Anbamed, notizie dal Sud Est del Mediterraneo

(testata giornalistica. Direttore responsabile: Federico Pedrocchi)

31 gennaio 2023.

Rassegna anno IV/n. 030

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I titoli:

Pakistan: Una strage jihadista in una moschea di Peshawar.

Libia: Dopo lo stop al gas verso l’Italia, minacce di blocco delle esportazioni petrolifere.

Iran: Processo contro la blogger Armita Abbassi che aveva denunciato stupro in carcere.

Egitto: Arrestati tre attori per un video satirico sulle prigioni.

Palestina Occupata-Israele: La missione di Blinken non ha raggiunto i risultati sperati. L’alleanza strategica con Tel Aviv non lascia margini di mediazione.

Turchia: Sei partiti di opposizione annunciano il loro programma elettorale in sfida ad Erdogan.

Le notizie

Pakistan

Un attentato contro una moschea annessa al commissariato di polizia di Peshawar, nella parte nord orientale del Pakistan, ha provocato 61 morti e 172 feriti, alcuni gravi. Secondo il ministero dell’interno, l’attentato è stato compiuto da un suicida. Fonti mediche hanno sostenuto che la maggior parte delle vittime era tra gli agenti di polizia, che svolgevano la preghiera di mezzogiorno. Oggi si terranno i funerali in uno stato di mobilitazione delle forze di sicurezza e dell’esercito, per evitare altri attacchi terroristici. I taliban pachistani hanno rivendicato su social l’attacco ed hanno minacciato di farne altri in tempi brevi, per vendetta contro l’uccisione di un loro leader durante uno scontro con la polizia. Due mesi fa il movimento jihadista aveva annunciato la fine della tregua con il governo di Islamabad e la fine di ogni trattativa per la pacificazione.

Libia

La firma della discordia. L’accordo tra ENI e NOC, alla presenza della Meloni e Dbaiba, ha scatenato reazioni politiche prevedibili, che la diplomazia italiana aveva ignorato. A Roma è stata sottovalutata la reazione degli avversari del governo delle milizie. Una telefonata al generale Haftar non ha calmato gli animi, anzi è stata considerata come una presa in giro. Adesso oltre al blocco del gas verso le coste siciliane, ci sono le minacce di bloccare l’esportazione di petrolio. Per il momento non è una presa di posizione ufficiale del governo guidato da Basha-Agha, ma affidata a comitati locali che in passato hanno imposto la chiusura dei pozzi petroliferi della parte est e sud della Libia e hanno occupato i porti impedendo il carico delle navi petroliere.

Iran

È iniziato domenica il processo contro la blogger e attivista Armita Abbassi, la ragazza che aveva denunciato di essere stata violentata dagli agenti dopo il suo arresto. La ragazza è accusata di aver confezionato bombe molotov e rischia la condanna a morte. L’avvocata di fiducia si è dimessa, “perché è stato impedito l’accesso alle prove dell’accusa”, ha detto in conferenza stampa e ha confermato il precedente comunicato sullo stupro usato per intimorire le donne dal partecipare alle proteste. Il processo si è tenuto senza difesa e non si conosce ancora la sentenza.

Altri due blogger, un uomo e una donna, sono stati condannati a 21 anni di reclusione, perché avevano pubblicato un video mentre danzavano( QUI). Istiaj Haqiqi (21 anno) e suo fidanzato Amir Mohammadi (22 anni) erano stati arrestati lo scorso novembre con l’accusa assurda di atti osceni e prostituzione.

A Zahedan, capoluogo del Belucistan, è stato arrestato un imam sunnita con l’accusa di “incitazione alle proteste” e di “perturbazione della pace sociale”. In città c’è un forte clima di tensione e si teme che il potere tenda a trasformare lo scontro da sociale a confessionale tra sunniti e sciiti.

Egitto

Tre attori sono stati arrestati per aver pubblicato sui social un video satirico sul carcere (Qui, in arabo), dal titolo: “La visita”. Sono state confezionate contro di loro accuse pesantissime: “appartenenza ad un’organizzazione terroristica, uso perverso dei social e diffusione di notizie false”. Il Fronte egiziano per i diritti umani ha denunciato l’arresto, avvenuto il 25 gennaio, degli attori  Mohammed Hossam, Basma Hijazi e Ahmed Elkhouli in riferimento alla pubblicazione del video. La procura ha ordinato il prolungamento della detezione per 15 giorni in attesa di conclusione indagini. Rischiano pene pesantissime che superano i 10 anni di reclusione.

Palestina Occupata-Israele

La visita del segretario di Stato Blinken a Tel Aviv e Ramallah ha prodotto un solo risultato: ieri è stato ucciso un solo palestinese ad un posto di blocco dell’esercito di occupazione ad Al-Khalil. La relazione di alleanza strategica tra Washington e Tel Aviv rende questa visita molto sospetta per i palestinesi. Mentre dopo l’incontro con Netanyahu, Bliken ha tenuto una conferenza stampa, non c’è stato nessun comunicato dopo l’incontro con Abbas. L’agenza stampa palestinese, Wafa, non ha ancora dato la notizia dell’incontro. Fonti giornalistiche palestinesi e israeliane parlano di una lista di richieste palestinesi da attuare da parte del governo israeliano e dalla Casa Bianca, prima del ritorno alla collaborazione in materia di sicurezza. Tra le richieste presentate al capo della diplomazia USA: blocco delle costruzioni negli insediamenti ebraici in Cisgiordania e Gerusalemme est, fine dei rastrellamenti nelle città palestinesi, impedire le aggressioni dei coloni contro i contadini palestinesi e le devastazioni delle loro proprietà, fine delle provocazioni dei coloni nei luoghi santi musulmani, apertura del consolato USA a Gerusalemme est, restituzione delle imposte spettanti all’ANP sequestrate dal governo di Tel Aviv, un piano credibile per la ripresa del negoziato con un termine ultimo per il ritiro dell’esercito di occupazione dai territori dello Stato di Palestina.

Non c’è spazio della mediazione, quindi. Nelle dichiarazioni di Blinken, non si fa menzione di tutto ciò ma si continua a ripetere la cantilena stridula di richiamo a tutte le parti alla necessità di rispettare una de-escalation della tensione.   

Turchia

I sei partiti dell’opposizione coalizzati nel cosiddetto “Tavolo esagonale” hanno pubblicato il loro programma elettorale. Un libro di 240 pagine, in 9 capitoli, che affronta le politiche e riforme da mettere in campo in caso di vittoria nelle elezioni presidenziali e politiche annunciate per il 14 maggio.

Tra le riforme promesse: il ritorno al sistema parlamentare, con presidenza della repubblica di 7 anni non rinnovabile, quorum al 3% per accedere al parlamento e finanziamento pubblico a tutte le liste che raggiungono l’1%.

La coalizione non ha ancora reso noto il nome del suo candidato alla presidenza della repubblica che sfiderà l’attuale Erdogan. Questa  coalizione non comprende l’HDP, terza forza politica in Parlamento ed espressione delle rivendicazioni di parità delle popolazioni curde in Turchia.   

Notizie dal mondo

Sono passati undici mesi e 7 giorni di guerra russa in Ucraina.

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Approfondimenti:

Finestra sulle Rive Arabe n°9

Articolo di Antonino D’Esposito

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