Anbamed, notizie dal Sud Est del Mediterraneo

30 novembre 2021

Rassegna anno II/n. 153

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I titoli

Libano: Dure proteste contro il carovita e la svalutazione della lira.

Palestina-ONU: Sciopero generale dei lavoratori dell’Agenzia ONU per i rifugiati palestinesi.

Afghanistan: Secondo round di trattative USA-Taliban a Doha.

Iran: Iniziati i negoziati di Vienna sull’accordo nucleare.

Egitto: Per un post sui social, condannato al pagamento di una multa difensore dei diritti umani.

Sahara Occidentale: La Spagna ha estradato in Marocco due attivisti saharawi.

Le notizie

Libano

Proteste popolari in tutte le città libanesi contro il carovita causato dal crollo della lira. A Beirut, Tripoli e Sidone vi sono stati blocchi stradali e copertoni incendiati. La crisi economica ha portato il 75% della popolazione alla povertà. La lira ha perso il 90% del suo valore in due anni. È stata cambiata a 25 mila lire per un dollaro quando nel 2019 valeva 1500 lire per un dollaro. Non ci sono, inoltre, prospettive per risollevare l’economia a causa della paralisi politica: prima per la mancanza di un governo in carica per oltre un anno e poi, da quando è stato nominato il governo Miqati a ottobre, per la crisi diplomatica con i paesi del Golfo e la disputa interna al governo sull’inchiesta riguardante la strage del porto. Le trattative con il Fondo Monetario Internazionale sono ferme per la mancanza di interlocutori politici e del mondo finanziario libanesi capaci di prendere decisioni.

Palestina-ONU

Sciopero generale dei lavoratori dell’UNRWA, l’agenzia dell’ONU per i rifugiati palestinesi. In tutte le sue sezioni: Gaza, Cisgiordania Siria, Libano e Giordania, non si sono svolte le attività scolastiche e sanitarie organizzate dall’agenzia. Il motivo dello sciopero è il continuo disarmo dell’ente di assistenza e gli annunciati licenziamenti e riduzione dei servizi offerti alla popolazione. La crisi finanziaria è causata dalle minori entrate dei paesi donatori. I sindacati accusano i funzionari internazionali, tutti non palestinesi e con sede centrale a Vienna con stipendi fuori misura rispetto al bilancio, di aver scaricato la crisi sui lavoratori.   

Afghanistan

Continua a Doha in Qatar il secondo round delle trattative dei taliban con una delegazione statunitense. Il precedente incontro si è tenuto sempre a Doha lo scorso ottobre. Le discussioni vertono su: lotta contro le organizzazioni terroristiche; ruolo dei taliban nel garantire la sicurezza dei paesi della regione da eventuali attacchi a partire dal territorio afghano; ripresa degli aiuti internazionali alla popolazione.

Da Kabul è intervenuto pubblicamente, per la prima volta dal suo insediamento, il capo del governo mullah Mohammed Hassan. In un discorso televisivo, lungo mezz’ora, si è pavoneggiato dicendo che il movimento fondamentalista ha liberato il paese dall’occupazione straniera e dall’invasione statunitense, riportando la pace e la sicurezza. Non ha affrontato i temi del futuro istituzionale del paese, sostenendo che adesso tocca ai taliban governare. Sulla crisi economica che attanaglia la popolazione, se n’è lavato le mani affermando: “Non è colpa del nostro governo, il benessere è un dono di Dio e chi non è obbediente agli ordini del Sublime, non merita ricompensa. Pregate Allah per far arrivare la pioggia! La siccità è il castigo dell’Altissimo”.  

Iran

È iniziato a Vienna il settimo round del negoziato sul nucleare iraniano. Alla conclusione del primo giorno di trattative il delegato russo si è espresso ottimisticamente, ma ha detto che la strada è lunga. La delegazione iraniana e quella statunitense non si sono incontrate faccia a faccia, per il rifiuto degli iraniani di partecipare a incontri diretti prima della cancellazione delle sanzioni. Il portavoce del ministero degli esteri, Khatibzadeh ha affermato che Teheran è determinata a raggiungere un accordo, ma non ad ogni costo. Questo è il primo incontro da quando è stato eletto il presidente Raissi, lo scorso giugno. La strategia di Teheran è cambiata radicalmente, irrigidendo la propria posizione rispetto a quella riconciliante del precedente governo riformista. Ha accelerato l’arricchimento dell’uranio al 20% e poi al 60% e sostiene che è un suo diritto sviluppare l’energia nucleare civile.  

Egitto

Il tribunale civile del Cairo ha condannato l’attivista per i diritti umani, Hussam Bahjat, al pagamento di 10 mila sterline egiziane (circa 650 dollari) per aver offeso la Commissione elettorale. Bahjat aveva scritto sui social una critica allo svolgimento delle elezioni politiche del 2020. I sostenitori del generale Al-Sissi, infatti, hanno conquistato la stragrande maggioranza dei seggi, con i banchi dell’opposizione quasi vuoti.  

Bahjat è uno dei leader dell’Iniziativa Egiziana per i Diritti della Persona (EIPR) che le forze di sicurezza egiziane hanno preso di mira per il loro eccelso lavoro di documentazione sulle violazioni dei diritti umani in Egitto. Lo studente dell’Università di Bologna, Patrick Zaki è un volontario dell’EIPR.

Sahara Occidentale

Il governo spagnolo ha estradato due cittadini del Sahara Occidentale verso il Marocco. Rischiano pesanti condanne per la loro attività pacifica a favore dell’indipendenza del territorio saharawi occupato dal Marocco. Faisal Al-Bahloul è residente regolarmente in Spagna da 23 anni ed il suo permesso di soggiorno è valido fino al 2024. È in attesa di una risposta per la domanda di asilo politico in Francia. L’altro estradato è lo studente Hossein Ibrahim Bashir, fuggito dal Marocco nelle isole Canarie, dove ha chiesto l’asilo politico. Nel Parlamento di Madrid è stata presentata un’interrogazione al governo, per capire se questa politica di mancato rispetto dei diritti umani continuerà.    

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