Anbamed, notizie dal Sud Est del Mediterraneo

01 settembre 2021

Rassegna anno II/n. 63

Per informazioni e contatti manda un messaggio

Per ascoltare l’audio:

Le vignette di Mimmo Lombezzi: Qui

Sostieni Anbamed

Questa rassegna sopravvive grazie ai contributi dei suoi lettori e ascoltatori.

Ricordati che anche il più grande oceano è fatto di gocce!

Ecco i dati per il versamento:

Associazione Anbamed, aps per la Multiculturalità

Banca di Credito Cooperativo della Valle del Fitalia

Iban: IT33U0891382490000000500793

Bic: ICRAITRRPDO

I titoli

Afghanistan: Biden ricorre alla retorica per nascondere il fallimento. I taliban prendono il controllo dell’aeroporto con mimetiche ed armi di fabbricazione USA.

Migranti: Due allarmi per imbarcazioni in avaria nell’Oceano Atlantico e nel Mediterraneo.

Cipro: Una chiazza di petrolio di 150 km quadrati ha distrutto le coste siriane e minaccia quelle cipriote.

Turchia: Manovre di riavvicinamento con i paesi arabi.

Bangladesh: Sei estremisti islamisti condannati a morte per l’assassionio di una coppia di omosessuali.

Libia: Conclusa la conferenza promossa da Algeri per chiedere il ritiro dei mercenari.

Le notizie

Afghanistan

Mentre in Afghanistan i taliban prendono il controllo sull’aeroporto, negli Stati Uniti il presidente Biden ricorre alla retorica per alleggerire il peso del fallimento: “L’alternativa al ritiro era l’escalation militare… Le operazioni di evacuazione sono state un successo straordinario degli USA. Nessun’altra nazione è in grado di compiere un simile sforzo”. Poi la minaccia all’Isis-Khorasan e una frase che tradisce il significato di questo ritiro caotico e precipitoso: “È l’ora della competizione con Russia e Cina!”.

Le truppe speciali dei taliban, con divise mimetiche e mitra d’assalto di fabbricazione statunitense, hanno preso possesso dell’aeroporto e non hanno lesinato interviste ai microfoni e videocamere dei giornalisti, pronunciando frasi di scherno nei confronti degli invasori cacciati via: “Sarà una lezione per altri invasori”. I loro capi invece continuano a rassicurare la comunità internazionale. Il numero due dei taliban, Dardar, al ritorno da Qandahar dove si è incontrato con il leader Akhunzadeh, ha confermato che il nuovo Afghanistan collaborerà con tutte le nazioni, per stabilire buone relazioni diplomatiche, anche con Washington.

L’argomento principale per le cancellerie è quello dei rapporti con l’Afghanistan governato dei taliban: per affinità ideologiche Turchia e Qatar, per interessi Russia e Cina e per necessità USA, Francia, GB e Germania. I paesi occidentali si limitano agli accordi tra Intelligence, per gestire l’evacuazione dei propri cittadini e per altri aspetti della sicurezza contro il terrorismo. Uno dei timori dei paesi europei è l’eventuale ondata di profughi.

Migranti

Alarm Phone ha diramato un’allerta per un gruppo di migranti di circa 58 persone intrappolate nella loro barca tra Laayoune, nel Sahara Occidentale, e le isole Canarie. Nelle ultime 24 ore, però, si è perso ogni contatto con l’imbarcazione. Un’altra piccola barca con 9 persone a bordo, tre dei quali sono bambini, è bloccata con il motore in avaria nel Mediterraneo; si trova al largo di Tobruk in Libia.

Alarm Phone ricostruisce la vicenda di un altro gruppo di 46 migranti che è rimasto alla deriva nell’oceano Atlantico per ben 15 giorni, tra luglio ed i primi di agosto. Erano partiti il 28 luglio da Dakhla, nel Sahara Occidentale occupato dal Marocco, che dista dalle isole Canarie 450 km. A causa del forte vento l’imbarcazione è stata spinta lontano dalle isole spagnole. Tre giorni dopo la partenza la barca è rimasta senza carburante e le scorte di acqua e cibo esaurite. Il contatto con Alarm Phone si è subito interrotto per cause non note. Due settimane dopo, il 10 agosto, l’imbarcazione è stata avvistata, a 650 km dalle Canarie, da un aereo dell’associazione spagnola Salvamento Marítimo che ha contattato due navi commerciali presenti nella zona.14 migranti non ce l’hanno fatta, mentre i sopravvissuti sono stati trasportati a Las Palmas e ricoverati in ospedale. Hanno raccontato che sono stati “giorni terribili”. Ustionati dal sole, si nutrivano con un po’ di uva passa e acqua di mare. Alcuni giovani dalla disperazione si sono gettati in acqua annegando.

