Anbamed, notizie dal Sud Est del Mediterraneo

(testata giornalistica online fondata da Farid Adly.

Direttore responsabile Federico Pedrocchi)

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Rassegna anno IV/n. 350 (1237)

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Le notizie:

Genocidio a Gaza

I bulldozer dell’esercito israeliano hanno devastato le tende degli sfollati nell’ospedale “Kamal Adouan”, a Beit Lahia, nel nord della Striscia, sulla testa degli abitanti. Decine di sfollati sono stati uccisi e seppelliti sotto il terreno divelto dell’accampamento nel cortile dell’ospedale.

Centinaia di raids aerei su tutte le città e campi profughi di Gaza, particolarmente nel sud dove si sono rifugiati i palestinesi della regione nord, colpita dalla prima invasione israeliana. A Rafah i missili israeliani hanno colpito l’ospedale e diverse abitazioni attorno.

A Khan Younis si sono svolti i funerali dell’operatore di Al Jazeera Samer Abo Doqqa, con la partecipazione di migliaia di persone. L’emittente ha annunciato il ricorso alla Corte penale internazionale contro Israele per crimini contro l’umanità. Sono stati raccolte le documentazioni sulla segnalazione all’esercito israeliano, tramite la Croce rossa Internazionale,  della presenza dei giornalisti insieme all’ambulanza diretta verso la casa precedentemente bombardata. “L’esercito israeliano sapeva della presenza dell’equipe di giornalisti e sono stati presi di mira con predeterminazione consapevole nell’intento di uccidere la verità”, ha detto l’ufficio legale dell’emittente.

Scontri a terra tra i soldati israeliani invasori e i combattenti palestinesi. La guerra di propaganda è caratterizzata dall’uso dei video realizzati dai combattenti per documentare le loro operazioni. È un’iniziativa intrapresa per prima dalle Brigate Qassam che l’esercito ha imitato, visto l’effetto psicologico che i video della resistenza hanno avuto sull’opinione pubblica israeliana.  

Prigionieri

Secondo un comunicato video di Hamas, un’altra soldatessa prigioniera nelle loro mani è stata uccisa da fuoco amico durante un tentativo di liberarla. Le Brigate Qassam hanno reso noto che i tre soldati prigionieri uccisi l’altro ieri sono stati freddati dai loro connazionali mentre alzavano bandiera bianca e gridavano in ebraico “Aiutateci!”, dopo la loro fuga dalla casa dove erano detenuti. “Sono stati uccisi come un palestinese qualsiasi”, ha detto durante la manifestazione di Tel Aviv un padre di una prigioniera; un’espressione che trasuda razzismo e disprezzo per gli arabi.

A Tel Aviv è stata organizzata una grande manifestazione di protesta contro il governo Netanyahu “che non rispetta le promesse date per la salvezza dei nostri figli”, ha detto una madre di un prigioniero di guerra.

La Radio pubblica israeliana, canale 13, ha annunciato che il ministro della guerra Galant ha discusso con i vertici dei servizi e dell’esercito, le possibili mosse per una trattativa con Hamas.

Il movimento palestinese ha affermato, per bocca del suo rappresentante in Libano, Hamdan, che qualsiasi trattativa è condizionata al cessate il fuoco definitivo ed all’avvio di una soluzione globale della questione palestinese ed ha aggiunto che è il turno di Netanyahu di presentare una proposta.

Un video di propaganda e pressione psicologica è stato trasmesso, sui canali social delle Brigate Qassam, nel quale vengono presentate le immagini sfuocate dei prigionieri israeliani uccisi dai bombardamenti dell’esercito di Tel Aviv. Il titolo della breve clip è “Il tempo sta scadendo!”, in arabo, inglese e ebraico.

Sono in corso, in una capitale europea, Oslo, trattative tra una delegazione di Intelligence israeliana guidata dal capo del Mossad David Barnea, e una delegazione dei servizi di sicurezza del Qatar. Barnea si è incontrato ad Oslo con il premier del Qatar Mohammed bin Abdulrahman Al Thani. In ballo il riavvio dei negoziati indiretti tra Israele e Hamas – con l’apporto anche di Egitto e degli Usa – per un cessate il fuoco e scambio di prigionieri di guerra: tre militari israeliani in cambio di trecento detenuti palestinesi, compreso Marwan Barghouti, leader di Fatah e simbolo delle due Intifade palestinesi del 1987 e 2000, condannato a 5 ergastoli in Israele; è in carcere dal 2002. Un comunicato riferito a lui, pubblicato da un’agenzia stampa palestinese e dalla stampa israeliana, che invita “alla sollevazione con tutti i metodi di lotta contro l’occupazione israeliana”, è stato smentito dalla moglie.  

