Anbamed, notizie dal Sud Est del Mediterraneo

(testata giornalistica fondata da Farid Adly.

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Rassegna anno IV/n. 247 (1134)

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I Titoli:

Palestina Occupata: All’alba di oggi, un altro giovane ucciso dai soldati israeliani. Ieri ennesimo rastrellamento a Jenin.

Sudan: Burhan vola a Juba per tessere le relazioni con la mediazione africana.

Israele: Sciopero della popolazione arabo-palestinese contro la mancata lotta alla criminalità da parte della polizia israeliana.

Siria: Si aggrava lo scontro tra comunità arabe e curde nel nordest autonomo.

Arabia Saudita: Forti pressioni statunitensi per la normalizzazione delle relazioni tra Riad e Tel Aviv, scaricando i palestinesi.

Le Notizie:

Palestina Occupata

All’alba di oggi, i soldati israeliani hanno ucciso un giovane palestinese durante l’irruzione a Tulkarem. Secondo testimoni, le truppe hanno devastato le strade e le facciate di case e negozi, prima di ritirarsi.

Ieri, un ennesimo rastrellamento nel campo di Jenin è stato effettuato dalle forze di occupazione israeliane. Centinaia di soldati sono penetrati nel campo, appostando cecchini sui tetti e avanzando con camion corazzati. Secondo la mezzaluna rossa palestinese sono stati curati diversi feriti con arma da fuoco, alcuni in condizioni gravi. Sono state arrestate 5 persone accusate di appartenere alle organizzazioni della resistenza. Con il lancio di pietre, i giovani che hanno affrontato l’avanzata dei soldati affermano di aver abbattuto un drone di sorveglianza fornito di fotocamera.

Sudan

Il generale Burhan si è recato ieri a Juba, in Sud Sudan, nella seconda visita all’estero da quando è scoppiata la guerra tra l’esercito e le milizie. Si è incontrato con il presidente Salva Kiir Mayardit. In precedenza il generale aveva visitato l’Egitto. L’attività diplomatica mira a trovare alleati in campo arabo e africano, per isolare le milizie. Il Sud Sudan fa parte della Commissione africana dell’IGAD (Autorità Intergovernativa per lo Sviluppo), istituita con il compito di mediare per la fine del conflitto sudanese. La commissione era nata morta per l’assegnazione della presidenza al Kenya, paese considerato alleato delle forze di Pronto intervento del generale Hamidati. A luglio, le forze armate sudanesi hanno rifiutato di ricevere la delegazione IGAD a Khartoum.

I combattimenti non cessano e i ribelli affermano di aver abbattuto ieri un caccia nei cieli di Umdorman. Per il secondo giorno consecutivo, il numero delle vittime della guerra fratricida ha superato i 20 civili in un giorno solo. In un messaggio audio, Hamidati accusa l’esercito di aver iniziato la guerra “facendo bombardare le nostre unità dai caccia di un paese straniero”, senza nominarlo, ma è chiaro il riferimento alla presenza di unità militari egiziane in una base dell’aeronautica a nord della capitale sudanese.

L’ONU ha lanciato l’allarme sul numero dei profughi sudanesi nei paesi limitrofi, che sarebbe arrivato a un milione e 800 mila persone. Il numero totale della popolazione sfollata, secondo le stime degli organismi internazionali, ha superato i sei milioni.

Siria

Sono sempre più duri gli scontri tra le milizie arabe e le forze curde nel nord est della Siria, in particolare nella provincia di Deir Azzour. I comunicati stampa delle due parti sono discordi. Le forze democratiche siriane hanno proclamato il coprifuoco nella zona, ma nello stesso tempo hanno dovuto ritirare i propri combattenti da alcuni villaggi, a maggioranza araba. I comitati locali affermano invece di aver respinto gli attacchi delle unità curde. L’intervento mediatore delle truppe statunitensi, presenti nella zona a presidio dei giacimenti di petrolio, non è servito ad acquietare le acque. La frattura tra comunità ex alleate rischia di fare i giochi dei governi di Ankara e Damasco.

Israele

Oggi in tutte le città e villaggi palestinesi di Israele è stato proclamato uno sciopero contro la criminalità organizzata, che le autorità della polizia e giudiziarie non affrontano in modo serio, “per distruggere dall’interno la volontà di lotta per i diritti”, scrive il comitato organizzatore. Le amministrazioni locali arabo-palestinesi e la società civile accusano la polizia e i servizi segreti di connivenza con il crimine, in una sorta di Apartheid della legalità. Lo sciopero coinvolge anche le popolazioni beduine del Negev, minacciate di deportazione in seguito alla confisca delle loro terre. Nel pomeriggio di oggi si terrà un presidio nel villaggio di Ar’ara, non riconosciuto dalle autorità amministrative israeliane che minacciano la sua popolazione di trasferimento forzato per accaparrarsi i terreni da destinare a favore di progetti di sviluppo degli insediamenti ebraici.  

Arabia Saudita

L’amministrazione Biden, per motivi elettorali interni, è fortemente interessata a portare a termine la missione delle relazioni diplomatiche tra Israele e Arabia Saudita. Si sta lavorando a disinnescare la “foglia palestinese” dietro la quale Riad si oppone a intraprendere il passo richiesto da Washington. La prossima settimana, diplomatici USA si incontreranno a Riad con una delegazione dell’ANP guidata da Hossein Sheikh, l’uomo forte all’ombra del presidente Abbas. La leadership palestinese ha deciso di non ostacolare le volontà saudite ed ha assunto una posizione quasi neutrale, a differenza della reazione fortemente di condanna, nel 2020, alla normalizzazione di Emirati arabi uniti e Bahrein con Israele. Rivelazioni stampa sostengono che, nelle trattative preliminari tra il governo di Ramallah e gli emissari di Washington, sia stata avanzata da parte palestinese la proposta di apertura del consolato USA a Gerusalemme est e dell’appoggio ad una risoluzione per l’ingresso della Palestina nell’ONU come membro effettivo. Le risposte hanno gelato i palestinesi. “Non se ne parla, non è all’ordine del giorno”, sarebbe stata la risposta di Washington.

Notizie dal mondo

Sono passati 18 mesi e 11 giorni dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina. A Sochi nessun accordo tra Erdogan e Putin per l’esportazione del grano ucraino.  

In Niger, “Via i soldati francesi”, gridano i manifestanti solidali con i militari. Per la Francia inizia la strategia del “caos creativo”, come per la Casa Bianca all’inizio del millennio.

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