Anbamed, notizie dal Sud Est del Mediterraneo

16 dicembre 2021

Rassegna anno II/n. 169

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I titoli

 Libia1 Rivolta delle milizie islamiste a Tripoli contro le elezioni.

Libia2: Rapiti a Tripoli 13 lavoratori egiziani.

Emirati: In dubbio il contratto per 50 caccia F-35.

Iran: Accordo con l’AIEA per il monitoraggio negli impianti nucleari.

Yemen: Secondo l’ONU rischio di guerriglia strada per strada a Maarib.

Egitto: Sono stati un flop i primi 100 giorni dell’annunciata strategia per i diritti umani.

Libano: Il ministro dell’Interno espelle gli oppositori del Bahrein.

Le notizie

Libia1

Le milizie islamiste Assomoud hanno assediato nella notte la sede del governo e del consiglio presidenziale. In un video minaccioso postato sui social, il capo di Assomoud, Salah Badi, ha dichiarato che “non ci saranno elezioni presidenziali sulla base di questa legge truffa”. Badi è sulla lista nera dell’ONU per il suo ruolo nell’instabilità della situazione a Tripoli durante il governo Sarraj. Il signore della guerra ha attaccato il ruolo della consigliera speciale dell’ONU, Stephanie Williams, che sta compiendo una visita in Libia per salvare il percorso elettorale. Al momento non si conosce la sorte del premier Dbeiba.    

Libia2

Tredici lavoratori egiziani sono stati rapiti a Tripoli. La notizia è stata data dai familiari che hanno denunciato alla polizia di Daqahliya, la perdita di contatti con i loro parenti da due settimane e di aver ricevuto dai cellulari dei rapiti le richieste di riscatto. La banda criminale che li ha sequestrati chiede 8 mila dollari per il rilascio di ciascuno. In passato sono avvenuti sequestri simili a fine di riscatto, ma la collaborazione tra le polizie ha sempre portato alla liberazione degli ostaggi e all’arresto dei sequestratori.  

Emirati

Il governo di Abu Dhabi ha informato quello statunitense che rinuncerà alla commessa per l’acquisto dei caccia F-35 se permarranno le condizioni annunciate dal Segretario Blinken. Lo scorso gennaio, era stato annunciato l’accordo per l’acquisto di 50 F-35, 10 droni da combattimento e altro materiale bellico sofisticato del valore complessivo di 23 miliardi di dollari. Gli Emirati hanno firmato all’inizio di dicembre anche un contratto con la Francia per l’acquisto di caccia Rafal.

Iran

Il ministro degli esteri Hossein Amir Abdullahian ha dichiarato che l’Ente iraniano per l’energia nucleare e l’AIEA hanno raggiunto un accordo per il ripristino del monitoraggio sull’impianto nucleare di Karaj. Secondo l’agenzia stampa Nour, vicina ai servizi di sicurezza di Teheran, gli ispettori internazionali hanno ottenuto l’autorizzazione a sostituire le videocamere di sorveglianza, che in precedenza erano state rimosse, come reazione al ritiro statunitense dall’accordo del 2015. Questo sviluppo positivo potrebbe aiutare la mediazione russa e cinese al negoziato di Vienna. Mosca e Pechino hanno intrapreso incontri bilaterali tra le delegazioni dell’Europa occidentale e quella iraniana, per avvicinare le posizioni ancora lontane sulle condizioni per la fine delle sanzioni USA e il rispetto dell’accordo sul nucleare.

Yemen

Al Consiglio di Sicurezza dell’ONU, l’inviato speciale per lo Yemen, Hans Grundberg, ha espresso le sue preoccupazioni che la guerra a Maarib assuma il carattere di guerriglia per le strade della città. I rapporti dal fronte confermano che malgrado i bombardamenti sauditi, le milizie Houthi avanzano verso la periferia urbana. Già 50 mila abitanti hanno dovuto lasciare i campi profughi, sfollando per la seconda volta.

I tentativi di mediazione per un cessate il fuoco e per l’avvio di trattative verso una soluzione politica sono tutti falliti, ma non ci sono prospettive di una vittoria militare di una delle due parti. L’unica prospettiva sarebbe quella di un accordo tra Teheran e Riad, ma è una strada lunga e della quale sono stati percorsi soltanto piccoli e timidi passi.

Egitto

A quasi 100 giorni dall’annuncio del presidente Al-Sissi riguardo la strategia egiziana per i diritti umani, la situazione reale non è assolutamente cambiata. I rapporti delle ONG, sia egiziane che internazionali, parlano dei continui arresti precauzionali per reati di opinione. Nel solo mese di novembre ne sono stati compiuti 1046, tre al giorno. Malgrado il mancato prolungamento delle leggi d’emergenza, annunciato da Al-Sissi il 25 ottobre, i tribunali hanno continuato ad emettere condanne a morte sulla base di quelle leggi. Sono state eseguite inoltre 3 condanne alla pena capitale. Alcune delle norme d’emergenza sono state introdotte dal Parlamento del Cairo nel codice penale, diventando così una prassi permanente e non più leggi eccezionali temporanee.

Libano

Il ministro dell’Interno, Moulawi, ha decretato l’espulsione degli attivisti dell’organizzazione del Bahrein “Wifaq”. La loro colpa è quella di aver svolto la scorsa settimana una conferenza stampa nella quale hanno denunciato le condizioni dei detenuti politici nelle carceri dell’emirato. La misura coercitiva è avvenuta dopo una telefonata tra Moulawi e l’omologo Rashed Bin Khalife. Beirut è stata per decenni la meta degli oppositori arabi in fuga dalle repressioni dei regimi militari o monarchici.

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