Il bianco e il nero

Romanzo di Amal Bouchareb*

Recensione di Jolanda Guardi**

Lyes Madi, artista italiano di padre algerino viene ritrovato morto ad Algeri, nell’abitazione che era del nonno, circondato da un colore: il bianco. Così comincia Il bianco e il nero, traduzione in lingua italiana del romanzo di Amal Bouchareb, giovane scrittrice algerina di lingua araba residente a Torino da diversi anni. La storia conduttrice ci racconta delle indagini per risolvere il caso e procede in modo rizomatico presentando a chi legge diversi personaggi. Le indagini, l’introduzione dei personaggi, di tradizioni e luoghi sono l’occasione per approfondire una ricca cultura, quella algerina, sconosciuta ai più e soprattutto formata dagli apporti di popoli lingue e culture diverse.

Leggendo Il bianco e il nero entriamo direttamente nel giallo d’autore scritto in lingua araba, come se questo genere non avesse avuto bisogno di attraversare le fasi che lo hanno caratterizzato in altre lingue, compresa quella italiana. Inizialmente considerato genere di svago e quindi “minore”, infatti, solo recentemente il giallo è stato considerato a pieno titolo “letteratura”, grazie anche a scrittrici e scrittori di vaglia di tutto il mondo che hanno impreziosito il genere. La scrittura algerina in lingua araba non si dimostra da meno: con Il bianco e il nero, infatti, il giallo algerino in arabo salta tutti i passaggi intermedi e si inserisce a pieno titolo nel filone cui appartengono Alicia Jimenez-Bartlett, Qi Xiaolong o Dominique Marietti.

Il titolo originale in lingua araba del romanzo, Sakarat Najma (Morte di una stella), rimanda il lettore e la lettrice algerina a riferimenti specifici di quella cultura che nella versione italiana si perdono, ma il titolo Il bianco e il nero – scelto dalla stessa autrice non è certo meno pregnante: bianco e nero, apparentemente all’opposto nella scala cromatica, convivono più o meno serenamente nel romanzo, sono due facce di una stessa cultura – quella arabo algerina – ma anche della cultura occidentale – rappresentata qui dalla città di Torino, che Amal Buchareb conosce molto bene.

La struttura del romanzo è suddivisa nella versione italiana in 69 capitoli piuttosto brevi che seguono in parallelo le storie di diversi personaggi e che solo apparentemente sono , poiché in realtà sono tutte interconnesse. La storia, come detto, ruota intorno a Lyes Madi, artista di padre algerino e madre italiana, che funge da catalizzatore per tutte le altre narrazioni che l’autrice riesce a dipanare sapientemente nel romanzo, interrompendo ogni capitolo al momento giusto per creare suspence e suscitare il desiderio di continuare a leggere. Lyes viene trovato morto e nel corso delle indagini molte sono le domande cui gli investigatori si trovano a cercare di rispondere e una fra tutte: perché Lyes Madi è giunto in Algeria dall’Italia?

Apparentemente la risposta è semplice: in Italia soffriva di un calo di ispirazione e ha così deciso di recarsi in Algeria per ritrovarla. Bouchareb riesce a strutturare una vera quest-story attorno a questa ricerca che rappresenta quella delle proprie origini che non possono essere messe da parte e dimenticate tanto facilmente. Al contempo ci viene proposto un affresco della società algerina con tutti i suoi pregi e i suoi difetti che viene messa in parallelo con quella italiana altrettanto variegata: scopriamo così che gli stereotipi sugli “arabi” sono relativi a caratteristiche che ritroviamo speculari nella nostra società e che dovunque esistono tradizioni, corruzione e superstizione.

Fino ad arrivare al colpo di scena finale: come in qualunque giallo che si rispetti non veniamo a conoscere l’identità del/della colpevole fino all’ultima pagina.

*Amal Bouchareb scrittrice e giornalista algerina, classe 1984. Laureata in traduzione, ha conseguito un master e insegnato nel dipartimento di inglese della Scuola Normale Superiore di Algeri. È stata caporedattrice della rivista letteraria Aklam. I suoi racconti e i suoi romanzi hanno ottenuto importanti premi e riconoscimenti a livello nazionale e internazionale. Ha tradotto in arabo molti autori italiani, sia classici sia moderni e contemporanei, come Niccolò Machiavelli, Pier Paolo Pasolini e Andrea Monticone. Per Buendia Books ha già pubblicato L’odore, racconto vincitore del Festival International de la Littérature et livre de jeunesse (FELIV) 2008 ad Algeri e riscritto in italiano da lei stessa. Nel 2020 esce il suo secondo testo in Italia L’anticonformista, sempre per i tipi di Beuendia Books. Il bianco e il nero è stato finalista nel 2015 del premio Assia Djebar e nel 2016 del premio Mohammed Dib.

Amal Bouchareb

Il bianco e il nero

Traduzione di Hocine Benchina e Jolanda Guardi

Edizioni le Assassine, Milano 2021

pagine 282, €20,00

ISBN 978-88-94979-34-3

**Jolanda Guardi insegna lingua e letteratura araba presso l’Università degli Studi di Torino. Si occupa principalmente di letteratura algerina contemporanea scritta in lingua araba, ambito nel quale ha pubblicato molti studi e traduzioni.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *