Anbamed, notizie dal Sud Est del Mediterraneo

(testata giornalistica. Direttore responsabile: Federico Pedrocchi)

17 febbraio 2023.

Rassegna anno IV/n. 047

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I titoli:

Iraq: 4 militari uccisi in uno scontro con miliziani di Daiesh, a nord d Baghdad.

Turchia: Salvati 3 persone dopo 11 giorni dal sisma. Raccolti 8 miliardi di dollari in 6 ore durante la campagna condotta da artisti, in diretta televisiva.

Siria: Le milizie bloccano gli aiuti dell’autonomia curda alle porte di Manbij.

Palestina occupata: Lunedì al Consiglio di Sicurezza sarà discussa la questione delle colonie ebraiche israeliane nei territori palestinesi occupati.

Tunisia: I giornalisti scendono in piazza compatti contro l’arresto del direttore della radio “Mosaique FM” e contro le leggi liberticide.

Libano: Blocchi stradali e incendi degli ingressi di 6 banche per protesta dei correntisti defraudati dal sistema bancario.

Al-Qaeda: Il nuovo capo della rete è l’ex militare egiziano Seif Al-Adl. Washington insinua il sostegno iraniano ad Al-Qaida.

Etiopia-UA: Domani si apre il vertice africano ad Addis Abeba. Ambiziosi progetti che si scontrano con una realtà politica frammentata e dalle interferenze esterne.

Le notizie

Iraq

Scontro tra l’esercito iracheno e un gruppo di miliziani di Daiesh in una località agricola a nord di Baghdad. In un comunicato, le forze armate hanno affermato che 2 ufficiali e 2 soldati sono rimasti uccisi dall’esplosione provocata da una cintura di un suicida. L’incursione dell’esercito è stata preparata preventivamente per contrastare un attacco terroristico che i miliziani stavano architettando contro le cerimonie religiose sciite nel mausoleo dell’Imam Mussa Al-Kadhem, alle quali partecipano milioni di pellegrini.  

Turchia

Altre scosse di terremoto di potenza 5,1 nel sud Turchia e nord Siria, che sono state sentite anche a Damasco. Nella giornata di ieri è stata salvata una ragazza di 17 anni, rimasta sotto le macerie per 248 ore ed una donna. Stamattina è stato tirato da sotto le macerie, a Hatay, un bambino di 14 anni dopo 260 ore dal sisma.

Le operazioni di salvataggio sono state fermate in 5 delle dieci province colpite dal sisma. Adesso si pone il problema di rimuovere i detriti e la ricostruzione. Si parla nei piani del governo di costruire 50 mila unità abitative in un anno. Lo sforzo popolare di riscatto si è palesato nella raccolta di 8 miliardi di dollari durante una campagna intitolata “La Turchia, un cuore solo”, che ha coinvolto artisti e stelle del calcio turchi, in una non-stop televisiva di 6 ore, trasmessa contemporaneamente da 8 canali televisivi pubblici e privati.

Siria

La situazione nel Nord della Siria è molto complicata. Le zone sotto il controllo delle milizie non hanno un’unica regia dei soccorsi, ma una miriade di organizzazioni. Soltanto quelle accreditate presso le agenzie dell’ONU hanno accesso ai pochi aiuti arrivati in questi ultimi giorni.

Poi c’è il controllo militare delle diverse milizie contrapposte, che impediscono il passaggio degli aiuti, nel tentativo di mettere mano alle merci con l’obiettivo di rivenderle di contrabbando. Le autorità dell’autonomia amministrativa nel nord est hanno dovuto far tornare indietro un convoglio di 40 camion di aiuti, dopo 7 giorni di attesa, perché le milizie hanno rifiutato che ci sia la Mezzaluna rossa curda a sorvegliare la distribuzione.

Le zone sotto il controllo dell’esercito governativo ricevono, per via aerea, aiuti da diversi paesi arabi, come Arabia Saudita, Egitto e Libia e via terra dall’Iraq, Libano e Giordania.  

Palestina occupata

I soldati israeliani hanno impedito i funerali di un cittadino palestinese di Beit Amer, nei pressi di Al-Khalil. Il morto è deceduto per motivi di salute e la chiusura della strada da parte dell’esercito si spiega soltanto con l’arroganza del potere militare coloniale israeliano nel voler creare angustie gratuite alla popolazione civile occupata. Posti di blocco e lancio di lacrimogeni e spari con pallottole di gomma hanno causato la dispersione del funerale e il ferimento di decine di persone oltre al rinvio della sepoltura.

Lunedì a New York si riunirà il Consiglio di Sicurezza per discutere la bozza di risoluzione di condanna del colonialismo israeliano in Cisgiordania e Gerusalemme est. Il testo preparato dalla delegazione degli Emirati parla di “Considerare le colonie ebraiche una violazione delle norme internazionali e, pertanto, illegali e sono in ostacolo alla soluzione basata sui due Stati”. La votazione sarà un banco di prova per misurare l’ipocrisia delle politiche di Washington, Londra e Parigi. Il dipartimento di Stato ha già messo le mani davanti, sostenendo che la risoluzione non significherà nulla e quindi si prevede l’uso del veto. Gli Usa si sono astenuti una sola volta, sulla questione colonie israeliane, nel 2016 durante l’Amministrazione Obama. In tutte le altre votazioni hanno usato il veto, per proteggere i governi israeliani, di qualsiasi colore politico, dalla condanna diplomatica.    

