Anbamed, notizie dal Sud Est del Mediterraneo

17 ottobre 2021 Buona Domenica.

Rassegna anno II/n. 109

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I titoli

Iraq: Confermati i risultati elettorali; i partiti filo iraniani insorgono.

Egitto: dopo 8 anni di carcere, domani un nuovo processo per l’attivista Alaa Abdelfattah.

Yemen: I ribelli Houthi avanzano verso il totale assedio di Maarib.

Tuchia-Siria: Le truppe turche stanno preparando una nuova invasione della regione autonoma curda nel nord della Siria.

Libano: Il portavoce dei familiari delle vittime si dimette. Si teme che abbia ricevuto minacce.

Libia: Il 21 ottobre si apre la conferenza per la “stabilizzazione”, indetta dal governo Dbeiba. Affari in cambio del ritiro dei mercenari.

Le notizie

Iraq

I risultati delle elezioni sono stati confermati, dopo il completamento del conteggio manuale di tutte le schede cartacee. Vincitore è il gruppo sciita Saieroun (In Cammino) dell’Imam Mouqtada Sadr, che conquista il maggior numero di seggi, 73 su 329. Hanno invece dimezzato i voti gli altri partiti sciiti filo-iraniani. Nessuna formazione politica ha la maggioranza relativa e si deve ricorrere ad una coalizione per il nuovo governo. Il Coordinamento dei partiti sciiti rifiuta di riconoscere i risultati e il paese rischia di finire in uno scenario alla libica.

Egitto

La procura del Cairo ha emesso nei confronti dell’attivista Alaa Abdelfattah un altro ordine di arresto, mentre è ancora in carcere, ma non si conoscono i capi d’accusa. Abdelfattah è stato arrestato nel 2013 e condannato a 5 anni per manifestazione non autorizzata. Subito dopo il suo rilascio, nel 2019, è stato arrestato preventivamente. Prima della scadenza dei termini è stato informato che lunedì comincerà un nuovo processo. Sua sorella, Muna Saif, lo ha visitato ieri e ha riferito che è fortemente depresso e pensa al suicidio, perché convinto che passerà tutto il resto della sua vita in carcere.

Yemen

Dopo la conquista della città di Abdali, i ribelli Houthi stanno avanzando sul fronte occidentale di Maarib per completarne l’assedio. Un comunicato del governo ammette indirettamente la grave situazione, parlando di duri combattimenti a terra e di bombardamenti aerei sauditi. La battaglia per la conquista di Maarib è decisiva per le sorti del governo Hadi, sia per la posizione strategica della città sia per le sue risorse petrolifere. La conquista di Maarib è la carta che i ribelli vogliono giocarsi in un eventuale tavolo delle trattative.

Turchia-Siria

Fonti del governo di Ankara hanno informato la stampa nazionale che l’esercito è pronto a sferrare un attacco contro la regione dell’autonomia curda nel nord della Siria. Il pretesto è la morte di due soldati turchi in un bombardamento dell’artiglieria, partito da Ain Rifaat, cittadina curda. Il governo Erdogan accusa i militari iraniani e russi, presenti nel settore, di non aver rispettato gli accordi ed ha avanzato la pretesa di imporre l’allargamento della cosiddetta striscia di sicurezza, lungo il confine turco, di altri 30 km.

Ieri ad Idlib, al passaggio di un convoglio di carri armati turchi è stata fatta esplodere a distanza un’auto imbottita di tritolo. Si contano morti e feriti tra i militari.

Libia

Il prossimo 21 ottobre si terrà a Tripoli una conferenza internazionale per la “Stabilizzazione della Libia”, convocata dal governo Dbeiba. La ministra degli esteri, Najlaa Manqoush, ha assicurato la partecipazione a livello dei ministri degli esteri di tutte le potenze internazionali influenti sul dossier libico, compresi i 5 paesi membri permanenti dell’ONU. Il piano del governo di Tripoli verte su due pilastri: quello economico, con la firma di accordi, per la ricostruzione della Libia, con Egitto, Turchia, Italia e Russia (paesi che hanno truppe in Libia, sia in forma diretta o tramite miliziani) e quello di un percorso per la sicurezza, con il ritiro graduale, bilanciato e simultaneo dei mercenari.

Libano

Il portavoce dei familiari delle vittime della strage del porto, Ibrahim Hteit, ha annunciato il suo ritiro dall’incarico. Poco prima aveva postato sui social un video nel quale chiedeva le dimissioni del giudice Bitar, contrariamente a tutte le sue precedenti prese di posizione. Si teme che abbia ricevuto minacce e che abbia registrato il video sotto pressioni. La stampa libanese non è riuscita a contattarlo direttamente, per avere spiegazioni del suo cambio di opinione sull’operato del giudice speciale, che è al centro dell’attuale instabilità politica. La crisi per le indagini sulla strage del porto è sfociata, giovedì scorso, in una carneficina davanti al Palazzo di Giustizia. Hezbollah chiede le dimissioni di Bitar, accusandolo di seguire un’agenda politica. Il premier Miqati ha annunciato che non chiederà l’esonero del giudice, per rispetto dell’autonomia della magistratura.

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