Anbamed, notizie dal Sud Est del Mediterraneo

(testata giornalistica online fondata da Farid Adly.

Direttore responsabile Federico Pedrocchi)

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Rassegna anno IV/n. 344 (1231)

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Le notizie:

Genocidio a Gaza

Israele ha sganciato sulla testa degli abitanti di Gaza 22 mila bombe nei primi 45 giorni di invasione. Tutte sono munizioni statunitensi.

18 mila uccisi e 50 mila feriti. Non più censiti i dispersi.

I civili assassinati ieri sono stati 297 fino alle 18:00; il numero è salito dopo i bombardamenti notturni a Jebalia, Shejaiea, Beit Alhawa, Khan Youni e Rafah.

L’esercito israeliano è entrato via terra fino al centro di Khan Younis e ha iniziato a cacciare la popolazione ancora assediata nelle scuole dell’ONU e negli ospedali.

Oltre un milione di civili sono stati deportati verso il confine egiziano, accampati in mezzo al deserto, senza acqua, senza cibo e senza assistenza sanitaria per i feriti e i malati. Il freddo di notte è pungente e non ci sono nella zona alberi per appiccare fuochi e riscaldarsi. Uno sterminio sotto gli occhi di tutto il mondo, ma nessuna cancelleria alza un dito per fermare la mano degli aguzzini.

In diverse zone della Striscia si sono svolti scontri armati tra i soldati e combattenti palestinesi, secondo i comunicati video pubblicati dall’esercito israeliano e da Brigate Qassam.

UNRWA

L’agenzia dell’ONU, per i rifugiati palestinesi, accusa Israele di pianificare la cacciata dei palestinesi in Sinai: deportazione forzata. Il commissario dell’UNRWA, Philippe Nazzarini, ha detto che tutte le manovre in corso sul terreno nel sud di Gaza indicano che le intenzioni nascoste dell’esercito israeliano sono quelle di deportare la popolazione fuori dal territorio di Gaza, verso il Sinai egiziano. In un articolo pubblicato dal Los Angeles Times (QUI, in inglese), Lazzarini ha detto che “Israele ha imposto un quasi totale assedio su Gaza, una punizione collettiva che colpisce 2 milioni di civili, metà dei quali bambini”, poi ha aggiunto: “La decimazione del nord di Gaza e lo sfollamento di milioni di abitanti a sud sono la prima fase di tale scenario, ed è già completo. La fase successiva è in corso: costringere le persone a lasciare il centro urbano di Khan Yunis e ad avvicinarsi al confine egiziano”. È la seconda Nakba, Gaza non sarà più terra palestinese, conclude il funzionario internazionale.

Cisgiordania e Gerusalemme est

Oggi, sciopero generale in tutta la Cisgiordania contro l’occupazione israeliana e contro lo sterminio e deportazione a Gaza. Scuole, università, uffici e negozi sono chiusi dalle prime ore del giorno in risposta all’invito delle organizzazioni della resistenza dell’OLP. Lo sciopero è stato proclamato in contemporanea con l’invito, via web, di molte organizzazioni per i diritti umani mondiali ad uno sciopero globale contro l’aggressione israeliana e il sostegno di Washington.

In tutte le province della Cisgiordania è in corso una repressione senza precedenti. Tre giovani palestinesi sono stati uccisi durante le incursioni delle truppe di occupazione in diverse città. A Toubas, due case sono state bombardate dai droni con bombe incendiarie, dopo averle evacuate dagli abitanti.

A Gerusalemme è in corso una deportazione di 110 famiglie, che vivono nelle loro case prima ancora della nascita di Israele. Il pretesto delle autorità sioniste questa volta non sono le asserite e assurde proprietà delle case, ma “l’interesse pubblico” per la costruzione di una strada di collegamento al servizio delle colonie ebraiche. Le case da demolire sono a 180 metri dalle mura della città vecchia e sono nel quartiere cosiddetto dei marocchini. Gli abitanti hanno respinto l’ordine di abbandonare le loro case: “seppellitici sotto le macerie”.

A Gebel jerzeem, nella provincia di Nablus, sono avvenuti scontri armati tra le truppe di occupazione e gruppi di resistenza.

Ad El-Khalil, Beit Aoua rastrellamento con perquisizioni nelle case e nei negozi e sequestro di auto. È oramai un’abitudine alla quale si sono rassegnati gi abitanti. Decine di arresti.

