Massimo Gorla a vent’anni dalla scomparsa. Alcune brevi considerazioni su etica,
cultura e politica
Giorgio Riolo

Accolgo volentieri la proposta fattomi dal compagno e amico Farid Adly di scrivere
un articolo attorno alla figura di Massimo Gorla a vent’anni dalla scomparsa
avvenuta nel gennaio 2004. Con la doverosa premessa che il mio sarà un breve
intervento.
È questa l’occasione per dire alcune cose sulla persona e sul compagno, sul tipo
umano che incarnava, e soprattutto per fare alcune brevi considerazioni sulla politica,
sulla Nuova Sinistra e sulla sinistra alternativa in generale, sulla annosa questione del
rapporto tra élite e popolo, sulla necessità della triangolazione/progressione di etica,
cultura, politica, sulla ormai consunta, a mo’ di vana predicazione, auspicata riforma
della politica (e dell’organizzazione) delle varie sinistre realmente esistenti.
I.
Non facendo parte del gruppo dirigente di Avanguardia Operaia e di Democrazia
Proletaria, la mia dimestichezza in vita con Massimo Gorla è stata molto limitata.
Altre compagne e altri compagni hanno detto e possono dire molto meglio del
sottoscritto.
Le occasioni di rapporto personale con lui sono state comunque significative. In
primo luogo quando aiutò materialmente il Cipec (Centro di Iniziativa Politica e
Culturale), l’organismo culturale di Democrazia Proletaria, negli anni, era la seconda
metà degli anni ottanta, del quale ero personalmente responsabile. Essendo Gorla
deputato e punto di riferimento parlamentare, ed essendo persona convinta che il
lavoro culturale non fosse cosa marginale per un partito degno di questo nome.
Infine quando, dopo lo scioglimento di Democrazia Proletaria e le varie vie intraprese
dai gruppi dirigenti e dal corpo del partito, tra via comunista e via ambientalista
arcobaleno, da una parte, e una parte significativa “tornata a casa” o comunque
continuando l’impegno politico e sociale in altri ambiti, lo stesso Gorla fu coinvolto
nella breve esperienza della rivista AltrEuropa. Essendo la rivista un’articolazione del
lavoro entro la Associazione Culturale Punto Rosso, animata dallo scomparso Bruno
Carchedi.
II.
La parabola politica e culturale di Gorla è significativa. Peculiare di una stagione del
movimento operaio, socialista e comunista che dalle gravi contraddizioni (e
nefandezze nel caso dello stalinismo) del comunismo novecentesco si è evoluta alla
ricerca di un nuovo orizzonte, di nuovi contenuti culturali e politici, di nuova
militanza, in breve nell’esperienza di Nuova Sinistra.
Il patrimonio storico accumulato nella sinistra storica (Psi e Pci) intelligentemente si
è ibridato, tra anni sessanta e anni settanta, con il ‘68 come turning point, come punto
di svolta. Si è mescolato con il sangue nuovo proveniente da soggetti sociali e da
movimenti che la società e la storia resero allora protagonisti, posero nel proscenio.
Terzomondismo, prime sensibilità ambientaliste, femminismo, mondo studentesco,
mondo cristiano-cattolico, attenzione ai più vasti diritti umani ecc. rappresentavano
questo sangue nuovo.
Con l’esperienza, sempre presente e sempre importante, almeno dall’illuminismo e
dalla rivoluzione francese in avanti, dell’importanza dell’apporto di élite, di gruppi
intellettuali e sociali relativamente privilegiati, rispetto al “popolo”, alle classi
subalterne, in queste tendenze e in queste dinamiche. Il Gorla comunista, passato
attraverso l’esperienza della Quarta Internazionale, e approdato alla Nuova Sinistra
incarnò tutto ciò. È la lukacciana “passione durevole” di tanti altri e di tante altre che
ebbero questi sentimenti e questa coscienza.
E questa continuità nella discontinuità, dalla vecchia alla nuova sinistra, permise agli
organismi politici dei quali fu tra i fondatori, Avanguardia Operaia e Democrazia
Proletaria, di possedere alcuni caratteri che consentirono, nella fattispecie di Dp, di
durare anche nella attraversata, in partibus infidelium, dei difficili anni ottanta,
approdati infine alla Restaurazione, dopo la fine del socialismo reale e dopo il trionfo
definitivo del capitalismo neoliberista.
Certo questa durata si svolse nella configurazione del minoritarismo. Tipico di forze
politiche aventi grandi ragioni, aventi grande insediamento e grande capacità di
interdizione nella società italiana, grazie soprattutto a un surplus di impegno, di
abnegazione, di “volontarismo”, ma aventi scarso consenso elettorale. Con la nota a
margine che il sovrainvestimento soggettivo spesso degenera in soggettivismo,
appunto, in narcisismo, in eccesso di sensazione di padronanza individuale e
collettiva del corso storico.
La “organizzazione” (partito, sindacato ecc.) necessariamente, ineluttabilmente,
comporta gerarchia, oligarchia, rapporti di potere, competizione, problematicità nella
selezione dei gruppi dirigenti ecc. Pur nell’indubbia presenza di solidarietà, di
reciproco aiuto, di rapporti e di sentimenti autentici di amicizia. In presenza di tutto
ciò, le qualità umane emergono, oltre alle capacità di manovra, di fare politica, di
freddezza nell’analisi e nelle decisioni da assumere. Le variabili della personalità
umana, le variabili antropologiche, svolgono un ruolo, sono importanti.
Massimo Gorla a ragione è stato definito “gentiluomo comunista”. La gentilezza era
il tratto umano profondo della persona. Unita alla cultura che spesso costituisce il
retroterra della gentilezza. Etica, cultura, politica, la triade di sempre.
III.
Si è partiti dal ricordare Massimo Gorla e si è approdati ai problemi di sempre della
politica. Delle varie sinistre. Politiche, sociali, di movimento. Vecchie e nuove,
moderate e rivoluzionarie, estetiche e profondamente radicate nella società e nella
storia, velleitarie e tendenzialmente improntate alla Realpolitik, altro nome che in
alcuni casi cela dietro di sé l’opportunismo.
Un ampio spettro di tendenze che interpellano l’individuo e i gruppi umani alla
ricerca di un nuovo impegno, che hanno coscienza critica, che non vogliono
omologarsi, che non “ululano con i lupi”, che stanno sempre e comunque dalla parte
dei più deboli, dei senzapotere, delle classi subalterne, dei popoli oppressi delle
periferie del mondo.

In ricordo di Massimo Gorla; gli altri articoli:

Introduzione di Farid Adly: https://www.anbamed.it/2024/01/19/in-ricordo-di-massimo-gorla/

Intervista con Joan Haim: https://www.anbamed.it/2024/01/22/in-ricordo-di-massimo-gorla-intervista-joan-haim/

Le parole di Mario Gamba: https://www.anbamed.it/2024/01/22/in-ricordo-di-massimo-gorla-le-parole-di-mario-gamba/

Contributo di Giorgio Riolo: https://www.anbamed.it/2024/01/22/in-ricordo-di-massimo-gorla-un-contributo-di-giorgio-riolo/

Intervento di Sabino Di Donato: https://www.anbamed.it/2024/01/22/in-ricordo-di-massimo-gorla-un-riferimento-per-i-movimenti-di-liberazione/

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