Tunisia

I giornalisti tunisini sono scesi in piazza a manifestare contro la repressone delle libertà di espressione e di stampa, in seguito all’arresto del direttore dell’emittente radiofonica “Mosaique FM”, Noureddine Boutar. “Saied vuole terrorizzare i giornalisti e ridurre i media al silenzio”, ha detto il presidente del sindacato, Mahdi Al-Jalassi. Non si conosce tuttora quali siano le accuse rivolte a Boutar. Il suo avvocato ha detto che le domande rivoltegli durante l’interrogatorio riguardavano i finanziamenti dell’emittente e la linea editoriale, due elementi che si potevano conoscere senza l’arresto del direttore, ma con una semplice ispezione fiscale oppure ascoltano la radio. Mosaique FM è la più popolare radio privata tunisina e si è fortemente opposta alle misure repressive del governo contro i partiti e le limitazioni delle libertà come la legge liberticida sui reati di opinione nei social. L’emittente, inoltre, affronta la situazione sociale ed economica con inchieste sul campo, trasmettendo dai mercati le voci della gente comune sul carovita e la scarsezza delle derrate alimentari.  

Libano

Decine di correntisti bancari hanno protestato davanti a 6 sedi facendo blocchi stradali e incendiano copertoni. Contestano il “sequestro” dei loro conti e l’impossibilità di ritirare le somme depositate, soprattutto se sono in valuta straniera. Il dollaro ha segnato ieri un massimo di cambio raggiungendo le 80 mila lire. La valuta libanese, a causa della crisi economica e finanziaria, ha perso il 98% del suo valore rispetto a 4 anni fa. Questo si è tradotto in un aumento esponenziale dei carburanti, dei medicinali e di tutti i prodotti importati ed i servizi da essi dipendenti, come i trasporti. Un carovita che ha ridotto alla povertà anche le famiglie di professionisti, una volta considerate benestanti. Molte famiglie riescono a sbarcare il lunario soltanto grazie alle rimesse di parenti migranti.

Al-Qaeda

Gli Stati Uniti preparano lo scontro con l’Iran, nel nome della lotta contro il terrorismo, come avevano fatto in Afghanistan (2001) e Iraq (2003). Il pretesto viene dato da un documento di esperti dell’ONU, che sostiene la nomina dell’ex ufficiale egiziano, Seif Al-Adl, a capo di Al-Qaeda. Al-Adl è un veterano della rete terroristica internazionale, uomo della prima guardia, che ha addestrato molti degli attentatori dell’attacco contro le Torri Gemelle dell’11 settembre 2001. Un portavoce del Dipartimento di Stato ha affermato che “Le nostre valutazioni coincidono con quelle degli esperti ONU. Seif Al-Adl che risiede in Iran è il nuovo capo di Al-Qaeda. L’organizzazione non lo dichiara pubblicamente emiro per non mettere in difficoltà i taliban, che non ammettono l’uccisione di Al-Zawahiri a Kabul (con droni USA nel luglio 2022), e per non dare fastidio agli iraniani che ospitano nel loro paese l’ex ufficiale delle truppe speciali egiziane”.

Torna in campo una nuova versione della fiala di Collin Powell (al Consiglio di Sicurezza dell’ONU, il 5 febbraio 2003. Per approfondire il tema, vedi QUI). L’obiettivo è quello di creare un falso nemico dell’umanità e preparare l’opinione pubblica mondiale ad accettare una nuova aggressione militare in Medio Oriente, nel nome della lotta contro il terrorismo.

Etiopia-UA

Si è tenuto ad Addis Abeba nei due scorsi giorni, mercoledì e giovedì, il Consiglio esecutivo dell’Unione africana, in preparazione del vertice dei capi di Stato e di governo dei Paesi membri previsto per domani e dopodomani, sabato e domenica, sempre nella sede dell’Unione africana ad Addis Abeba. Nella riunione sono stati preparati i propositi dei paesi africani per far fronte alle crisi ed alle problematiche di sicurezza ed economico finanziarie, soprattutto i rapporti con le potenze straniere che si combattono indirettamente sul suolo africano. Tra i temi che saranno affrontati in questo vertice ci sarà la crisi libica e la guerra nella Rep. Democratica del Congo, le guerre nel Sahel e nella regione dell’Africa centrale e nel Corno d’Africa e soprattutto una strategia di autonomia alimentare e di sviluppo economico comune, per far fronte alla povertà e disoccupazione e ridurre così la fuga dei cervelli e della forza lavoro. Uno dei temi economici sarà quello di creare uno spazio africano di libero scambio (AfCFTA) e sul piano politico di rivendicare due posti permanenti nel Consiglio di Sicurezza dell’ONU.

Sono piani lungimiranti, ambiziosi e necessari, ma si scontrano con una realtà politica frammentata e fortemente condizionata dagli interessi delle potenze ex coloniali e delle nuove potenze che si affacciano all’Africa come Cina e Russia, con programmi di penetrazione economica e militare concorrenti.

L’UA ha ottenuto recentemente un discreto successo diplomatico nella mediazione tra il governo etiopico e il Fronte Popolare per la Liberazione del Tigray che ha portato lo scorso novembre agli accordi di Pretoria e Nairobi, per una tregua che sta tenendo e promette di disinnescare una delle più gravi crisi umanitarie del continente.   

Notizie dal mondo

Sono passati undici mesi e 23 giorni di guerra russa in Ucraina.

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Ad un anno dall’invasione russa in Ucraina, si terranno in tutta Italia e Europa mobilitazioni il 24 febbraio per chiedere la fine della guerra e negoziati di pace.

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