Anbamed, notizie dal Sud Est del Mediterraneo

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Rassegna anno IV/n. 257 (1144)

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I Titoli:

Libia: Salvate due famiglie da sotto le macerie. Tra i salvati una donna di 90 anni e due suoi nipoti. Manca acqua potabile per i sopravvissuti. Le strade interrotte rallentano l’arrivo degli aiuti.

Marocco: Dopo 6 giorni sotto le macerie, salvata una donna. Un’altra scossa di assestamento di 4,8 gradi.

Libano: Riprendono i combattimenti nel campo palestinese di Ain el-Helwa tra Fatah e un gruppo di islamisti.

Sudan: Il capo delle milizie Hamidati dal suo nascondiglio ha lanciato, in un messaggio audio, minacce di spartizione del paese.

Afghanistan: A due anni dalla sconfitta di USA e Nato, i taliban festeggiano con la firma di affari nel settore minerario.

Tunisia: Rifiutato l’ingresso ad una delegazione del PE.

Bahrein: Firma di un accordo di sicurezza con gli USA. Un primo passo verso la Nato mediorientale?

Le Notizie:

Libia

Due famiglie sono state salvate ieri da sotto le macerie di Derna. Tra i salvati una donna di 90 anni e due suoi nipoti. La città è divisa completamente in due parti, separate dal Wadi, il letto del torrente. Il crollo dei 5 ponti ha bloccato le comunicazioni tra i due lati e rallentato i soccorsi. Un’attivista di Derna ci ha raccontato lo spavento che ha vissuto lei e la sua famiglia alle 3 del mattino del giorno dell’alluvione: “l’acqua era arrivata al 5° piano del palazzo dove vivevamo, ci siamo salvati soltanto perché eravamo al settimo piano. Tutti gli abitanti dei piani inferiori al quinto sono morti. Avevamo paura dal crollo del palazzo, che per fortuna ha retto e siamo qui sfollati ospitati da parenti nella parte alta della città”, ci ha raccontato.

La situazione dei sopravvissuti è ancora gravissima, per la mancanza dell’acqua potabile e per il crollo di molte strutture sanitarie. La maggior parte degli aiuti materiali, giunti da ogni parte del paese, sono bloccati sull’unica strada che collega il capoluogo Bengasi con la città.

I comunicati ufficiali danno la misura del dramma che ha colpito la regione del Gebel Akhdar (Montagna verde): tremila seppelliti, molti dei quali in fosse comuni e non identificati; altri tremila corpi non sono stati ancora raccolti per mancanza di sacchi di plastica, con il rischio di diffusione di epidemie; oltre 11 mila i dispersi e 30 mila senzatetto. Molte abitazioni crollate non sono state ancora ispezionate per la mancanza di escavatori e non si contano le case trascinate in mare con la gente dentro intrappolata nel sonno. Secondo il sindaco, i corpi riportati sulla spiaggia dalle onde del mare sono diverse centinaia. La stima più credibile, annunciata dalla commissione centrale per i soccorsi, parla di almeno un totale di 20 mila vittime. La popolazione totale che ha bisogno di assistenza in tutta la zona colpita, secondo le stime dell’ONU, è di 850 mila persone. La raccolta fondi internazionale ha raggiunto le cifre stimate: 71 milioni di dollari. Il Parlamento libico in una seduta d’emergenza a Bengasi ha destinato ai soccorsi un bilancio di 2 miliardi di dollari, ma la somma non è stata liberata dalla Banca centrale di Tripoli e il governo Dbaiba ha evitato di rispondere alle sollecitazioni. Il premier continua, invece, a parlare di questioni collaterali che non spettano all’esecutivo ma alla magistratura, come l’inchiesta per individuare le responsabilità del disastro ed ogni giorno alimenta la polemica con nuove rivelazioni non pertinenti. Una ricerca di legittimità che non ha nel paese, ma soltanto dal sostegno delle potenze internazionali, USA e GB in testa.

Marocco

Una donna è stata salvata da sotto le macerie in un villaggio di montagna, dopo sei giorni dal sisma. Nella giornata di ieri è stata registrata un’altra scossa di assestamento di 4,8 gradi. Ad una settimana dal sisma, le ricerche continuano malgrado siano basse le speranze di trovare persone vive sotto le macerie. Le situazioni più critiche sono quelle dei villaggi di montagna, alcuni dei quali sono stati raggiunti soltanto dopo 5 giorni dal disastro. Sono ancora in corso le aperture di nuove strade alternative a quelle distrutte o interrotte dal terremoto, ma si temono pericoli di altri crolli durante i lavori.

Il governo marocchino ha chiuso le polemiche sui soccorsi internazionali. Molti hanno visto l’esclusione di Francia e Germania come un segnale negativo, a causa della loro posizione riguardante la pretesa sovranità di Rabat sul Sahara occidentale. “Abbiamo limitato i soccorsi internazionali per esigenze organizzative. Ringraziamo tutti i paesi che si sono offerti, ma la decisione del coordinamento spetta a noi. Molte volte la molteplicità degli interventi causa soltanto confusione e ritardi”, ha dichiarato il portavoce del governo.

Sembra una dichiarazione diplomatica per nascondere malamente l’esclusione di alcuni paesi vicini geograficamente e con lunga esperienza nei soccorsi in zone disastrate. Infatti non è stato autorizzato un volo della CRI in partenza dalla Germania, costringendo l’organizzazione umanitaria a cancellare la spedizione.

