Anbamed, notizie dal Sud Est del Mediterraneo

(testata giornalistica fondata da Farid Adly.

Direttore responsabile Federico Pedrocchi)

Per ascoltare l’audio di oggi, 04 settembre 2023:

Rassegna anno IV/n. 246 (1133)

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I Titoli:

Sudan: 26 civili morti sotto le bombe a Umdorman ed a sud di Khartoum.

Siria: Si estendono gli scontri tra curdi e arabi nella regione autonoma del nordest. Ankara e Damasco versano benzina sul fuoco.

Iran: Due giornaliste iraniane sono state condannate a tre anni di reclusione in relazione alla diffusione delle notizie sul caso dell’assassinio di Zina Mahsa Amini, un anno fa.

Iraq: Calma apparente dopo tre giorni di scontri per le strade di Kirkuk, la città multietnica contesa tra arabi, turcomanni e curdi.

Egitto: Gli studenti dell’accademia di belle arti fanno un sopralluogo documentaristico al complesso dell’Imam Shafei in fase di demolizione.

Iran-Arabia Saudita-Turchia: Dopo anni di lotta per l’egemonia nella regione, i tre paesi avviano una fase di cooperazione economica.

Debito pubblico e G20: Il debito estero strangola le economie dei paesi poveri. Tra gli altri, tre paesi del M.O. saranno sottoposti al G20.

Le Notizie:

Sudan

20 civili sono rimasti uccisi ieri nei bombardamenti tra esercito e milizie a sud di Khartoum. Altri 6 civili sono stati uccisi nel centro di Umdorman, la parte ad ovest del Nilo della capitale. Le due parti belligeranti continuano a bombardare con artiglieria e droni i quartieri residenziali. L’aeronautica governativa non ha cessato un momento di sorvolare i tre quartieri della capitale.

Siria

Si estendono i combattimenti tra curdi e arabi nel nordest della Siria. Le mobilitazioni contrapposte di nuovi arruolati sono in corso tra le forze locali. Gli scontri da Deir Azzour adesso sono arrivati alle province di Hasaka e Raqqa. A soffiare sul fuoco della discordia ci sono sia il regime siriano sia quello turco, che non hanno nascosto il loro odio per l’esperienza di amministrazione autonoma democratica guidata dai curdi.

La mediazione delle truppe statunitensi è fallita nel tentativo di mettere fine ai combattimenti.

Iran

Due giornaliste iraniane sono state condannate a tre anni di reclusione in relazione alla diffusione delle notizie sul caso dell’assassinio di Zina Mahsa Amini, un anno fa. Negin Bagheri e Elanaz Mohammadi sono state accusate di complottismo e collusione con forze straniere nemiche. La sentenza sarà effettiva per il primo mese e sospesa per il restante periodo. Le due giornaliste sono state condannate alla sospensione dalla professione per 5 anni ed a dover seguire dei “corsi” presso i servizi di sicurezza, “per correggere la condotta deviata”.

Iraq

Calma apparente a Kirkuk, dopo tre giorni di scontri tra popolazioni curde, turcomanne e arabe. La città multietnica è al centro di un contenzioso amministrativo tra il governo centrale e l’autonomia curda. La città è stata occupata dai Peshmerqa nel 2014, a causa della disfatta dell’esercito di Baghdad di fronte all’avanzata di Daiesh, ma ne sono stati cacciati nel 2017, in seguito al referendum per l’indipendenza del Kurdistan. Gli scontri dei giorni scorsi sono avvenuti per la consegna di una caserma dell’esercito al partito democratico curdo. Sono state erette barricate, occupate piazze e chiusa la strada di collegamento tra Kirkuk e Erbil. Negli scontri sono state uccise tre persone. La retromarcia dell’esercito ha calmato le acque, ma le contraddizioni interetniche rimangono sotto le ceneri. La provincia è ricca di petrolio e dai tempi del regime di Saddam Hossein era contesa tra il governo centrale e quello autonomo.

Egitto

Un gruppo di studenti dell’accademia di belle arti del Cairo ha fatto visita “di addio” al complesso dell’Imam Shafie, in fase di demolizione da parte delle autorità governative. Il complesso contiene tombe e mausolei risalenti ad oltre mille anni e una moschea storica. L’iniziativa è stata intrapresa dall’associazione Rasm Misr (disegnare l’Egitto: ecco l’account social). Il gruppo ha scattato foto e realizzato disegni dal vero, nel tentativo di documentare i monumenti del luogo storico, prima della loro sparizione per lasciare spazio a palazzi, nel nome della modernità.

Iran-Arabia Saudita-Turchia

Il ministro degli esteri iraniano ha annunciato che Iran, Arabia Saudita e Turchia si accingono a compiere un passo importante nella cooperazione economica tra i tre paesi. “Ci saranno incontri ad alto livello politico e tecnico, per accrescere lo scambio commerciale e la partnership industriale. Solo così rafforzeremo l’autonomia dalle potenze straniere e i legami di solidarietà regionale”, ha affermato il capo della diplomazia di Teheran durante l’incontro con l’omologo turco. I tre paesi fino a pochi anni fa erano in forti contrapposizioni nella gara per l’egemonia sulla regione, ma crisi economiche e interferenze delle potenze occidentali hanno convinto le leadership a perseguire nuove strade per la stabilizzazione e lo sviluppo.   

Debito pubblico e G20

Il G20, che si accinge ad avviare i suoi lavori in India, avrà tra i suoi temi il peso del debito estero sui paesi poveri del cosiddetto “terzo mondo”. Nella regione mediorientale sono tre i paesi per i quali c’è un preoccupato allarme: Egitto, Libano e Tunisia. Il debito estero del paese più popoloso, l’Egitto, ha superato i 100 miliardi di dollari e il governo del Cairo deve procurare 3 miliardi per saldare la rata di interessi entro il 2023. Il Libano ha sospeso i pagamenti dal 2020, dopo la grave crisi finanziaria che lo aveva travolto, facendo perdere alla lira il 98% del suo valore. La Tunisia invece è in lotta con il Fondo monetario internazionale per un prestito di oltre un miliardo di dollari che non viene approvato. Probabilmente la Tunisia quest’anno non salderà gli interessi sul debito, che pesano per il 40% del bilancio dello Stato. Capitalismo sanguisuga.

Notizie dal mondo

Sono passati 18 mesi e 10 giorni dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina. Russia ha messo in funzione i missili balistici Sarmat. Zelensky ha defenestrato il suo ministro della difesa.

In Niger, la Francia ha annunciato che le sue basi militari in Niger non sono più in grado di compiere i loro compiti.

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1 commento

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