Anbamed, notizie dal Sud Est del Mediterraneo

(testata giornalistica. Direttore responsabile: Federico Pedrocchi)

12 aprile 2022. 

Rassegna anno III/n. 101

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48 giorni di guerra russa contro l’Ucraina. Mosca annuncia la distruzione di una rampa di S-300 (di fabbricazione russa) fornite dalla Nato a Kiev. Separatisti filo russi annunciano il controllo del porto di Mariupol. Pechino contro la Nato: “Non destabilizzi il mondo”.
Il 24 aprile Marcia della Pace Perugia-Assisi: “Fermatevi, la guerra è una follia!”.
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Nella rubrica Approfondimenti il comunicato ARCI per la conferenza stampa sul caso Egitto: impunità di Stato.

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I titoli

Palestina Occupata: 5 vittime palestinesi in 24 ore. Giornata di lutto in Cisgiordania e Gaza.

Egitto: Rinviato il processo Regeni al Tribunale di Roma per la mancata collaborazione delle autorità del Cairo.

Somalia: Il gruppo Shebab attacca una caserma delle truppe africane.

Siria: Agguato Isis contro i combattenti curdi a Raqqa.

Algeria: Accordo Eni Sonatrach per aumento forniture gas all’Italia.

Pakistan: Votato il nuovo premier Sharif in sostituzione di Omran Khan.

Yemen: Visita dell’inviato ONU a Sanaa. Annunciata disponibilità Houthi a scambio di prigionieri di guerra.

Libia: “Liberati” 195 migranti ostaggi nelle mani di una banda criminale.

Le notizie

Palestina Occupata

Quarto giorno di rastrellamenti a Jenin e Nablus da parte delle truppe di occupazione. È stato ucciso all’alba il quinto giovane palestinese nelle ultime 24 ore. La tensione è alta e ci sono stati scambi di fuoco tra armati palestinesi e cecchini israeliani, che avevano occupato nella notte alcune abitazioni. Ieri nei territori palestinesi è stato dichiarato il lutto nazionale e i funerali delle vittime palestinesi sono stati accompagnati da manifestazioni contro l’occupazione. La tensione è alta anche a Gerusalemme dove un gruppo di coloni estremisti ha annunciato di compier sulla spianata delle moschee il rito del sacrificio dell’agnello per la Pasqua ebraica. L’ambasciatore palestinese all’ONU, Mansour, ha scritto al Segretario generale e al Consiglio di sicurezza, chiedendo un intervento per mettere fine alle provocazioni delle autorità israeliane, “che intendono trasformare il conflitto in guerra tra religioni”.

Egitto

Si è svolta ieri a Roma la seduta per il processo Regeni. Il Gup ha dovuto constatare che i tentativi del Ministero della Giustizia non hanno trovato soddisfazione da parte egiziana, che continua a non collaborare. Il processo è stato sospeso e fissata la prossima udienza il 10 ottobre. Per l’avvocata della famiglia Regeni, Alessandra Ballerini “è l’ennesima presa giro, Draghi intervenga”.  I genitori Paola e Claudio Regeni hanno reso noto un comunicato nel quale chiedevano un interventopolitico del governo italiano: “”Visto il conclamato ostruzionismo egiziano pretendiamo da parte del nostro governo la necessaria, tempestiva e proporzionata reazione. Stare inermi ora, permettere al regime di Al Sisi di bloccare questo processo faticosamente istruito, consentirebbe l’impunità degli assassini di Giulio ed equivarrebbe ad essere loro complici. Il nostro governo ha il dovere invece di esigere energicamente giustizia”.

Somalia

Un gruppo armato ha attaccato una base delle truppe africane a Densour nel sudovest del paese. Prima la base è stata bombardata con l’artiglieria e poi un gruppo ha assalito con ami leggere il contingente etiopico. Il gruppo Shebab affiliato ad Al-Qaeda ha rivendicato l’attacco. Non sono state comunicate le perdite subite dalle due parti. Gli attacchi degli Shebab si intensificano in concomitanza con la crisi del processo elettorale in corso. Le divergenze tra il presidente Farmajo e il premier Roble hanno aperto un varco per le azioni degli jihadisti.

Siria

L’Isis si fa sentire sempre di più in Siria ed in particolare nelle province orientali sotto l’amministrazione curda. Due combattenti delle forze siriane democratiche sono rimasti uccisi e altri tre feriti nello scoppio di una mina sotto il loro veicolo. È avvenuto nella cittadina di Haisha a nord di Raqqa. Dall’inizio dell’anno sono 56 gli attacchi dell’Isis nella zona sotto il controllo curdo.

Algeria

La visita del presidente del consiglio Draghi ha fruttato un accordo tra Eni e Sonatrach per la fornitura di ulteriori quantità di gas algerino all’Italia. Si parla di 3 miliardi di metri cubi subito e altri 6 nel 2023. La retorica politica vorrebbe che questa sarebbe la risposta a Putin, per ridurre la dipendenza dal gas russo, ma la stampa algerina mette in dubbio questo risultato, “a causa dei limiti strutturali di trasporto” e “per non fare uno sgarbo all’alleato del Cremlino”, scrive il Khabar. La visita di Draghi ha registrato anche un’imbarazzante gaffe quando il premier ha scambiato l’Algeria con l’Argentina (QUI)

Pakistan

Il Parlamento ha votato Shahbaz Sharif come nuovo premier in sostituzione dello sfiduciato Omran Khan. I deputati del partito Insaf dell’ex premier si sono dimessi prima del voto. In tutte le principali città si sono svolte manifestazioni di protesta da parte dei sostenitori di Khan. La crisi politica ad Islamabad si è innescata dal momento del voto di astensione all’assemblea generale dell’ONU sulla mozione di condanna della guerra russa in Ucraina. 20 deputati del partito di maggioranza sono passati all’opposizione, mettendo il governo in minoranza. L’ex premier ha accusato Washington di aver eterodiretto il “cambio di regime”.   

Yemen

L’inviato speciale dell’ONU, Hans Grundberg ha compiuto una visita a Sanaa, la prima da quando ha assunto il suo incarico. Ha avviato le trattative con i capi dei ribelli Houthi che controllano la capitale dal 2014, nel tentativo di prolungare in modo permanente l’attuale tregua di due mesi raggiunta all’inizio di aprile.  Secondo i mediatori dell’Oman, la discussione a Sanaa verte su una proposta di un accordo di pace definitivo per mettere fine al conflitto. Dopo gli incontri, il portavoce degli Houthi ha annunciato la disponibilità del movimento allo scambio di prigionieri di guerra con i governativi e i sauditi, “per creare un clima di fiducia”.

Libia

Le unità di una delle milizie ingaggiate dal ministero dell’Interno ha “liberato” 195 migranti che erano trattenuti come ostaggi da una banda criminale. La banda chiedeva un riscatto alle loro famiglie nei paesi di origine. È avvenuto nei giorni scorsi a Bani Waleed, ma la notizia è stata data soltanto ieri per completare l’arresto di tutti i membri della banda. Secondo il comunicato governativo la banda è costituita da 8 persone di nazionalità straniera guidati da un libico. I migranti hanno denunciato violenze e stupri da parte dei loro carcerieri. Il loro calvario però non è finito, perché sono stati internati nei centri di detenzione per migranti irregolari.

Approfondimento

Egitto: impunità di Stato

Il 12 aprile 2022 le organizzazioni egiziane e italiane della società civile Committee for Justice (CfJ), EgyptWide for Human RightsAmnesty International – Italia e ARCI Nazionale organizzano una conferenza stampa per discutere i temi dell’impunità e della mancanza di accountability della polizia e degli apparati di sicurezza in Egitto.

Il diritto alla vita è un diritto umano fondamentale e inderogabile, indipendentemente dalle circostanze, anche in tempi di conflitto armato o in stato di emergenza. Le esecuzioni sommarie, extragiudiziali o arbitrarie sono chiaramente proibite dal diritto internazionale, compreso il Patto internazionale sui diritti civili e politici e la Carta africana sui diritti umani e dei popoli, che l’Egitto ha ratificato.

Uno schema di morti sospette in custodia e probabili esecuzioni extragiudiziali si è sviluppato nel corso dell’ultimo decennio ad opera delle forze del Ministero dell’Interno egiziano. Le vittime sono per la maggior parte persone che al momento della loro morte in custodia o nel corso di operazioni militari e di polizia non rappresentavano un pericolo per nessuno/a.

Un caso importante che esemplifica la gravità dell’impunità e il fallimento delle autorità egiziane nell’assicurare alla giustizia gli autori delle violazioni dei diritti umani è l’omicidio del ricercatore italiano Giulio Regeni nel gennaio 2016. Quattro membri delle forze di sicurezza egiziane dovevano essere processati in assenza a Roma per il suo rapimento, tortura e uccisione, ma il processo non è potuto iniziare come previsto a causa di un vizio di procedura. Le autorità egiziane hanno infatti riferito di non essere state in grado di notificare ai quattro imputati le accuse contro di loro con la giustificazione di non essere a conoscenza dei loro indirizzi di residenza. Nonostante gli sforzi delle procure italiane impegnate sul caso e delle organizzazioni internazionali per i diritti umani, l’Egitto ha sistematicamente evitato di cooperare su questo caso.

L’impunità costituisce un fenomeno endemico ed estremamente grave in Egitto, e contribuisce alla diffusione su larga scala di trattamenti crudeli, inumani e degradanti contro le persone private della libertà personale, dal momento che i responsabili delle violenze sono consapevoli del fatto che non subiranno conseguenze per i loro comportamenti.

Rapimenti, torture, negligenza medica ed esecuzioni extragiudiziali sono diventati sempre più comuni in Egitto sotto lo stato di emergenza (2017-2021), e si verificano quotidianamente anche ora.

Come associazioni per i diritti umani egiziane e italiane, ci stringiamo in solidarietà alle vittime di questi abusi e chiediamo giustizia e risarcimenti per ognuno/a di loro. Abbiamo deciso di riunirci a Roma, il 12 aprile, per denunciare l’impunità in Egitto e mostrare l’unità della società civile fra Italia ed Egitto nel chiedere verità, accountability e giustizia per Giulio Regeni e le altre vittime di violazioni dei diritti umani in carcere.

La conferenza vedrà la partecipazione di Ahmed Mefreh (Committee for Justice), Alice Franchini (EgyptWide for Human Rights), l’on. Erasmo Palazzotto (Deputato della Repubblica), e Tina Marinari (Amnesty International Italia). Modera ARCI.

La conferenza si terrà martedì 12 aprile, alle ore 11:00 presso la sede di ARCI Nazionale, in via dei Monti di Pietralata 16, Roma (RM).

La partecipazione è gratuita e aperta al pubblico, alle e ai rappresentanti istituzionali e ai media. La partecipazione della stampa è particolarmente gradita.

Per ulteriori dettagli o richieste di contatto si prega di scrivere ainfo@egyptwide.org

Approfondimento

Corrispondenti di guerra

La propaganda ha una sola vittima il giornalismo1° aprile 2022

Echi dalla stampa araba n. 14

Da Al-Arabi Al-Jadeed (Il Nuovo Arabo)

Sette anni di guerra in Yemen:

una svolta decisiva per le sorti della pace.

Di Zakaria al-Kamaly

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2 commenti

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