Anbamed, notizie dal Sud Est del Mediterraneo

24 settembre 2021

Rassegna anno II/n. 85

Per informazioni e contatti manda un messaggio

Per ascoltare l’audio:

La vignetta di Naji El-Alì: QUI

Sostieni Anbamed

Questa rassegna sopravvive grazie ai contributi dei suoi lettori e ascoltatori.

Ricordati che anche il più grande oceano è fatto di gocce!

Ecco i dati per il versamento:

Associazione Anbamed, aps per la Multiculturalità

Banca di Credito Cooperativo della Valle del Fitalia

Iban: IT33U0891382490000000500793

Bic: ICRAITRRPDO

I titoli

Algeria: Condannato a 4 anni di reclusione un ex candidato alle elezioni presidenziali del 2019.

Arabia Saudita-Francia: Tre Ong ricorrono al tribunale amministrativo per ottenere trasparenza sulle esportazioni di armi all’Arabia Saudita.

Sudan: Proteste a Port Sudan; chiuso porto e aeroporto.

Yemen: Un missile e 4 droni degli Houthi intercettati su città saudite.

Siria: Ankara invia nuove truppe in Siria, alla vigilia del vertice Putin-Erdogan.

Libano: Paese al buio dal 30 settembre se non ci saranno nuove forniture di petrolio.

Le notizie

Algeria

Il tribunale di Algeri ha condannato il generale di brigata in pensione, Alì Ghadiri, a 4 anni di reclusione. L’accusa è: “offese all’esercito nazionale atte a demoralizzare le truppe in tempo di pace”. Ghadiri, detenuto dal giugno 2019, si era candidato alle elezioni presidenziali, poi cancellate per il ritiro dell’ex presidente Boutefliqa, in seguito al movimento di protesta Hirak. In un suo discorso ha affermato che intende rompere ogni legame tra la politica e l’esercito e che se fosse stato eletto avrebbe avviato quella che ha chiamato la “seconda repubblica”.

Arabia Saudita-Francia

Tre Ong europee hanno chiesto al Tribunale amministrativo di Parigi di emettere l’ordine alle dogane francesi di rendere pubblico l’elenco degli armamenti esportati verso l’Arabia Saudita e gli Emirati. Amnesty International Francia, ECCHBerlin e il sito d’inchiesta Disclose considerano che le armi francesi esportate potrebbero essere state usate nella guerra in Yemen e l’opacità nelle comunicazioni su questo settore servirebbe per nascondere questa verità.

Nel 2019 la Francia ha esportato armi a Raid per 704 milioni di euro e ad Abu Dhabi per 130 milioni.

Sudan

Continuano nell’est del paese le proteste guidate da movimenti autonomisti. È stato chiuso da una settimana il porto di Port Sudan e da ieri anche l’aeroporto. Il movimento di protesta chiede addirittura le dimissioni del governo e la ricostruzione ex novo del Consiglio presidenziale. Rivendicazioni massimaliste che sono state collegate dal governo al gruppo di militari golpisti, arrestati due giorni fa mentre stavano entrando in azione nel tentativo di occupare la sede della Radiotelevisione.

La fase di transizione prevede una coabitazione tra militari e civili e non sono mancate negli ultimi mesi momenti di tensione, soprattutto per le questioni riguardanti le accuse ai militari per la repressione del 2019 durante la rivolta popolare.

Yemen

L’esercito saudita ha dichiarato di aver abbattuto un missile balistico lanciato dal territorio yemenita contro le città saudite meridionali. Sono stati intercettati anche quattro droni. La guerra in Yemen sta vivendo una fase di escalation per la conquista delle due province centrali di Maarib e Al-Beidaa. I ribelli Huothi assediano la prima e sostengono di aver espugnato la seconda. I comunicati del governo smentiscono, ma non è possibile verificare i fatti sul fronte di battaglia per la mancanza di fonti indipendenti.

Siria

Le truppe turche stanno aumentando i loro spostamenti nel nord della Siria, verso la zona di maggiore scontro tra le forze governative e le milizie armate. La zona contesa di Gebel Zawia si trova al confine tra le province di Idlib, Aleppo e Hama. Da due mesi le truppe governative stanno bombardando con artiglieria pesante, mentre l’aviazione russa compie raids quotidiani. L’escalation militare viene collegata al vertice tra Putin e Erdogan che si terrà a Mosca il 30 di questo mese, per riprendere la discussione sull’accordo di tregua firmato a Soci, ma che ormai è superato dagli eventi.

Libano

L’ente per l’energia elettrica ha annunciato che dalla fine di settembre non sarà più possibile garantire la produzione di elettricità. Il motivo è la mancanza, nei depositi delle centrali, di prodotti petroliferi, gas e gasolio. Nell’ultimo mese le interruzioni di corrente elettrica sono state frequenti e da ieri metà delle centrali sono ferme. Il Libano non ha la copertura finanziaria per l’acquisto di petrolio sul mercato internazionale. A luglio ha firmato un accordo con l’Iraq per la fornitura di un milione di barili, in cambio di merci e servizi. È stato raggiunto anche un accordo per la fornitura di gas egiziano via Siria, ma i tempi sono lunghi per la messa in funzione del gasdotto, chiuso dal 2011. Forti polemiche sono avvenute invece sulla fornitura di petrolio iraniano, importato “illegalmente” da Hezbollah in violazione delle sanzioni USA.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *