La Commissione internazionale indipendente smentisce Tel Aviv. Israele non ha ancora fornito alcuna prova che dimostri che dipendenti di Unrwa, l’Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso ai profughi palestinesi, avessero legami con Hamas o con il Jihad islamico palestinese. È la conclusione di un rapporto delle Nazioni Unite stilato da una commissione indipendente in seguito ad un’inchiesta internazionale condotta da un team di ricercatori guidato dall’ex ministra degli Esteri francese, Catherine Colonna. 

Dopo diverse sollecitazioni, a gennaio, Israele aveva fornito una lista di 12 persone, dipendenti di Unrwa, accusate di aver partecipato all’operazione: di questi, due erano risultati deceduti e altri 10 erano stati licenziati preventivamente, pur in assenza di prove, per proteggere la reputazione dell’Unrwa e le sue operazioni a Gaza. Una precauzione che non è comunque servita a tutelare l’agenzia, i cui donatori si sono dimostrati fin troppo zelanti, compresa l’Italia, tagliando i finanziamenti prima ancora di ottenere alcuna prova delle complicità in questione. Il rapporto redatto dalla commissione Colonna esclude esplicitamente i 12 dipendenti segnalati da Israele, oggetto di un’inchiesta separata dell’Onu ancora in corso.

Chris Gunness, portavoce dell’agenzia per 11 anni fino al 2019, ha affermato che i donatori che hanno tagliato i fondi si stanno rendendo “colpevoli di complicità” in un “massacro al rallentatore” per fame. Nella Striscia di Gaza, infatti, l’Unrwa provvede al sostegno alimentare dell’87% della popolazione.

La campagna israeliana contro l’UNRWA è volta a sbarazzarsi dell’agenzia la cui stessa esistenza – separata da quella dell’ACNUR che si occupa di rifugiati a livello globale – riconosce di fatto la deportazione forzata della popolazione palestinese nel 1948, noto in arabo come ‘Nakba’ (catastrofe). Per il governo israeliano, la sostituzione di Unrwa con altre organizzazioni umanitarie aprirebbe la porta alla rimozione dello status di rifugiati dei palestinesi, e del “diritto al ritorno” – sancito dalla Risoluzione 194 dell’Onu – che all’articolo 11 stabilisce il diritto per i profughi palestinesi e per i loro discendenti a tornare nei villaggi e nelle città da cui furono sfollati nel 1948 e nel 1967.

A marzo il capo dell’agenzia Philippe Lazzarini aveva avvertito di “una campagna deliberata e concertata” per porre fine alle sue operazioni. L’Unrwa impiega 32mila dipendenti, 13mila dei quali a Gaza. Ad oggi serve 5,6 milioni di rifugiati, in campi nei territori palestinesi occupati, in Giordania, Libano e Siria. L’UNRWA non si occupa soltanto di aiuti umanitari, ma anche di istruzione e lavoro per i profughi palestinesi registrati. La cancellazione dell’UNRWA per Israele significa anche la fine dell’istruzione per i palestinese, in linea con la politica dell’esercito israeliano che ha dostrutto tutte le scuole nelle città e campi profughi che ha occupato a Gaza.

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