Anbamed, notizie dal Sud Est del Mediterraneo

(testata giornalistica. Direttore responsabile: Federico Pedrocchi)

15 gennaio 2023.

Rassegna anno IV/n. 014

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I titoli:

Iran: Eseguita la condanna a morte nei confrontiAkbari ex vice ministro della difesa.

Tunisia: Migliaia in piazza per commemorare l’anniversario della rivolta del 2011 e chiedere le dimissioni di Saied.

Siria: Ankara torna a minacciare di invadere le province sotto amministrazione autonoma curda nel nord est della Siria.

Libano: Rilasciato il portavoce del comitato dei familiari della strage del porto.

Egitto: Il governo approva un piano di privatizzazioni di società pubbliche per pagare gli interessi sul debito.

Migranti: Assolti dalle accuse di spionaggio gli attivisti per i diritti umani, processati in Grecia per il reato di solidarietà.

Le notizie

Iran

Eseguita la sentenza di condanna a morte nei confronti dell’ex vice ministro della difesa, Alìrida Akbari, accusato di spionaggio a favore di Londra e detenuto a Teheran dal 2019. Non sono passate 48 ore dalla conferma della condanna definitiva, tenuta a lungo nascosta oppure accennata con termini generici, che l’organo ufficiale della procura ha pubblicato la notizia dell’esecuzione. Una sfida alla Gran Bretagna della quale Akbari aveva anche la nazionalità. La rivelazione della penetrazione dei servizi segreti britannici ad un livello così alto di uomini politici ha scosso l’opinione pubblica. Nei social molti si sono chiesti quali sono i passi futuri e alcuni hanno preconizzato l’isolamento e l’allontanamento del riformista Shamkhani, capo del Consiglio supremo di sicurezza nazionale, del quale Akbari era un allievo e consigliere.    

Tunisia

Nell’anniversario della caduta del regime di Ben Alì (14 gennaio 2011), migliaia di manifestanti sono scesi in viale Bourghiba, nel centro della capitale, per dire no al piano del presidente Saied. Le diverse anime dell’opposizione non hanno compiuto un corteo unico, ma numerose manifestazioni con slogan e parole d’ordine diverse. Unico slogan che le unisce è quello che riecheggia quello di 11 anni fa: “Irhal!” (Vattene!).

Il presidente Saied, nella mattinata di ieri, ha compiuto una visita alla piazza centrale di Tunisi, che era stata il luogo cardine della rivolta dei gelsomini. Ha attaccato quelli che ha chiamato “i traditori che vogliono distruggere il paese”, riferendosi ai partiti dei governi del passato accusati di corruzione.

La situazione economica nel paese è grave a causa dell’inflazione che ha superato la soglia del 10% e la disoccupazione che tocca tra i giovani quasi il 50%, costringendo molti giovani a tentare l’emigrazione irregolare. Il problema imminente è la scarsità delle merci di prima necessità nei mercati, soprattutto quelle d’importazione. Il governo non ha ottenuto tutt’ora il prestito della Banca Mondiale e di conseguenza ha difficoltà a coprire i trasferimenti finanziari per la copertura delle importazioni.

Il sindacato UGTT ha avanzato una proposta di pacificazione basata sul rinvio della seconda tornata di ballottaggio e l’avvio di un tavolo di dialogo nazionale tra tutti partiti. Proposta che non ha avuto risposta dal governo e ha ottenuto, ivece, la critica degli islamisti, che l’hanno bollata ingenerosamente come un tentativo di salvare Siaed. Il presidente invece ha confermato la data del 29 gennaio per il secondo turno delle elezioni politiche.  

Siria

Il consigliere di Erdogan, Ibrahim Kalin, ha affermato, in una conferenza con la stampa estera, che “la Turchia sostiene il percorso politico-diplomatico iniziato alla fine di dicembre a Mosca con l’incontro dei ministri della difesa di Damasco e Ankara, ma non abbiamo accantonato l’opzione militare”. Kalin ha detto che “in caso di altre provocazioni, non esiteremo ad invadere i territori dai quali partono gli attacchi”. L’invasione turca del nord est della Siria è contrastata – per motivi diversi – da Stati Uniti e Russia. Ankara mentre tratta con il regime degli Assad continua le minacce e le provocazioni militari su tutto il fronte della prima linea e contro le città sotto amministrazione autonoma curda. Tenere calda la situazione militare nel nord est della Siria ha anche una funzione propagandistica in senso patriottico per le prossime elezioni presidenziali in Turchia.

Libano

La polizia ha liberato il portavoce dei familiari delle vittime della strage del porto, William Nour, arrestato tre giorni fa in seguito al presidio davanti al palazzo di giustizia di Beirut. Il suo rilascio è avvenuto dopo forti manifestazioni con blocchi stradali e scontri con la polizia. I manifestanti rivendico la ripresa delle indagini sulla strage, che il 4 agosto del 2020 aveva distrutto il porto e una buona parte della capitale, causando la morte di 200 persone e il ferimento di oltre 6000. Le indagini sono ferme da un anno per il rifiuto dei politici di essere interrogati e la conseguente sospensione del giudice Bitar, incaricato delle indagini. Nour, appena liberato, ha dichiarato in una conferenza stampa improvvisata davanti al commissariato, che la lotta per la verità e giustizia continuerà, malgrado tutte le pressioni.  

  

Egitto

Il governo egiziano sta studiando un piano di privatizzazione di importanti società pubbliche, per garantire entrate necessarie al saldo del debito estero. I costi finanziari del debito ammontano nel 2023 – secondo la Banca mondiale – a 42 miliardi di dollari. La ministra della pianificazione economica ha anticipato che durante questo mese di gennaio saranno messe in vendita azioni di società pubbliche per raccogliere 3 miliardi di dollari, necessari per la copertura della prima rata degli interessi sul debito. In seguito alle pressioni del FMI, il governo del Cairo ha approvato, alla fine di dicembre, un piano di dismissioni delle partecipazioni statali a favore del settore privato.  

Migranti

Le autorità giudiziarie greche hanno assolto i 24 attivisti di “Emergency Response Centre International” dall’accusa di spionaggio. Il processo che si tiene nell’isola di Lesbo continua invece per le accuse di traffico di essere umani. Una procedura al limite dell’assurdo perché criminalizza chi ha salvato vite umane di migranti che stavano annegando in mare. Tra gli accusati c’è anche la campionessa di nuoto siriana Sara Mardini, anche lei rifugiata politica scampata ad un naufragio.

Notizie dal mondo

Sono passati dieci mesi e 21 giorni di guerra russa in Ucraina.

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