atto azioni violente”.  

Secondo un ufficiale della sicurezza, il Qatar ha consegnato all’Iran la lista dei tifosi iraniani presenti ai mondiali. Al loro ritorno subiranno arresti e condanne per i coraggiosi gesti di solidarietà con la rivolta.

Sono altrettanto forti i gesti di resistenza e di denuncia pacifici e determinati della società civile iraniana. Un gruppo di artisti di teatro hanno pubblicato sui social un video dove le donne si sono tolte il copricapo, in gesto di sfida alle norme repressive. La nipote della guida dell’Iran, Farideh Mouradkhani ha postato un video-appello nel quale chiede all’opinione pubblica mondiale di rompere il silenzio e chiedere ai loro governi di rompere i rapporti con il regime. Ha paragonato gli ayatollah ai gerarchi fascisti.

Un’inchiesta del Manifesto, pubblicata sul numero di ieri, 27 novembre, ha dimostrato che la polizia iraniana usa pallottole e bombe lacrimogeni di fabbricazione italo-francese. A parole i governi europei sono per la democrazia e nei fatti sostengono la repressione del regime nel nome del profitto.  

Siria

Le truppe turche nel nord della Siria hanno intensificato i bombardamenti, nella notte tra domenica e lunedì, sulle postazioni dell’esercito di Damasco nella provincia di Raqqa. Nella giornata di ieri i bombardamenti hanno interessato anche le province adiacenti di Aleppo e Hasaka.

La Turchia ha confermato ai mediatori russi che intende continuare le sue attività belliche nel nord della Siria. Il neo sultano Erdogan ha affermato in un comizio che “La Turchia non ha bisogno di chiedere il permesso a nessuno per compiere le misure di sicurezza ai propri confini”.

A Qamishli e in altre città curde del nord est della Siria si sono tenute grandi manifestazioni contro l’aggressione turca. Nei comizi e nelle parole d’ordine della mobilitazione è chiara la determinazione a difendere l’autonomia del Rojava, nel quadro dell’unità siriana, e si è ricordato al mondo il sacrificio speso per la sconfitta del jihadismo daieshista.

Iraq

La campagna elettorale di Erdogan a suon di bombe continua anche nel nord del Kurdistan iracheno. I caccia di Ankara hanno bombardato per diverse ore la zona di confine per colpire le basi dei combattenti del PKK.

Il governo iracheno si trova impotente di fronte a queste violazioni della sovranità, sia da parte turca che iraniana. Il premier Soudani ha compiuto una visita a Erbil dove si è incontrato con il capo dell’autonomia curda. L’intento dei due è quello di assumersi il compito di sorvegliare i confini e impedire ogni azione di guerriglia curda contro i due paesi confinanti.

Turchia

Il neo sultano vuole vincere facile. La procura generale ha trasferito al ministero della giustizia, che l’ha girata alla presidenza, le richieste di revoca dell’immunità parlamentare a 39 deputati tra i quali anche il presidente del principale partito di opposizione e probabile candidato alla presidenza in contrapposizione ad Erdogan, Kemal Kılıçdaroğlu. La maggioranza dei deputati sotto indagini della procura sono appartenenti al partito democratico dei popoli (HDP).

Egitto

Un gruppo di terroristi di Beit Al-Maqdis, affiliato a Daiesh (Isis) ha attaccato un posto di blocco dell’esercito egiziano vicino al canale di Suez. Un attentatore suicida si è scagliato con la sua auto contro la cabina di sorveglianza e poi un gruppo di assalitori hanno intrapreso una sparatoria con i soldati. Lo scontro -secondo testimoni locali – è durato diverse ore. Sarebbero morti due soldati e ferito un ufficiale. Non si conoscono le perdite tra gli assalitori. È il terzo attacco simile in un mese. Obiettivo dei terroristi è quello di minacciare il traffico marittimo nel canale di Suez, terza fonte di entrate dello Stato egiziano.

Somalia

Un’esplosione ha colpito un albergo vicino al palazzo presidenziale a Mogadiscio. Subito dopo miliziani armati hanno fatto irruzione all’interno della struttura. Non si conosce ancora il numero delle vittime. Non c’è stato finora nessun comunicato di rivendicazione, ma non ci sono dubbi sulla paternità del movimento qaedista Shebab. Il ministro dell’irrigazione, Aden Aw Hirsi ha scritto sui social che è uscito indenne dall’esplosione che ha colpito l’albergo dove risiede. È il terzo grande attentato del gruppo terroristico in un mese contro obiettivi nel centro della capitale. Questo è particolarmente grave perché sono state superate le maglie della sicurezza presidenziale. La zona infatti è controllata da diversi posti di blocco, che i terroristi sono riusciti a dribblare.

Tunisia

IL Fronte per la salvezza, il cartello creato dagli islamisti di Ennahda e altri partiti, ha annunciato che formerà un governo ombra, per rendere palese l’inadeguatezza della prima ministra Budin. Il Fronte ha invitato i propri elettori a disertare le urne il prossimo 17 dicembre e sottolinea la propria lotta politica sulla grave crisi economica che attraversa il paese.

Anche il sindacato è preoccupato per le intenzioni del governo. Il segretario Tboubi dell’UGTT, il maggiore sindacato di classe nel paese, in un suo discorso ai delegati del Congresso dei lavoratori della pubblica amministrazione, che si tiene a Hammamat, ha espresso un giudizio negativo sulle annunciate tasse che il governo intende imporre per far fronte al disavanzo pubblico. “Non permetteremo che sia roso il potere d’acquisto di lavoratori e impiegati. L’inflazione ha reso povero anche chi un lavoro ce l’ha”. Tboubi ha affermato che il sindacato scenderà in uno sciopero generale contro l’aumento delle tasse se la decisione governativa verrà confermata”. Il primo sciopero già programmato per il 30 novembre sarà del settore dei trasporti.      

Pakistan

L’ex premier Khan, nella sua prima apparizione in pubblico dopo l’attentato che ha subito il 3 novembre, si è detto determinato a proseguire la lotta per far cadere il governo, ma sul piano politico. “Il popolo che ha paura vivrà da schiavo”, ha detto alle centinaia di migliaia di seguaci che stanno partecipando alla marcia, partita dal Punjab ed arrivata fino a Rawalpindi, a due passi dalla capitale. La sua battaglia per le elezioni anticipate continua: dopo aver fatto dimettere tutti i deputati nell’assemblea nazionale, ha ordinato le dimissioni di due governatori regionali del suo partito e di tutti i consiglieri regionali e locali.

La pantera intrappolata, come viene definito Khan dalla stampa pachistana, fa un passo indietro rinunciando a proseguire la marcia fino alla capitale, per evitare una strage dei suoi seguaci, ma non demorde sul piano politico, ben sapendo che i generali dell’esercito gli hanno già voltato e spalle. E in Pakistan, i politici sono soltanto il paravento del potere militare, che già in passato hanno governato direttamente per quasi 33 anni, con il benestare della CIA.

Notizie dal mondo

Sono passati nove mesi e 2 giorni di guerra russa in Ucraina.

Appelli:

Anbamed chiama la vostra sensibilità per salvare la 20enne sudanese, Amal, dalla lapidazione. Vi chiediamo di scrivere una lettera all’ambasciata sudanese a Roma:  https://www.anbamed.it/2022/10/25/appellp-salvate-amal-dalla-lapidazione/

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