Libano

Sono ripresi gli scontri nel campo profughi palestinesi di Ain el-Helwa, malgrado la tregua raggiunta ieri. L’incontro a Beirut di due alti esponenti di Fatah, Azzam Ahmad, e di Hamas, Mussa Abu Murzog, nella sede dell’ambasciata palestinese, non ha chiarito la vicenda e rischia di trascinare la popolazione del campo in una guerra che nessuno desidera. Il gruppo di islamisti, denominato “Giovani dell’Islam”, formato da palestinesi, siriani e libanesi, si rifiuta di consegnare i responsabili dell’uccisione del comandante del campo, al-Armoushi, assassinato a luglio. La polizia libanese e il comitato per la sicurezza del campo sono riusciti ad individuare i sei miliziani responsabili dell’agguato, ma il gruppo si rifiuta di consegnarli alla giustizia libanese. Gli scontri stanno toccando anche altri quartieri periferici della città libanese di Saida (Sidone) a causa dell’uso di armi pesanti come artiglieria e lancia razzi.

Sudan

Il capo delle milizie di Pronto intervento, Hamidati, ha pubblicato sui social un file audio nel quale minaccia di attaccare Port Sudan, la nuova sede “capitale provvisoria” del governo. “Non permetteremo che si stabilisca un governo di guerra. Possiamo occupare Port Sudan in un solo giorno”, ha affermato. L’ex allevatore di cammelli e proprietario, insieme al fratello, di miniere d’oro ha detto anche che sua intenzione di formare un governo civile nelle zone sotto il controllo delle sue milizie. “Controlliamo la quasi totalità di Khartoum, l’ovest ed il sud del paese. La determinazione di Burhan ad usurpare illegittimamente la figura di presidente dello Stato porterà alla spartizione del paese. Si ripeterà quello che è avvenuto in altri paesi di presenza di due governi”, un riferimento implicito alla situazione libica. (Qui l’audio in arabo con sottitoli in inglese).

Sul fronte militare, attivisti di Um Ruwaba, seconda città della provincia di Kordofan, ci hanno confermato che le milizie sono entrate nella città dopo il ritiro dell’esercito verso la città di Kosti, più a nord. Un comunicato governativo conferma implicitamente questi gravi sviluppii del conflitto. Sono state segnalate di colonne di mezzi delle milizie che avanzavano in direzione della provincia di Al-Jazira, confinante con la capitale.    

Afghanistan

Sono passate due anni dalla sconfitta di USA e Nato in Afghanistan. Per festeggiare la vittoria, i nuovi governanti talibani hanno annunciato la. Firma di sette contratti per un valore di 6,5 miliardi di dollari con aziende locali e partner stranieri per lo sfruttamento delle risorse minerarie.

I partner stranieri sono di Cina, Iran e Turchia. Secondo i termini dei contratti, le aziende estrarranno e lavoreranno minerali preziosi come ferro, piombo, zinco e oro in quattro province dell’Afghanistan: Herat, Ghor, Logar e Takhar.

Da notare che negli anni passati, durante l’occupazione statunitense del paese, funzionari militari e geologi statunitensi hanno rivelato che l’Afghanistan ospita giacimenti minerari del valore di quasi 1 trilione di dollari. Questi giacimenti comprendono minerali preziosi come rame, marmo, talco, carbone, litio, cromite, cobalto, oro, lapislazzuli, pietre preziose e molto altro. Tuttavia, a causa della guerra e dell’instabilità politica che ha afflitto il paese, gran parte di queste risorse è rimasta inutilizzata.

Tunisia

Il ministero degli esteri tunisino ha negato l’ingresso ai membri della commissione Afet (Commissione per gli affari esteri del PE) che dovevano svolgere una missione conoscitiva riguardo l’accordo UE-Tunisia sull’emigrazione. Il gruppo di deputati avrebbe dovuto incontrare organizzazioni della società civile, sindacati, leader dell’opposizione e rappresentanti delle fondazioni politiche nonché degli Stati membri dell’Ue. La delegazione aveva chiesto di incontrare anche i suoi omologhi tunisini, del parlamento sciolto dal presidente Saied nel 2021. Le dichiarazioni durante la conferenza stampa a Bruxelles non sono piaciute al governo tunisino e la missione è stata valutata come intromissione negli affari interni di un paese sovrano. “è finito il tempo del colonialismo e della sovranità limitata”, ha detto un funzionario del ministero degli esteri di Tunisi, in condizioni di anonimato.  

Bahrein

Stati Uniti e il Bahtrein hanno firmato a Washington un accordo di sicurezza per garantire protezione alla monarchia da eventuali minacce esterne, un riferimento implicito all’Iran. Il segretario di Stato Blinken e il primo ministro Salman Bin Khalifeh hanno siglato il documento, che rafforza la presenza militare degli USA nel Golfo. In Bahrein, Washington detiene già il comando centrale della V flotta ed una base militare aerea. Nel testo dell’accordo pubblicato dal sito del dipartimento di Stato USA si parla di un impegno comune per la sicurezza nella regione, sulla via degli accordi di Abramo e il Forum del Negev. Questo passo è indicativo sulle intenzioni di Washington di aprire la strada alla costruzione di una Nato mediorientale che comprende paesi arabi e Israele. L’accordo con il Bahrein è il primo passo di un lungo percorso che vede al centro del suo programma proprio l’Arabia Saudita.

Notizie dal mondo

Sono passati 18 mesi e 21 giorni dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina. Mosca dice di aver distrutto droni e imbarcazioni ucraine telecomandate che tentavano di colpire una nave commerciale russa nel Mar Nero. Kiev ha annunciato la conquista di una cittadina vicino a Bakhmut.

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