Anbamed, notizie dal Sud Est del Mediterraneo

06 agosto 2021

Rassegna anno II/n. 37

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I titoli

Libano: Caccia israeliani hanno bombardato la regione meridionale.

Golfo arabo-persico: Il Consiglio di sicurezza discute oggi degli attacchi alle navi.

Iran: Il presidente Raissi ha giurato davanti al Parlamento.

Tunisia: Il partito islamista Ennahda ammette i propri errori e cambia atteggiameto nei confronti del presidente Qais Saied.

Arabia Saudita: Una nuova legge sul lavoro penalizza i non sauditi.

Sudan: Khartoum aderisce allo Statuto di Roma che ha istituito la Corte Penale Internazionale.

Sud Sudan: Il movimento popolare destituisce il proprio capo storico, Machar.

Le notizie

Libano

Caccia israeliani hanno bombardato la zona di Mahmoudia nel Libano meridionale, a 20 km dal confine. È la prima volta dal 2006, anno della tregua seguita ad un conflitto durato diversi giorni tra Israele e Hezbollah. Beirut ha presentato una denuncia al Consiglio di Sicurezza, mentre il ministro della difesa israeliano ha affermato che Israele poteva essere più spietata in risposta al lancio di razzi partiti dalla località colpita. I caschi blu dell’ONU hanno tenuto una riunione con i rappresentanti dei due eserciti a Naqoura, città libanese di confine, per esortare le due parti alla calma.

Golfo arabo-persico

Oggi il Consiglio di Sicurezza si appresta a discutere, in una riunione chiusa, la tensione nel Golfo, in seguito all’attacco con un drone contro una petroliera gestita da una società israeliana, che ha provocato la morte di due persone. Israele accusa l’Iran di essere dietro l’operazione, mentre Teheran respinge le accuse. Il portavoce del ministero degli esteri, KhatibZadeh ha messo in guardia da qualsiasi atto offensivo: “Risponderemo colpo su colpo”. La navigazione commerciale nel Golfo è minacciata da azioni occulte di pirateria. L’ultimo episodio è avvenuto due giorni fa, quando 4 uomini armati sono saliti a bordo di una petroliera di fronte alle coste degli Emirati arabi uniti. Tentativo fallito per l’arrivo dei soccorsi, che hanno messo in fuga gli assalitori.

Iran

Il presidente Raissi ha giurato di fronte al Parlamento. Nel suo discorso di investitura ha rimarcato che i suoi 4 anni saranno caratterizzati da una particolare attenzione al lavoro ed alla situazione economica della popolazione. Le sfide che il neo presidente dovrà affrontare sono numerose, a partire dallo scontro con le potenze occidentali per la navigazione del Golfo fino alla ripresa del trattato per il nucleare, oltre al Covid ed alla scarsità di acqua ed elettricità in molte regioni del paese. I conservatori non avranno più scuse per eventuali fallimenti, perché tutte le istanze del potere sono nelle loro mani, con una maggioranza schiacciante nel Parlamento.

Tunisia

L’Unione generale dei lavoratori ha rinnovato la richiesta al presidente Saied di nominare un nuovo premier alla guida di un governo ristretto, per far fronte alla crisi economica e alla pandemia. Il sindacato ha sostenuto il presidente, che ha mandato a casa il governo e sospeso per un mese il Parlamento, ma lo ha condizionato ad un’azione incisiva per combattere la corruzione e ridurre l’emarginazione.

Il partito islamasta Ennahda ha cambiato tono. Dopo le contestazioni interne che lo hanno invitato ad una revisione della linea politica, il leader Ghannouchi ha fatto una dichiarazione conciliante che non parla più di colpo di Stato. Nel comunicato finale in 10 punti, Ennahda chiede al presidente una roadmap per il ritorno alla normalità costituzionale.

Arabia Saudita

Il governo saudita ha approvato un decreto legge che prevede una corsia preferenziale per i sauditi nelle assunzioni sia pubbliche che private. La misura è stata decisa dopo l’aumento della disoccupazione tra i cittadini del regno. Il decreto non tocca i contratti in corso, ma condiziona quelli futuri all’effettiva mancanza di manodopera locale per coprire l’incarico. Le ripercussioni sui lavoratori stranieri si sentiranno il prossimo anno, alle prime scadenze dei contratti. Sono previste espulsioni per decine di migliaia di emigrati regolari.

Sudan

Il governo di Khartoum ha approvato l’adesione allo Statuto di Roma, del 1998, che ha istituito la Corte Penale Internazionale (CPI). È un passo importante per la normalizzazione dei rapporti con le istituzioni internazionali e la salvaguardia della pace interna. La decisione per essere operativa sarà sottoposta ad una riunione congiunta tra l’esecutivo ed il Consiglio sovrano. L’adesione permetterà alla CPI di processare l’ex dittatore Omar Bashir ed i suoi più stretti collaboratori per i crimini compiuti durante la guerra nella regione del Darfur.

Sud Sudan

Il Movimento popolare per la liberazione del Sudan (SPLM-Army in opposition) ha esonerato il suo presidente Machar da ogni incarico organizzativo e militare. Il testo è stato pubblicato alla conclusione della riunione della direzione durata 3 giorni. Il comunicato indica come nuovo leader Gatwech Dual, capo dell’ala militare. Machar ricopre la vice presidenza dello Stato, in seguito agli accordi di pace del 2018 mentre il capo dello Stato è l’ex rivale Silva Kiir. L’accusa degli insorti a Machar è quella del suo fallimento nella gestione della coalizione di governo, che avrebbe fatto perdere consenso e prestigio al movimento, oltre al nepotismo ed alla politica di divisione all’interno dell’organizzazione. Non si conosce ancora la reazione di Machar, ma se questa operazione dei capi militari dovesse andare in porto, gli accordi per la coalizione di governo cambierebbero i nuovi equilibri, con il rischio del ritorno ad una guerra civile disastrosa come la precedente, dal 2013 al 2018, che ha causato oltre 400 mila vittime.

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