Anbamed, notizie dal Sud Est del Mediterraneo

(testata giornalistica. Direttore responsabile: Federico Pedrocchi)

13 novembre 2022.

Rassegna anno III/n. 310

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Per ascoltare l’audio:

I titoli: 

Migranti: Tre barche in avaria vagano nel Mediterraneo centrale senza soccorsi.

Egitto: L’avvocato di Alaa ha chiesto di nuovo alla procura di incontrarlo.

Iran: 11 manifestanti a processo per accuse che prevedono la pena capitale.

Etiopia: Firmato a Nairobi un accordo tra i capi militari per la cessazione delle ostilità.

Palestina: l’ONU riconosce che l’occupazione israeliana dei territori palestinesi è colonialismo. L’Italia vota contro.

Pakistan: Prosegue la marcia dei seguaci di Oumran Khan verso Islamabad.

Sudan: Islamisti e partito di Bashir alzano la testa. Manifestano contro l’accordo per la fine del golpe.

Le notizie:

Migranti

Alarm Phone ha lanciato nelle ultime 24 ore 3 segnalazioni di pericolo per altrettante barche nel Mediterraneo, ma finora nessun intervento. Le località segnalate sono Malta, Bengasi e Lampedusa.

Nella zona SAR di Malta viene segnalata la presenza di una barca con il motore in avaria con 100 persone a bordo.

Vicino a Lampedusa è segnalato un gommone con 32 persone a bordo. Il gommone imbarca acqua e una persona è morta.

Al largo di Bengasi, Libia, è stata segnalata, due giorni fa, la presenza di una barca, senza carburante, con a bordo 29 persone. Il contatto via telefono satellitare si è perso nella serata di ieri. Per tutti i tre casi, l’organizzazione umanitaria ha allertato le autorità portuali di Malta, Italia e Libia.

Egitto

L’avvocato Khaled Alì ha presentato alla procura del Cairo una seconda domanda per incontrare il proprio assistito Alaa Abdel Fattah. La scorsa settimana l’autorizzazione non è stata eseguita dalle autorità carcerarie, impedendo alla famiglia di conoscere le reali condizioni di salute di Alaa, dopo l’inizio dello sciopero della fame e della sete dal 6 novembre.

Della salute di Alaa no si sa nulla di certo, se non le bugie delle autorità che insinuano che il “detenuto non sta compiendo nessuno sciopero” (Ministero dell’Interno), ma poi si contraddicono e affermano che è “sotto cura dei medici e non rischia nessun pericolo” (Ministro degli esteri).

Il caso Alaa ed il successo mediatico che ha ottenuto a margine della conferenza mondiale per il clima che si tiene a Sharm Sheikh, COP27, hanno scatenato i “moscerini virtuali” di detrattori, come vengono chiamati dagli attivisti arabi. Insulti contro la famiglia, bugie sul conto di Alaa e soprattutto accuse false di terrorismo e di tradimento vengono snocciolate in una campagna occulta orchestrata, per la sua sistematicità e strategia comunicativa, dagli stessi servizi di sicurezza egiziani.   

Iran

La procura di Teheran ha rivolto a 11 manifestanti (10 uomini e una donna) accuse pesanti che prevedono la pena di morte. Durante le manifestazioni a Karaj di una settimana fa è stato ucciso un miliziano appartenente ai basiji, formazione giovanile dei pasdaran. Le autorità accusano i manifestanti di averlo colpito, mentre diversi video pubblicati sui social, dall’opposizione all’estero, incolpano il fuoco amico delle stesse forze di polizia. Le accuse contro il gruppo di 11 imputati recitano: “diffusione del male in terra”, “raduno e complotto per compiere reati” e “propaganda contro il sistema della repubblica islamica”.

La minaccia delle condanne a morte è stata annunciata, due settimane fa, dal procuratore di Teheran e rivendicata a chiare lettere da una maggioranza di deputati. Venerdì, 10 esperti di diritto internazionale dell’ONU hanno rivolto un documento alle autorità iraniane che raccomanda di non usare lo spauracchio delle condanne a morte per soffocare le proteste.

Etiopia

A Nairobi in Kenya, i rappresentanti militari del governo di Addis Abeba e del TPLF (Fronte Popolare di Liberazione del Tigray) hanno firmato un accordo sulla base di quello politico siglato a Pretoria, in Sud Africa, il 2 novembre. È un ulteriore passo in avanti, ma rimane l’incognita del comportamento delle truppe eritree presenti in Tigray e responsabili di diversi atti di genocidio e crimini di guerra, durante questi due anni di conflitto. L’accordo raggiunto ieri prevede la cessazione delle ostilità, la ripresa della distribuzione degli aiuti umanitari alla popolazione e la riattivazione dei servizi (elettricità, comunicazioni telefoniche e Internet, banche, …) in Tigray.  

Palestina

Soddisfazione a Ramallah per il voto nella commissione ONU per la decolonizzazione a favore dell’interessamento della Corte Internazionale di Giustizia sulla perdurante occupazione israeliana dei territori palestinesi occupati e dei crimini compiuti. Il ministro degli esteri, Riad Maliki, ha detto che “98 paesi hanno votato a favore, 17 contro e 52 astenuti. È un successo diplomatico per la Palestina”. (L’Italia del governo di destra ha votato contro, insieme agli USA). La proposta sarà votata il prossimo mese per l’approvazione definitiva.

La stampa israeliana scrive che il presidente Herzog in una telefonata a quello palestinese Abbas ha tentato di convincerlo a ritirare la proposta, ma ha ricevuto un netto rifiuto. Secondo Yediot Ahronot, “Washington non ha fatto tutto il possibile per cambiare l’esito del voto, probabilmente è un messaggio al futuro governo Netanyahu”.  

Pakistan

Prosegue e si ingrossa sempre di più la marcia del partito Insaf, dell’ex premier Oumran Khan, verso la capitale Islamabad. In un collegamento video, Khan ha esortato i suoi seguaci a “mantenere il carattere pacifico della marcia, ma di essere determinati nel chiedere le dimissioni del governo e le elezioni anticipate”. La marcia è stata ripresa venerdì, dopo un periodo di pausa in seguito all’attentato subito da Khan proprio durante un suo intervento nel corso della protesta. Lo sparatore è stato arrestato, ma non è ancora chiaro lo scenario che si nasconde dietro quel gesto. Khan accusa il vertice del potere, premier, ministro dell’interno e capo dei servizi segreti, di essere i mandanti e chiede al presidente della Repubblica di intervenire per garantire un’inchiesta giudiziaria trasparente.

L’esercito rimane l’ago della bilancia nello scontro politico. Il capo di Stato maggiore dell’esercito andrà in pensione alla fine di questo mese e la nomina del successore spetta al governo. Una partita delicata che ciascuna delle parti politiche vuole giocare a proprio favore.  

Sudan

Il partito del Congresso nazionale dell’ex dittatore Omar Bashir (dichiarato fuorilegge) e gli islamisti hanno organizzato una manifestazione a Khartum contro la bozza di accordo tra i militari e la “coalizione dei partiti per la libertà e il cambiamento”, con la mediazione dall’ONU.

Le trattative in corso da diverse settimane erano basate su una bozza di Costituzione transitoria che estromette i militari da ogni ruolo politico, ma garantisce una sorta di amnistia per la fase passata. Un compromesso che mette fine ad un anno di crisi seguita al colpo di Stato del 25 ottobre 2021. Il ritorno sulla scena politica dei seguaci del dittatore e degli islamisti, che hanno governato per 30 anni il Paese portandolo alla bancarotta ed all’isolamento internazionale, è un grave momento per lo sviluppo democratico della rivolta pacifica del popolo sudanese.  

Mondo

Sono passati otto mesi e 18 giorni di guerra russa in Ucraina.

Appelli:

campagna a sostegno del blogger e attivista iraniano Hossein Ronaghi-Maleki. Hossein è stato arrestato il 24 settembre, picchiato e minacciato dalle guardie carcerarie. È in sciopero della fame da 47 giorni. La sua vita è in pericolo. Sono state attivate due petizioni per chiedere la sua immediata scarcerazione.

Go Petition 

https://www.gopetition.com/petitions/immediate-release-of-iranian-blogger-and-activist-hossein-ronaghi-maleki.html

e Change 

https://www.change.org/p/immediate-release-of-iranian-blogger-hossein-ronaghi-maleki?fbclid=IwAR0hbe7EKvkf1ArkuYaMnzwOQ4tS348Pwbsi4oD9rWlx5ittQpvhAoThuu4

Anbamed chiama la vostra sensibilità per salvare la 20enne sudanese, Amal, dalla lapidazione. Vi chiediamo di scrivere una lettera all’ambasciata sudanese a Roma:  https://www.anbamed.it/2022/10/25/appellp-salvate-amal-dalla-lapidazione/

Alaa Abdel Fattah ha iniziato lo sciopero della fame il 2 aprile, nel carcere egiziano di Wadi Natroun. Da domenica 6 novembre, ha iniziato anche lo sciopero della sete. Il regime di Al-Sissi è sordo agli appelli e nelle cancellerie internazionali prevale l’insensibilità.

In Italia, dal 28 maggio, è in corso un digiuno solidale a staffetta per chiedere la sua liberazione.

Appello della redazione di Anbamed ai lettori ed ascoltatori di aderire alla staffetta solidale di sciopero della fame per un giorno. Urge una vostra adesione.

Per maggiori info: http://www.invisiblearabs.com

Sostenete Anbamed

Il prossimo 29 novembre è il secondo anniversario della costituzione di Anbamed, aps per la multiculturalità.

Questa maratona dell’informazione quotidiana sul Grande Vicino Oriente continua “puntuale, completa e senza interruzioni”, come l’ha definita un collega. Agli abbonati del 2022 andranno due quadri donati da Silvia Lotti e Giuseppe Di Giacinto.

Il rapporto delle donazioni dal 1° al 31 ottobre 2022 ci dice che sono state raccolte 730 € (+ 165 € rispetto al mese precedente).

Grazie per la sensibilità e l’impegno a coloro che hanno risposto al nostro appello.

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Approfondimenti:

La forza delle donne curde

1 commento

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