Incursioni dei soldati anche a Ramalla, El-Bira, Azzoun vicino a Qalqilia con arresti e feriti.

Libano

Il livello dello scontro è salito un altro gradino. I combattenti di Hezbollah hanno lanciato un missile “Burkan” teleguidato contro il quartier generale israeliano nelle fattorie di Shab’a occupate. È stato colpito un deposito di munizioni e sono sentite esplosioni successive all’impatto del missile con la base. Un altro attacco libanese con droni esplosivi è avvenuto nella parte occidentale dell’alta Galilea. L’esercito israeliano parla di due soldati feriti in seguito alla caduta di schegge del drone intercettato in cielo.

L’esercito israeliano ha compiuto un raid aereo nel sud Libano. Secondo l’agenzia pubblica libanese, un quartiere intero di Aytaroun (cartina geografica oscurata da Google) è stato distrutto. Colpite 10 località del confine e molti centri in una cerchia di 10 km dalla linea di demarcazione. L’Unifil, la missione ONU, ha denunciato che una sua caserma è stata colpita da un bombardamento israeliano, che ha centrato una torre di osservazione.

Siria

Missili israeliani su Damasco per il secondo giorno consecutivo. L’esercito siriano sostiene di aver intercettato e distrutto in cielo la maggior parte dei missili lanciati e solo alcuni sono caduti sulla periferia sud della capitale. L’osservatorio siriano sostiene che almeno tre missili hanno colpito vicino all’aeroporto (ancora chiuso dal mese di ottobre, per i precedenti attacchi), nella località di Sayyida Zainab e Aqraba. 8 feriti, tra i quali 3 civili.  

Doha Forum

È stato inaugurato ieri in Qatar il Doha Forum. Doveva affrontare tematiche della convivenza e della costruzione di relazioni internazionali in clima di cooperazione positiva, invece ha dovuto affrontare il dramma della guerra a Gaza. Il segretario generale dell’ONU Guterres ha detto che non si stancherà mai di chiedere il cessate il fuoco e riporterà il tema all’Assemblea Generale, dove non c’è il diritto di veto. La maggior parte degli interventi dei capi di Stato e di governo hanno messo in guardia dalle intenzioni di Tel Aviv di deportare con la forza la popolazione di Gaza in Sinai, per creare nuove tensioni regionali e rinnovare il conflitto con l’Egitto. Il premier qatariota ha affermato che le trattative per lo scambio di prigionieri sono ancora in corso. “I prigionieri israeliani e palestinesi sono stati liberati grazie alle trattative, non certo come risultato dell’offensiva militare”, ha detto in risposta a distanza al premier israeliano Netanyahu.

Il sito ufficiale del Forum, in inglese

Marcia Pace Perugia-Assisi

Una Marcia della Pace straordinaria, dopo quella tradizionale di maggio, per chiedere la fine dell’aggressione israeliana contro Gaza. Tanta gente all’evento organizzato ieri domenica 10 dicembre, nel giorno del 75esimo anniversario della Dichiarazione universale dei diritti umani. C’erano i partiti, con Pd, Cinque Stelle e Sinistra Italiana, c’era la Cgil e c’era l’associazionismo, Anpi, Arci e Acli. Moltissime bandiere della Pace e una gigantesca bandiera della Palestina e una maxi bandiera della pace tenuta da centinaia di manifestanti. “Fermate la guerra”, “Cessate il fuoco”, “Basta massacri” le parole d’ordine e i cartelli. In testa al corteo uno striscione “Fermiamo le stragi”. Alla marcia ha partecipato anche padre Ibrahim Faltas, vicario della Custodia di terra santa.

Sudan

Il governo di Khartoum ha espulso 15 diplomatici emiratini e ha dato loro 48 ore per lasciare il paese. Le motivazioni – secondo l’agenzia pubblica SUNA – è il sostegno militare e finanziario di Abu Dhabi alle milizie di Pronto Intervento (RSF). Due settimane fa un responsabile militare sudanese ha accusato gli Emirati arabi uniti di fornire armi e munizioni, compresi i droni, alle milizie. In diverse città sono state organizzate proteste popolari che chiedevano la cacciata dell’ambasciatore di Abu Dhabi e la rottura delle relazioni diplomatiche.

Notizie dal Mondo

Sono passati 21 mesi e 17 giorni dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina. Biden ha invitato Zelenski alla Casa Bianca, dopo il rinvio da parte del Congresso degli aiuti militari a Kiev. Magra consolazione.

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