Cisgiordania e Gerusalemme est

Sei palestinesi assassinati ieri nelle operazioni militari nelle città resistenti: Jenin, Tulkarem, Nablus, Al-Khalil e Ramallah.

294 vittime dal 7 ottobre. L’ospedale di Nablus è assediato per impedire i soccorsi ai feriti.

Irruzioni e rastrellamenti in città e villaggi della Cisgiordania. Oltre alle pallottole dei cecchini e agli obici dei carri armati, le forze di occupazione hanno usato i droni per lanciare missili contro le case dei resistenti.

Arresti e confische delle auto di cittadini palestinesi. Dopo la demolizione delle case adesso la repressione israeliana, contro ogni resistenza all’oppressione, compie una nuova fase con la privazione dei palestinesi delle auto, che molti usano per lavoro.

Il numero dei giovani arrestati ha superato nella sola giornata di ieri i 120.

Libano

Ucciso un soldato israeliano e altri due feriti nello scambio di artiglieria e lanci di droni sul confine libano-israeliano. L’esercito israeliano ha parlato di un drone lanciato dal sud Libano che ha colpito ed è esploso in un accampamento dell’esercito a Marghaliot. Esplosioni sono state sentite anche a Tiberiade. Hezbollah ha informato di aver lanciato 6 missili teleguidati su diverse postazioni nel nord di Israele.

I caccia di Tel Aviv hanno colpito diverse località libanesi di Ramia e Majdal Zoun.

Yemen

Proseguono le operazioni di blocco dello stretto di Bab Mandab da parte delle milizie Houthi che controllano il governo a Sanaa. “Questo blocco del passaggio delle navi diretti ai porti israeliani durerà fino alla fine dell’assedio di Gaza e l’entrata degli aiuti umanitari alla popolazione palestinese”, ha detto il portavoce militare degli Houthi. Il Pentagono ha comunicato di aver abbattuto 14 droni prima di colpire obiettivi nel Mar Rosso.

Le società di navigazione europee hanno annunciato che le loro navi eviteranno il Mar Rosso fino alla conclusione della minaccia militare.

Gli Houthi hanno affermato che sono in corso trattative con una parte internazionale, con la mediazione dell’Oman, per giungere ad una soluzione politica.

Migranti

Un gommone con a bordo 86 migranti è naufragato al largo della Libia.

Lo riferisce l’Oim, Organizzazione internazionale per le migrazioni. Gli annegati risultano essere 61 mentre altri 25 sono stati tratti in salvo e portati in Libia. L’imbarcazione era partita circa due giorni fa da Zuara, località della costa libica situata 120 chilometri a ovest della capitale Tripoli. “Sono oltre 2.250 le persone che hanno perso la vita nel Mediterraneo Centrale quest’anno un numero drammatico che purtroppo dimostra che non si fa abbastanza per salvare vite in mare”, ha detto il portavoce dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim). “Il Mediterraneo centrale continua a essere una delle rotte migratorie più pericolose al mondo”, scrive in un a nota sui social l’ufficio OIM di Tripoli. La maggior parte dei migranti sono cittadini della Nigeria, del Gambia e di altri Paesi africani, e tra le vittime “ci sono bambini e donne”. I 25 superstiti sono stati salvati e trasferiti in un centro di detenzione a Tariq Al Sekka, vicino a Tripoli.

Libia

È in corso al Cairo un incontro tra il presidente del parlamento libico, Saleh, del consiglio presidenziale, Menfi, e il generale Haftar. L’incontro a tre è mediato dal capo dei servizi di sicurezza egiziani, Abbas Kamel. L’incontro fa parte di un’iniziativa dell’UNSMIL, la missione ONU per la crisi libica.

Fallito il piano per le elezioni entro il 2023, l’Egitto è interessato a tenere basso lo scontro tra i due governi in Libia e soprattutto di ridurre lo scontro diplomatico tra Russia ed Usa nel paese vicino. Il governo di Tripoli è legato a Washington, mentre il generale Haftar ha trattato con Mosca per la creazione di una base navale russa a Tobruk. Questi sviluppi disturbano la politica egiziana interessata a garantire una pace duratura in Libia per riprendere la ricostruzione e l’impiego di due milioni di lavoratori egiziani in Libia, come la fase precedente alla rivolta del 2011.

Notizie dal Mondo

Sono passati 21 mesi e 23 giorni dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina.

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