Cipro

Apprensione a Cipro per la chiazza di petrolio che si sta avvicinando alle coste, proveniente dalla Siria. Secondo i media di Damasco, il greggio è defluito dalla raffineria di Baniyas. Sui social sono state postate foto del disastro ambientale. Intere spiagge sono coperte di melma nera oleosa, che volontari stanno cercando di raccogliere o assorbire con sistemi rudimentali. Immagini satellitari hanno evidenziato, mentre si ingrandiva, la chiazza di circa 150 km quadrati, sviluppandosi prima verso nord, lungo le coste siriane fino a lambire Lathiqia, per poi dirigersi a ovest, in direzione dell’isola di Cipro. Entro la giornata di oggi la macchia di petrolio raggiungerà la zona occupata dalla Turchia. Ankara ha informato che sono stati predisposti i mezzi per evitare un disastro ambientale a danno delle coste cipriote.

Turchia

Il governo di Ankara sta avviando una politica di riavvicinamento con i paesi arabi, in particolare con Emirati Arabi Uniti e Egitto. In un colloquio telefonico, Erdogan e l’erede al trono di Abu Dhabi, Mohammed Bin Zayed, hanno discusso la normalizzazione delle relazioni, con particolare attenzione all’economia. La stampa turca parla di investimenti emiratini in Turchia per diversi miliardi di dollari. I due paesi finora si sono collocati su fronti contrastanti in diverse crisi della regione, in particolar modo in Libia.

Il vice ministro degli esteri del Cairo si recherà ad Ankara la prossima settimana, prima visita dopo 8 anni di un esponente governativo egiziano in Turchia. Il viaggio rappresenta l’avvio della seconda fase delle trattative per la ripresa delle relazioni diplomatiche, entrate in crisi nel 2013, dopo la defenestrazione del presidente egiziano islamista Morsi, alleato di Ankara. La prima fase dei colloqui è stata svolta al Cairo lo scorso maggio, ma le due parti hanno registrato le distanze di posizioni sia sul ritiro dei mercenari siriani dalla Libia, ingaggiati dalla Turchia, sia sull’espulsione di dissidenti islamisti egiziani rifugiati ad Istanbul, da dove svolgono attività politiche e mediatiche contro il regime di Al-Sissi. La Turchia ha accettato la richiesta egiziana di ridurre queste attività, ma non l’espulsione dei dissidenti.

La Turchia vive una crisi economica difficile a causa delle relazioni tese con i paesi europei e Washington, pertanto ha bisogno di attenuare le tensioni coi paesi arabi ed in particolare con quelli del Golfo.

Bangladesh

Il Tribunale di Dacca ha condannato alla pena capitale 6 estremisti islamisti accusati dell’uccisione di due uomini per il loro orientamento sessuale. L’atroce assassinio è avvenuto 5 anni fa e ha visto come vittime il direttore di un giornale ed il suo compagno, regista teatrale. Le due vittime sono state uccise a bastonate. Tutti i condannati appartengono al gruppo “Ansar Islam”, filiale in Bangladesh di Al-Qaeda. Tra di loro vi è anche un ufficiale dell’esercito che era stato radiato dalle forze armate per una precedente condanna, sempre per omicidio.

Libia

Si è conclusa ad Algeri la conferenza sulla Libia dei paesi confinanti. Agli incontri, durati due giorni, hanno preso parte anche rappresentanti della Lega Araba, dell’Unione Africana e dell’ONU. Assenti UE, USA, Turchia e Russia.

I paesi confinanti temono per la situazione di sicurezza alle frontiere con la Libia, soprattutto alla luce della grave crisi nel Sahel e la sconfitta degli Stati Uniti in Afghanistan, che potrebbe animare nuovi gruppi di islamisti e accrescere il proselitismo jihadista. Alla conferenza ha partecipato una delegazione libica guidata dalla ministra degli esteri Najla Al-Manqoush, che ha espresso la volontà di chiedere il ritiro dei mercenari, principale ostacolo alla pacificazione del paese e soprattutto allo svolgimento delle elezioni del 24 dicembre. È stato notato il riavvicinamento delle posizioni di Egitto e Algeria sulla crisi libica, particolare che potrebbe rafforzare le pressioni in sede internazionale per il ritiro dei mercenari. Finora Stati Uniti e UE hanno lasciato mano libera alla Turchia per equilibrare la presenza russa. La proposta egiziana-algerina chiede il ritiro simultaneo, graduale ed equilibrato dei mercenari per garantire la sicurezza delle parti.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *