di Michele Giorgio 

Pagine Esteri, 18 dicembre 2021 –

Gli scontri a Sheikh Jarrah sono cominciati poco dopo la preghiera islamica del venerdì, davanti alla casa della famiglia palestinese Salem: 11 persone di tutte le età che il 29 dicembre rischiano concretamente di rimanere senza un tetto sulla testa e di vedere la loro abitazione occupata dai coloni israeliani. Ieri per diversi minuti il quartiere palestinese è rimasto avvolto nel fumo delle granate stordenti lanciate in abbondanza dai poliziotti che, a colpi di manganello, hanno arrestato alcuni giovani palestinesi e ferito diversi altri – tra i quali un fotografo, Mahmoud Aliyan – riportando una calma precaria nella zona da mesi luogo delle proteste di palestinesi e di attivisti israeliani. I media locali riferivano in serata che sono rimasti leggermente feriti anche due agenti.

A novembre le famiglie a rischio avevano respinto un compromesso proposto dalla Corte suprema israeliana che avrebbe permesso loro di rimanere nelle case per altri 15 anni riconoscendo però ai coloni la proprietà delle abitazioni. Un punto che i palestinesi ritengono inaccettabile. I Salem, perciò, potrebbero diventare la prima delle sette famiglie a rischio immediato di espulsione dalle case di Sheikh Jarrah – dove vivono dal 1956 – sulla base di una sentenza di una corte israeliana che ha riconosciuto il diritto dei coloni di reclamare terreni appartenuti ad ebrei prima del 1948. Diritto che la legge israeliana invece nega ai palestinesi nel caso delle proprietà arabe a Gerusalemme confiscate dopo la fondazione dello Stato ebraico. La casa dei Salem è già stata recintata e i coloni si preparano ad occuparla.

Il vicesindaco di Gerusalemme, Arye King, di recente è andato a Sheikh Jarrah assieme al colono che occuperà l’abitazione. «Stiamo facendo dei progressi incredibili ogni giorno. Qui costruiremo un parcheggio, avremo delle case, presto tutta l’area diventerà ebraica», ha detto ai giornalisti presenti. La tensione nel quartiere sta tornando alta come la scorsa primavera quando la minaccia di sgombero con la forza delle famiglie palestinesi innescò un nuovo scontro militare tra Israele e Hamas a Gaza. Lunedì, inoltre, i giudici dovrebbero incriminare la 14enne palestinese che una decina di giorni fa ha ferito una israeliana nei pressi di Sheikh Jarrah. La ragazzina fa parte della famiglia Hammad, una di quelle minacciate di espulsione, e nega qualsiasi coinvolgimento nell’accaduto.

Ieri centinaia di israeliani hanno preso parte ai funerali di Yehuda Dimentman, il colono dell’avampostoebraico di Homesh, in Cisgiordania, ucciso giovedì da spari esplosi da un’auto palestinese. Durante i funerali si sono uditi appelli alla «vendetta» di Dimentman che è stato inumato a Gerusalemme. Ma la vendetta è già scattata. Giovedì sera e ieri mattina, centinaia di coloni si sono riuniti sulle strade della Cisgiordania per lanciare sassi contro le automobili palestinesi. Hanno anche aggredito i contadini nei villaggi di Karyut e Burqa (Nablus). Di recente si è parlato parecchio della violenza dei coloni a danno dei civili palestinesi, aumentata del 150% in due anni, e della tensione che genera in Cisgiordania. Violenza che il premier israeliano Bennett considera «insignificante» mentre, sostiene, i coloni sarebbero le vere vittime, perché presi di mira dal «terrorismo palestinese».

Si avverte una forte tensione e l’esercito israeliano ha fatto affluire rinforzi in Cisgiordania. Ha quindi sequestrato le telecamere di sorveglianza nell’area vicino a quella dell’agguato e ha compiuto numerosi arresti e perquisizioni nelle case palestinesi. Si ritiene che l’attacco sia opera di militanti di Hamas, perché il movimento islamico ha subito applaudito all’azione armata.

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