Per ascoltare l’audio di oggi, 18 aprile 2024:

Anbamed, notizie dal Sud Est del Mediterraneo

(testata giornalistica online fondata da Farid Adly.

Direttore responsabile Federico Pedrocchi)

Rassegna anno V/n. 107 (1358)

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Le notizie

Genocidio a Gaza

I generali israeliani si sono macchiati di crimini contro gente innocente: 6 stragi nei bombardamenti su Rafah, Nuseirat e Beit Lahia. 56 persone uccise e altre 89 ferite.

Le truppe di terra si sono ritirate dal nord che avevano rioccupato due giorni fa. Hanno compiuto distruzioni, devastazioni e incendi nelle case e nei rifugi e poi se ne sono ritirate.

All’alba di oggi sono ripresi i bombardamenti aerei su Rafah e le operazioni di terra a Deir Balah, nel centro della Striscia.

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ONU

Al Consiglio di Sicurezza dell’ONU di oggi sarà messo all’ordine del giorno la discussione sull’adesione della Palestina all’ONU. Attualmente la Palestina è membro osservatore. Nel dibattito di apertura all’inizio di aprile, il vice rappresentante USA ha dichiarato che la vicenda deve essere discussa tra le parti in un negoziato per una soluzione pacifica. Un’ipocrisia all’ennesima potenza, perché Israele ha bloccato il processo di pace con i la colonizzazione selvaggia, con la repressione e infine con l’invasione di Gaza e il genocidio in corso. È previsto l’uso del veto Usa per bloccare l’approvazione. Su 193 paesi membri dell’ONU, 137 riconoscono Palestina come stato indipendente.

Prigionieri

In Palestina e nella diaspora è stata commemorata la “Giornata dei prigionieri palestinesi”. In almeno 10 città della Cisgiordania e nei principali campi profughi sono stati organizzati dei presidi per rivendicare un trattamento umano e la liberazione dei detenuti amministrativi, cioè coloro che da anni sono in carceri israeliane senza accuse e senza processi. Secondo un rapporto del Comitato detenuti, nelle carceri israeliane ci sono 9.500 prigionieri politici palestinesi, che vivono sotto condizioni durissime, soprattutto dall’inizio della guerra contro Gaza. Torture e maltrattamenti con privazione dell’ora d’aria e del cibo. Negli ultimi sei mesi sono morti 17 detenuti. A questi si aggiungono le sparizioni forzate di oltre 3000 palestinesi di Gaza, imprigionati nei campi di concentramento nel deserto del Negev. Stanno subendo condizioni inimmaginabili, per quel che hanno raccontato coloro che vi sono passati. La stampa israeliana ha rivelato che in quei lager, che ricordano i crimini nazisti, sono morti 27 palestinesi sotto le torture. Uno dei più odiosi riti vendicativi delle autorità carcerarie israeliane è la mancata consegna dei corpi dei detenuti morti. Israele trattiene i corpi di 496 detenuti morti in carcere e non li ha consegnati ai familiari. Un sadismo che rasenta la necrofilia.

Il ministro per la sicurezza israeliano, Bin Gvir, ha dichiarato che “per risolvere la questione dell’affollamento nelle carceri, l’unico modo efficace è l’introduzione della pena di morte”.

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Mercenari torturatori

Davanti alla giustizia francese è stata esposta una causa contro un mercenario francese che combatte nelle file dell’esercito israeliano a Gaza. Il soldato di origine francese Ionel Onona si è fatto incastrare con le proprie mani, pubblicando sui social un video nel quale si vanta, davanti ad un gruppo di prigionieri di guerra, ammassati in un’auto con gli occhi bendati, dicendo: “Questi animali non merita rispetto. Vanno torturati e uccisi tutti. Li sgozzeremo” ed ha mostrato, di fronte alla videocamera del proprio telefonino, la schiena di uno dei detenuti con i segni di tortura.

L’avvocato Mrari Abdel-Majeed dell’AFD International (QUI), uno dei 5 avvocati che seguono la causa, ha spiegato che la legge francese obbliga di perseguire i cittadini francesi che compiono crimini in qualsiasi parte del mondo e questa denuncia serve come un monito per mettere fine al senso di impunità che i soldati israeliani sentono nelle loro operazioni disumane a Gaza. Secondo la stampa francese, nella guerra contro Gaza operano 4 mila mercenari francesi con doppia nazionalità.

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Libano

Si infiamma il fronte libano-israeliano. Hezbollah ha lanciato un attacco missilistico contro il comando militare israeliano ad Al-Aramsha. L’esercito israeliano ha ammesso l’attacco che ha provocato 19 feriti, tra i quali alcuni gravi. L’aeronautica israeliana ha risposto bombardando nella profondità del territorio libanese, a nord di Baalbek, nella valle della Beqaa.

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Sudan

25 persone uccise in Darfur nella guerra per il controllo di alcuni quartieri di Al-Fasher. Il comunicato di un’associazione per i diritti umani parla anche di circa 100 feriti giunti nell’ospedale a sud del capoluogo. La situazione militare nella regione del Darfur vede un’offensiva delle forze governative in seguito all’adesione delle forze del Movimento per la Liberazione del Sudan (MLS), guidato da Minni Minnawi, alla battaglia dell’esercito, dopo un anno di dichiarata neutralità.  

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Il nuovo antisemitismo

L’Università di Lille ha vietato un convegno di solidarietà con la Palestina al quale dovevano intervenire Melanchon e l’attivista di origine palestinese, Rima Hassan. La direzione dell’Università ha spiegato il divieto con l’attacco di Teheran contro Israele, “che permetterebbe una discussione pacata e rischia di scaldare gli animi”. Gli organizzatori hanno criticato il divieto considerandolo un cedimento alla campagna delle destre contro la libertà di espressione ed hanno confermato l’appuntamento in un altro luogo.

Un’università della California (USA) ha cancellato il discorso di una laureata perché musulmana. Asmaa Tabassoum, un’eccellenza nella bio-ingegneria, è stata scelta per pronunciare il discorso degli studenti nella cerimonia di laurea, il prossimo mese di maggio. La direzione dell’Università ha cancellato il suo nome dall’annuncio della cerimonia, senza motivazione. Tabassoum ha risposto al divieto silente con un comunicato nel quale ha espresso la sua delusione per il cedimento della direzione universitaria alla supremazia dei discorsi dell’odio.  

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Tunisia

Protesta davanti all’ambasciata italiana a Tunisi durante la visita della presidente del Consiglio Meloni. La quarta visita non è andata come si voleva, malgrado le cronache surreali dei media romani di regime. Nessuno ha parlato della protesta e tutti hanno dato notizia soltanto dei comunicati stampa. Pochi hanno rivelato che la conferenza stampa era in realtà senza cronisti ed era semplicemente una dichiarazione auto incensatoria.

La manifestazione era stata indetta contro quello che le associazioni per i diritti umani tunisine chiamano il ricatto dell’Italia per ottenere il blocco delle partenze dei migranti dai porti tunisini, in cambio di prestiti di cui il paese ha estremo bisogno per evitare una crisi finanziaria seria. “La Tunisia non può essere trasformata nel cane di guardia dei confini sud dell’Europa”, dicono gli organizzatori. La narrazione italiana parla di accordi sulla lotta ai trafficanti di esseri umani, ma nel comunicato della presidenza tunisina si cita soltanto la firma di tre accordi in materia di sostegno alla piccola e media industria tunisina, scambi culturali universitari e di assistenza finanziaria tra la Banca centrale tunisina e la Cassa di depositi e prestiti italiana.

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Migranti

Poche ore dopo il rapimento e l’uccisione di Pascal Soliman, un esponente locale del partito delle Forze Libanesi (FL), l’8 aprile 2024 l’esercito libanese ha schierato molte truppe in zone considerate a rischio, soprattutto quelle a maggioranza cristiana, nel tentativo di affrontare eventuali disordini.

Questa situazione d’emergenza è sorta perché meno di 24 ore dopo l’omicidio, le autorità libanesi hanno annunciato l’arresto di sette siriani sospettati di essere membri di una “banda” responsabile dell’assassinio. Anche se la versione non convince, perché il delitto ha tutte le caratteristiche di un assassinio politico, questo annuncio ha posto fine alle pressioni esercitate dai sostenitori del Partito delle Forze Libanesi, che sono scesi in piazza in massa per chiedere l’identificazione delle persone coinvolte nell’uccisione di Soliman.

Dopo che le autorità hanno annunciato gli arresti, si è scatenata la caccia al rifugiato siriano. Sui social media sono circolati video che mostravano persone che bloccavano le strade e aggredivano i passanti. La maggior parte di questi videoclip sono stati girati nelle città cristiane del Monte Libano e in altre aree come Bourj Hammoud, un sobborgo di Beirut.

Giovani libanesi appartenenti al partito della destra maronita hanno attaccato violentemente persone identificate come rifugiati siriani.

L’11 aprile, un gruppo di attivisti delle FL girava su moto di grossa cilindrata e, tramite gli altoparlanti, invitano i rifugiati siriani a lasciare le loro case entro 24 ore e i loro negozi a Bourj Hammoud.

L’élite al vertice del potere politico ed economico in Libano ha usato i rifugiati siriani come capro espiatorio ideale sulle spalle dei quali addossare la responsabilità di tutte le crisi del paese. Adesso la richiesta degli xenofobi è quella di cacciare il milione e mezzo di rifugiati siriani in campi protetti dall’ONU nel territorio siriano.

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Notizie dal Mondo

Sono passati due anni, un mese e 24 giorni dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina.

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